Cresce il livello di profondità per i test di interoperabilità.
11 marzo 2003 La norma Rosettanet vuole provare la propria maturità. Se la maggior parte degli editori di Eai (Enterprise Application Integration) si fregiano di altre compatibilità, resta, infatti, ancora da dimostrare che queste applicazioni possano dialogare tra loro. Ecco perché il consorzio Rosettanet farà passare un esame di interoperabilità in due tempi. Innanzitutto un autotest nel corso del quale l’editore confronta la sua soluzione con Rosettanet Ready Self-Kit, che misura la conformità con il Rnif (Rosettanet Implementation Framework) e i Pip (Partner Interface Processes). In seguito viene fatto il vero test di interoperabilità: per questo, gli editori sono suddivisi in piccoli gruppi. I prodotti inviano dei messaggi Rosettanet su Http, con o senza firma, con o senza crittazione. La maggior parte dei partecipanti a questo esame sono gli editori di tool Eai classici (Webmethods, Tibco). Ma c’è anche qualche originale, come Gridnode, che fa dell’integrazione basata sulle tecnologie peer-to-peer. Se un fornitore di servizi ndipendenti attesta la conformità di una soluzione al framework Rnif e ai Pip di Rosettanet, questo ottiene un’etichetta denominata “Software Compliance Badge”.





