Senza dimenticare la valenza sintattica e semantica della lingua, come già fanno Brainworkers, Expert System e Omegacube
Uno dei trend piu’ appetitosi dell’It attuale e’ senz’altro quello del
knowledge management, una dizione, piu’ che altro, con la quale si sottende il
fermento che esiste nel mondo dei repository dei dati.
In sostanza: le
aziende si sono accorte di avere molti, forse troppi, dati da gestire.
C’e’,
pero’, che questi dati rappresentano informazioni, e quindi valore di business
per l’azienda.
Conviene, quindi, strutturarli nel modo migliore possibile.
Se, poi, si ha voglia di fare una veloce simbiosi, e accoppiare
l’informazione a chi la genera, cioe’ l’uomo, si arriva a formulare il piu’
semplice concetto possibile, ma per questo comprensivo di tutte le complessita’:
bisogna gestire la conoscenza dell’uomo in azienda.
Questo e’ il knowledge
management: un’idea di fondo, a cui uniformare il percorso informativo
dell’impresa. Percorso faticoso, senz’altro, e oltretutto che non presenta, per
definizione, una soluzione di continuita’.
Urge semplificare, quindi,
laddove possibile. E una mano alla semplificazione viene dalla localizzazione,
che, in questo caso, significa fare prima le cose che si conoscono. Ora, noi
italiani conosciamo soprattutto la nostra lingua. E, dato che le informazioni
sono costituite, prevalentemente dal linguaggio (con tutto cio’ che ne deriva:
lemmi, grammatica, sintassi), ci si puo’ avvicinare alla gestione della
conoscenza proprio partendo dalla lingua.
Tutti i piu’ grandi produttori di
software internazionali, se interpellati, direbbero di essere attivi sul fronte
knowledge management. E non mentirebbero. Pero’ le loro tecnologie non sarebbero
sufficienti a colpire al cuore il problema della gestione della conoscenza in
lingua. Non esattamente come sono gia’ in grado di fare alcune aziende italiane
che, da anni, investono in tecnologie di ricerca e analisi linguistica in tempo
reale, spesso e volentieri insieme a esponenti del mondo accademico.
Giusto
a titolo informativo, ne citiamo tre: Brainworkers,
Expert System e Omegacube. Ognuna ha la
propria proposizione al mercato, ma tutte sono accomunate da una profonda
attitudine a valorizzare il potere della lingua italiana nelle strutture di
business.





