Salesforce: una primavera araba per la social enterprise

Il ceo Marc Benioff preconizza la fine del corporate social divide. E punta su Html 5 per le app sui tablet.

La tecnologia attualmente in uso nelle aziende, specie in quelle di grande dimensione, presto dovrà fare fronte a un movimento di sollevazione popolare simile a quello che ha caratterizzato i paesi arabi. E perderà.
Questa è l’idea di Marc Benioff, esplicitata alla manifestazione Dreamforce 2011 tenuta a San Francisco.

Il ceo di Salesforce.com ha utilizzato l’idea di una “primavera araba” sia come metafora, sia come esempio concreto, sottolineando il ruolo attivo avuto dai social network in quanto avvenuto a Tunisi, in Piazza Tahrir al Cairo e a seguire negli altri paesi del mondo arabo.

La sintesi: i clienti presto si rivolteranno contro i software enterprise tradizionali e lo faranno perché il social networking si approprierà, dal basso, dell’azienda.

Benioff, da imprenditore, non intende rimanere fuori da questa trasformazione e intende proporre Salesforce come un ponte per oltrepassare il fiume del corporate social divide.

Il tocco della social enterprise

Concretamente gli strumenti per farlo Salesforce li ha già creati: uno su tutti, Chatter. Ora ne deve diffondere l’uso.
Lo farà con applicazioni come Chatter Now, che abilita funzioni di presence, chat e condivisione schermi, di creazione di gruppi di lavoro con persone al di fuori dell’azienda.
Sul piano dell’integrazione, poi, Chatter si interfaccerà con applicazioni terze, come SharePoint.

Azioni di sviluppo sono state fatte anche su Database.com, come con la Data Residency Option, che consente di scegliere se tenere i propri dati dentro Salesforce.com o nei propri datacenter.

Funzionale all’operazione di affermazione della social enterprise sarà anche l’applicazione Touch.Salesforce.com, in Html 5, per utilizzare il software su dispositivi tablet, iPad in primis. Sarà disponibile all’inizio del 2012.
La società crede molto nell’adattabilità cross platform di Html5 e tanto da definirlo “il futuro dell’user-experience”.
In tal senso l’azione si allinea all’idea, sempre più condivisa, che disegna un’azienda fatta sempre più da tablet che da pc.

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