2013, anno più difficile del previsto per le imprese che operano all’estero?

Secondo la Country Risk Map 2013 di Sace, a livello globale sono in aumento i rischi di mancato pagamento, l’instabilità normativa e la violenza politica. In dettaglio, la mappa dei Paesi che più hanno visto aumentare il tasso di richio e di quelli più affidabili.

Se i rischi
di mancato pagamento e di instabilità normativa si sono ormai stabilizzati su
livelli elevati a causa del protrarsi degli impatti della crisi sui mercati
internazionali, sono invece quelli di violenza politica ad aver registrato il
peggioramento più acuto nel corso del 2012, a causa dell’esplodere di conflitti
geopolitici e dal radicalizzarsi di tensioni socio-economiche anche nei mercati
avanzati. In tal senso restano “off limits” a livelli di rischio massimo (pari
a 100) Nord Corea, Somalia, Zimbabwe. Questo è il quadro globale presentato
dalla Country Risk Map 2013 di Sace, il mappamondo interattivo che delinea i
profili di rischio di 189 paesi per guidare le imprese nelle loro strategie di
internazionalizzazione.

Aumentati pressoché ovunque, i rischi di mancato pagamento hanno subìto il
peggioramento più accentuato soprattutto nei mercati avanzati
: qui, pur
continuando a mostrare livelli sensibilmente inferiori alla media globale, i
rischi di insolvenza hanno registrato una crescita media del 22%.

Ormai, paradossalmente, paesi europei come Grecia (88), Cipro (80), Slovenia
(64) e Spagna (54) risultano decisamente meno affidabili rispetto a mercati
emergenti come Perù (43), Colombia (49), Russia (53) e Abu Dhabi (32).

I rischi di mancato pagamento sono aumentati anche nell’area Csi (Comunità degli
Stati Indipendenti, +4%) e nell’area Mena (Medio Oriente e Nord Africa, +3%).
In controtendenza rispetto alla performance della Russia (-10,9%), il rischio
di credito nell’ex Urss ha risentito di politiche economiche poco prudenti, del
rallentamento dell’Eurozona e del peggioramento della qualità dei portafogli
delle banche. Nell’area Mena, invece, l’instabilità che persiste su tutto
l’arco sud-orientale del Mediterraneo ha controbilanciato la performance
positiva dei Paesi del Golfo, per il momento immuni dalle tensioni
politico-sociali e sostenuti dal buon andamento dei prezzi degli idrocarburi.

Più stazionarie le prestazioni di Asia e America Latina, con un leggero aumento
dei rischi (circa +2%), imputabile essenzialmente alla trasmissione degli
effetti della crisi internazionale che hanno penalizzato specialmente le Pmi
locali. Il rischio del credito di banche e large corporate è invece migliorato
in entrambe le aree: l’area asiatica ha beneficiato delle politiche monetarie
conservative adottate negli ultimi anni e del miglioramento della liquidità e
della qualità del portafoglio degli operatori; le controparti latino-americane
hanno rafforzato la propria redditività grazie allo sviluppo dei mercati
regionali e alla crescita degli investimenti esteri in settori strategici.

Sebbene registri ancora i livelli di rischio più alti a livello mondiale (79),
l’Africa sub sahariana è l’unica area in miglioramento (-2,5%). La regione
conferma anche quest’anno il trend di crescita sostenuta che dura ormai da
oltre un decennio: sono migliorati gli indicatori di rischio bancario e
corporate grazie al sostegno pubblico alla domanda aggregata, al miglioramento
delle condizioni di accesso al credito, alla regionalizzazione dei principali
istituti bancari e al generale isolamento dai mercati finanziari
internazionali.

I rischi
normativi
(trasferimento, esproprio e violazione contrattuale) sono aumentati pressoché
ovunqu
e, a causa del peggioramento dei principali indicatori di governance. Il
fenomeno è particolarmente evidente in aree storicamente più fragili come
l’Africa sub-sahariana (+6%) e l’area Mena (+2%). Si registrano tuttavia alcune
difficoltà anche in regioni un tempo considerate immuni a questo tipo di rischi
come i mercati avanzati (+12%), dove il perdurare della crisi sta indebolendo i
fondamentali macroeconomici, riflettendosi in un aumento dei rischi di
trasferimento e convertibilità (+25%).

Nonostante queste criticità, sotto il profilo dei rischi normativi le
differenze tra mercati avanzati ed emergenti restano ancora ben marcate, con i
primi che si confermano sostanzialmente più stabili e sicuri rispetto ai nuovi
mercati. In particolare permangono elevati i rischi di esproprio in Paesi
caratterizzati da elevati livelli di corruzione, limitata trasparenza e
accentramento politico come Venezuela (90), Ecuador (84) e Nicaragua (80) in
America centrale e meridionale, Turkmenistan (87) e Uzbekistan (82) in Asia
Centrale, Zimbabwe (97) e Sudan (94) in Africa sub-sahariana.

Osservando le singole performance, si conferma il consolidamento di mercati
emergenti particolarmente virtuosi come Cile (il cui indice di rischio
normativo cala del 32%) e Polonia (-20%), mentre si profilano rischi da non
sottovalutare in mercati quali Slovenia (+47%), Sudafrica (+24%), Zambia (+19%)
ed Egitto (+16%).

In controtendenza rispetto a quanto rilevato nel quadriennio 2007-2011, nel
2012 i rischi di violenza politica sono tornati a crescere ovunque
.

L’ Africa
sub-sahariana (+7%) e le area Mena (+5%) restano le regioni a maggior livello
di rischio di violenza politica, accentuati dai conflitti in Mali (81) e
Repubblica Centrafricana (91), dall’instabilità di Egitto (77) e Libia (83), e
dell’escalation delle violenze in Siria (92).

Anche nell’area Csi e in quella dell’Europa emergente (+10%) si è registrato un
aumento del rischio di violenza politica
, a causa dell’espandersi di tensioni
politico-sociali (Bielorussia, Kazakistan, Tagikistan, Turkmenistan e Ucraina).
In altri casi le tensioni sono legate al malcontento provocato dalle
conseguenze della crisi economica (Bulgaria) e di livelli di sicurezza ancora
precari (Montenegro e Bosnia).

Colpisce infine l’aggravarsi di questo profilo di rischio anche nei mercati
avanzati (+4%), conseguenza del disagio sociale indotto dalle difficili
condizioni economiche. Ne sono un esempio Grecia e Cipro.

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