12 giugno: da oggi non si lavora più per il fisco

Quest’anno sono stati necessari 162 giorni di lavoro per assolvere tutti gli obblighi fiscali. Ed entro fine anno una piccola impresa manifatturiera avrà dovuto sottostare a 22 adempimenti e 70 scadenze.

A partire da
mercoledì 12 giugno non lavoriamo più
per il fisco
. A dirlo è la Cgia di Mestre che ormai da quasi 15 anni calcola il giorno della liberalizzione fiscale, ovvero la data dalla quale i
contribuenti italiani cominciano a lavorare per se stessi.

Quest’anno
sono stati necessari ben 162 giorni per assolvere agli obblighi fiscali e
contributivi richiesti dallo Stato
: una punta massima che nella storia recente del
nostro Paese non avevamo mai toccato. Chiaramente, ciò è dovuto in particolar
modo al forte aumento registrato in questi ultimi anni dalla pressione fiscale:
infatti, nel 2013 toccherà il record storico del 44,4% del Pil,
un livello mai raggiunto in passato.

“Quest’anno
– sottolinea Giuseppe Bortolusi,segretario della Cgia di Mestre – pagheremo mediamente 11.800 euro di
imposte, tasse e contributi
a testa. E in questo conto sono compresi tutti i cittadini, anche i bambini
”.

Le cose,
purtroppo, vanno molto peggio per coloro che le tasse le pagano fino all’ultimo
centesimo. Se dal Pil nazionale storniamo la quota di economia sommersa che
viene conteggiata a seguito di una convenzione internazionale recepita da tutti
i Paesi, è possibile calcolare la pressione fiscale “reale” che grava sui
contribuenti “onesti”. Per l’anno in corso, la pressione fiscale “reale”
si attesta ad un valore massimo del 53,8%
. Ebbene, con questo livello
di tassazione il giorno della liberazione fiscale per i contribuenti fedeli al fisco oltrepassa
abbondantemente la metà dell’anno e si attesta al 16 luglio.

Il Cetro Studi
della Cna ha contato invece gli adempimenti fiscali che deve svolgere ogni anno
una piccola impresa individuale manifatturiera che ha adottato la contabilità
ordinaria, che svolge una decina di operazioni all’anno con l’estero, e che ha
avuto un appalto e un subappalto

Dall’Iva
all’Irap, dalla Tares all’Imu, una piccola impresa manifatturiera, con tre dipendenti
e un collaboratore, deve fare i conti con 70 scadenze l’anno, considerati i
giorni lavorativi praticamente un adempimento ogni 3 giorni. A pesare sulle
aziende quindi non è solo la quantità delle tasse da pagare ma anche la “vessazione burocratica”.

Oggi una
piccola impresa individuale manifatturiera deve sottostare ogni anno a 22
adempimenti
(dall’Iva, alla Tares, all’Irap e via di seguito) questi
adempimenti comportano un obbligo operativo di 70 scadenze ogni 12 mesi”. Se
consideriamo l’anno di 365 giorni, significa più di una scadenza ogni 5 giorni.
Ma se consideriamo invece, come sarebbe normale, che in un anno ci sono 230
giornate lavorative effettive, “significa una scadenza ogni 3
giorni”, evidenzia lo studio

Una volta
l’anno c’è Unico, la dichiarazione Irap o la presentazione del modello degli
studi di settore. Ma l’Iva vede 12 scadenze l’anno, la Tares 4, 3
l’autocertificazione Iva delle ritenute sugli appalti. E via dicendo fino ad
arrivare a 70 appuntamenti con il fisco in un solo anno.

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