Verso una rete “autonomica”

Servizi che si configurano da soli in funzione delle esigenze degli utenti e delle variazioni dell’ambiente. Uno studio traccia la via per raggiungere questo obiettivo ambizioso.

Il concetto di autonomic computing sta sbarcando nel mondo del networking, con l’ambizioso obiettivo di automatizzare la gestione della configurazione dei servizi di rete. Infatti, questi continuano a crescere sia in numero sia come tipologia e complessità e diventa sempre più difficile definirne e mantenerne la configurazione. Un sistema autonomico potrebbe risolvere il problema, rilevando da solo i cambiamenti, sia dell’ambiente sia delle esigenze degli utenti, comprendendone l’impatto e intervenendo autonomamente sulla propria configurazione.


Già oggi molti servizi sono in grado di configurarsi da soli, ma questo non è sufficiente, perché non esiste una soluzione universale e di ampia portata, così che i vantaggi, in termini di riduzione della complessità, sono ancora troppo pochi.


Nelle reti attuali, le informazioni relative alla configurazione dei servizi sono disperse in diversi repository e le relazioni tra l’archiviazione e l’utilizzo di tali dati sono spesso gestite da programmi, procedure e protocolli sviluppati ad hoc per uno specifico contesto. Mano a mano che i terminali di utente si aggiungono alla rete e nuovi servizi vengono implementati, aumenta l’esigenza di gestire questa relazione. Nei contesti più complessi, grandi reti di aziende e provider, gestire ogni sistema singolarmente comporta un prezzo elevatissimo in termini di personale addetto, senza contare che all’aumentare del numero di persone coinvolte cresce la probabilità di errori compiuti.

Un punto di partenza


Sulla base di queste considerazioni, due ricercatori di Intel hanno provato a tracciare la via che porta verso reti in grado di adattarsi da sole ai cambiamenti attraverso un’autoconfigurazione dinamica, considerando un contesto esteso che porti vantaggi per gli It manager e gli utenti, sia in un ambiente corporate sia in una rete domestica, senza trascurare il wireless.


In effetti, sono già disponibili alcune componenti utili allo scopo. In particolare, lo studio analizza l’Autonomic Computing Toolkit di Ibm, un set aperto di librerie Java, plug-in e tool creati per l’ambiente di sviluppo Eclipse, che costituisce un moderno framework per l’integrazione del software in azienda, applicabile in parte ai network service.


Questa e altre tecnologie autonomiche fanno da complemento alle soluzioni di management, come Snmp (Simple network management protocol), o Dmi (Desktop management interface), sviluppato dalla Dmtf (Distributed management task force). Ne segue che l’abilità della soluzione ad autoriconfigurarsi e autoripararsi dipende anche dalla disponibilità di questi standard e dal livello di implementazione della relativa strumentazione.

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