Una “raccolta differenziata” per recuperare spazio su disco

Le tecniche e gli strumenti da usare per conoscere quali file si possono eliminare e per rendere più “snello” il sistema operativo.

“Un disco da 5 MB? E quando lo riempiremo mai?”. Queste domande
se le pose nei primi anni ’80 un tecnico quando venne per la prima volta
a conoscenza dell’esistenza di dischi rigidi per personal computer. All’epoca
si lavorava con uno o, al più, due floppy disk. La loro capacità
era dell’ordine di pochi centinaio di KB e i programmi venivano creati
in modo tale da cercare di riempirli il meno possibile.

Quando comparvero i dischi rigidi da 5 e, subito dopo, da 10 MB, sembrò
dunque lecito pensare che fossero stati risolti tutti i problemi di spazio per
programmi e dati.
I fatti avvenuti negli anni successivi, invece, hanno dimostrato che qualunque
sia la capacità di una unità di memoria, prima o poi la si utilizza
tutta.
All’inizio del secondo decennio degli anni duemila, infatti, sono disponibili
dischi rigidi da 1 TB (1000 GB) e oltre, eppure, alcuni di coloro che li hanno
si lamentano dello scarso spazio a disposizione per memorizzare tutto ciò
che gli serve.

Quali sono i file responsabili di questo riempimento? Un po’ tutti, ovviamente,
a cominciare da quelli del sistema operativo e i suoi aggiornamenti. Poi ci
sono i programmi applicativi, soprattutto quando sono giochi o, più in
generale, applicazioni destinate alla gestione di dati multimediali. Tanto per
fare un esempio, il gruppo completo di programmi della suite Adobe CS4, che
comprende Adobe 9 Pro, Photoshop, Flash, Premiere e altri prodotti professionali,
supera i ventiquattro GB di occupazione su disco, senza considerare i documenti
che vengono creati.

A proposito di file multimediali, la parte del leone la fanno foto, musica
e filmati video. Nella stragrande maggioranza delle unità di memoria
piene fino all’orlo, infatti, è facile trovare “quantità
industriali” di file JPG, MP3 e AVI. L’elenco, però, non
finisce qua perché nei dischi ci sono anche PDF, DOC e altri file di
dati di tutti i formati. Anche se singolarmente non sono di grandi dimensioni,
tutti insieme fanno volume. Molti di essi sono stati archiviati in qualche cartella
dopo essere stati utilizzati tempo addietro in qualche progetto lavorativo o
prelevati da Internet in attesa di aprirli.

In altre parole, sistema operativo, programmi, file di dati (multimediali e
non) e file temporanei (da non trascurare) congiurano tutti insieme per tendere
al traguardo tanto temuto dall’utente: il 100% di spazio occupato. Sarebbe
semplice dire che la prima cosa da fare è disinstallare i programmi applicativi
che non si utilizzano. Quali siano, però, può stabilirlo solo
l’utente.

Un’altra osservazione da fare subito è che si potrebbero comprimere
le cartelle e i file che non vengono aperti spesso, se non addirittura mai.
Per eliminare altri elementi inutili e recuperare spazio, poi, si possono mettere
in atto altre tecniche ancora. Alcune sono destinate a cercare i file inutilizzati
da cancellare. Altre coinvolgono attività come la conversione di formato.
Altre ancora portano a considerare la possibilità di spostare su altre
unità di memoria alcuni tipi di file.

In ogni caso, le modalità per ridurre il numero e le dimensioni dei
file si poggiano su una corretta conoscenza dei meccanismi con cui opera il
sistema operativo, l’impiego di alcune funzioni di Windows e quello di
apposite applicazioni di utilità. Mettendole in atto, possono condurre
a risultati davvero concreti per avere dischi con percentuali di spazio occupato
che non raggiungano percentuali preoccupanti. A questo proposito, è importante
tenere presente che nei sistemi operativi moderni, grafici e multitasking, un
disco con meno del 15 per cento di spazio libero è già in una
seria situazione di “sofferenza”.

Comprimere o non comprimere?
Per i file di dati, la risposta più semplice alla necessità di
recuperare spazio su un disco sarebbe cancellare quelli che non servono. Chi
non sa cosa eliminare o non ha tempo per valutarlo, potrebbe cominciare a comprimerne
un po’. Per farlo, si utilizzano programmi come WinZip, ZipGenius e simili.
La compressione dei file, comunque, può aiutare nel far recuperare spazio,
ma non risolve il problema in modo definitivo. Sicuramente vale la pena di comprimere
singole cartelle di file che non si aprono più da tempo oppure che sono
stati già lavorati e vanno solo conservati.

Per gli archivi storici vale sempre la pena di creare un file ZIP o di analogo
formato compresso che contiene un certo numero di file e di cartelle all’interno.
Anche se non si riesce a recuperare molto spazio, si ottiene comunque la riduzione
del numero di voci che fanno parte del file system con diversi vantaggi. Tra
essi, ci sono una maggiore velocità nell’accesso ai file su disco
e nel trasferimento tra diversi supporti di memoria, oltre a una maggiore efficienza
del funzionamento del sistema operativo con un minore numero di voci da gestire.

Tornando alla compressione, si ottiene una buona riduzione delle dimensioni
iniziali soprattutto se si elaborano file che contengono testo, fogli di calcolo
e, più in generale, documenti che si utilizzano negli uffici. Se, invece,
si prova a comprimere file di immagini JPG, file audio MP3 o WMA e filmati video
AVI, si scopre che la riduzione è bassissima o quasi nulla. Questi formati,
infatti, sono utilizzati per file che sono già compressi, per cui una
ulteriore compressione non riesce a fornire risultati validi.
Mettersi a comprimere e a decomprimere file, comunque, può impegnare
parecchio l’utente e il computer, impiegando tempo che si può sfruttare
in altre attività. Un modo più radicale di affrontare la questione
è chiedere direttamente a Windows di impostare che una certa unitàdi
memoria di massa sia compressa.

E dal sistema operativo?
Oltre quello che già occupa in proprio, il sistema operativo ha continuamente
bisogno di spazio in più per gestire attività quali la gestione
della memoria virtuale, la creazione di file temporanei e alcune funzioni di
utilità come la deframmentazione. Quando non è disponibile spazio
a sufficienza (almeno il 15% di cui si parlava in precedenza), si può
giungere a blocchi del funzionamento del computer con relativa comparsa di schermate
blu.

Il sistema operativo impegna già una certa quantità di GB sul
disco di sistema. Una versione recente di Microsoft Windows ne occupa qualche
decina, già al momento dell’installazione. A questi si aggiungono
gli aggiornamenti, lo spazio destinato all’unità di memoria virtuale,
i driver di alcuni dispositivi aggiunti in un secondo momento e altri file ancora.

Per recuperare un po’ di spazio dal sistema operativo, allora, si possono:
• disinstallare i moduli di Windows non necessari per il proprio lavoro;
• disinstallare i driver dei dispositivi non presenti o che non si intende
utilizzare;
• disinstallare i programmi applicativi che non servono.

Su disco ci sono quantità più o meno grandi di byte occupati
da elementi essenziali per una maggiore sicurezza per l’utente. Tra gli
altri, a questa categoria appartengono i file cancellati e salvati nel Cestino,
lo spazio in cui sono conservati i dati relativi ai punti di ripristino del
sistema e quello destinato a memorizzare gli aggiornamenti del sistema operativo.

Il Cestino di Windows probabilmente è l’area virtuale
più conosciuta tra quelli che sono stati creati. Come nell’analogo
contenitore reale, la cosa da tenere presente è che va “svuotato”
periodicamente per avere più spazio libero su disco.

La gestione dei punti di ripristino è una funzione che può essere
attivata manualmente dall’utente o gestita in automatico da Windows, per
salvare dati relativi alla configurazione del sistema prima di intervenire con
modifiche importanti. Il caso tipico riguarda l’installazione o l’aggiornamento
di un programma, del sistema operativo o del driver di qualche periferica. Dopo
averlo fatto si può scoprire che il Windows è diventato instabile
provocando malfunzionamenti e blocchi del sistema.

Fortunatamente si può ripristinare la configurazione del sistema operativo
preesistente, grazie al fatto che nei punti di ripristino sono stati salvati
i dati del Registro e della configurazione che sono stati modificati.
Naturalmente questo comporta una certa occupazione di spazio su disco. Se il
proprio sistema è stabile, si può decidere di eliminare i punti
di ripristino più lontani nel tempo e recuperare spazio da utilizzare
per altri file.

Si riescono a recuperare piccole porzioni di spazio su disco anche con operazioni
destinate a migliorare l’efficienza del sistema operativo come la deframmentazione
e l’impostazione di un valore fisso delle dimensioni del file di memoria
virtuale. In questi casi, però, il vantaggio non è tanto nella
quantità di spazio liberata, ma nella maggiore velocità operativa
del computer.

File temporanei e di “appoggio”
Più o meno tutti i programmi scrivono dati in file temporanei per i più
svariati motivi. Per esempio, lo fanno applicazioni come Microsoft Word per
tornare a una versione precedente del documento dopo aver eseguito una serie
di modifiche nel contenuto (funzione di “annullamento”). Lo fanno
i programmi di FTP (File Transfer Protocol) e di peer to peer come eMule e BitTorrent
per registrare i dati in arrivo, in attesa di completare il trasferimento dell’intero
file. Lo fanno i programmi di compressione dati, di grafica e quelli video quando
vengono lanciate elaborazioni sui filmati.

File temporanei vengono creati istituzionalmente quando viene installato un
programma e durante l’esecuzione dei browser. Questi ultimi, per esempio,
memorizzano le immagini e le pagine Web già visitate per evitare di leggerle
nuovamente da Internet, velocizzando la navigazione. Inoltre, registrano la
cronologia e i dati relativi alle abitudini di navigazione per facilitare coloro
che tornano spesso nelle stesse pagine.

L’eliminazione di tutti questi dati comporta un discreto recupero di
spazio e una maggiore tranquillità per l’utente che ne ottiene
una migliore protezione per la propria riservatezza. Della pulizia di questi
dati si occupano parecchi programmi di utilità.
Navigando in siti che distribuiscono software, se ne trovano parecchi, molti
dei quali gratuiti già recensiti in PCOpen Studio come: CCleaner, Advanced
Windows Cleaner, Glary Utilities, TweakNow Power Pack.

Al recupero di spazio su disco, questi programmi affiancano anche l’eliminazione
di righe inutili dal Registro di Windows, donando una maggiore “freschezza”
al sistema.
Possono essere utilizzati sia da utenti che non abbiano elevate competenze tecniche,
sia da esperti. A favore dei primi, di solito è previsto un unico pulsante
su cui fare clic per lanciare la pulizia del sistema. Chi ha maggiori competenze
può regolare in modo fine i parametri con i quali deve essere eseguita
la cancellazione degli elementi “inutili”.

In entrambi i casi, i programmi agiscono in modo da evitare cancellazioni che
possono compromettere il corretto funzionamento di Windows. Spesso danno anche
la possibilità di ripristinare la situazione precedente alla fase di
pulizia, nel caso in cui fosse necessario. Chi li utilizza potrebbe rimanere
sorpreso nello scoprire che qualche volta vengono recuperate addirittura alcune
centinaia di MB.

File multimediali
Nei computer attuali sono memorizzati spesso file con contenuti multimediali
che tendono a occupare quantità considerevoli di spazio. Per esempio,
un file AVI che contiene un film codificato in DivX occupa circa 700 MB. Se
i file sono relativi a un film in DVD (quelli con estensione VOB), tutti insieme
giungono a occupare fino a tre/quattro GB.

Per sapere quali sono e dove sono i file più grandi nel file system,
si possono sfruttare le funzioni di ricerca del sistema operativo o appositi
programmi di utilità. Nel primo caso, si lancia la ricerca dei file che
superano certe dimensioni. Si può anche visualizzare qualche scena del
filmato prima di decidere se sia effettivamente il caso di cancellarlo oppure
no. Eliminando uno solo di essi, si recupera una notevole quantità di
spazio che si può destinare ad altro.

Più in generale, per contenere lo spazio occupato dai file video si
può agire in diversi modi. Se si è già visto un certo film,
lo si può cancellare direttamente. Se si desidera conservarlo, invece,
lo si può trasferire in un supporto ottico come un CD o un DVD e poi
lo si cancella dal disco.

Un altro sistema per recuperare grandi quantità di spazio da un filmato
video è convertirlo in un formato che occupa meno byte sul disco. Per
esempio, diversi programmi registrano le trasmissioni da segnale televisivo
in formato MPEG-2, con qualità analoga a quella dei DVD. L’occupazione
è di circa 1 GB per ogni ora di registrazione. In questo caso è
sufficiente trasformarli in file AVI codificati in DivX o Xvid (la versione
libera del formato DivX) per ottenere file ridotti a un quinto o un sesto delle
dimensioni originali.

Per convertire il formato dei file multimediali si utilizzano programmi come
Format Factory, che permette anche di intervenire su diversi parametri. Per
esempio, nelle opzioni si potrebbero ridurre le dimensioni del fotogramma, se
interessa vedere il film su uno schermo di non elevata risoluzione come quella
dei televisori meno recenti.
Se il file contiene la registrazione di un programma televisivo, poi, è
probabile che all’inizio e alla fine siano state registrate la parte finale
della trasmissione precedente e l’inizio di quella successiva. Anche in
questo caso si può utilizzare Format Factory o un altro programma di
gestione video per “tagliare” i minuti in eccesso e ridurre ulteriormente
le dimensioni del file finale.

Lo spazio e la Rete
Sempre più fornitori di servizi Internet offrono notevoli quantità
di spazio di memoria gratuito nel quale salvare file, in presenza di connessioni
ad alta velocità. Chi intende usufruirne, può trasferirli nei
dischi in Rete, tenendo presente che possono esserci limiti per le dimensioni
massime del singolo file e facendo attenzione alla riservatezza del contenuto.

Per quanto riguarda il primo problema, gli archivi di maggiori dimensioni si
possono dividere in file più piccoli. Anche per questo compito sono disponibili
numerosi programmi appositamente progettati per questo scopo, come Gsplit
o HJsplit.
Per quanto riguarda la riservatezza dei dati, conviene trasferire in Internet
solo file che non contengano dati particolarmente delicati.

Se, invece, questi dati sono talmente liberi da vincoli da poterli condividere
con altre persone nel mondo, li si può pubblicare direttamente in Internet.
È sufficiente scegliere il sito idoneo per il tipo di contenuto: foto
(Picasa, Flikr), filmati video (YouTube, Google Video), file di testo, fogli
di calcolo e presentazioni (Google Docs, Zoho, Microsoft Live Workspace).

Cercare i duplicati, soprattutto dei filmati
I file audio MP3 possono occupare parecchio spazio su disco. Non tanto per il
singolo pezzo musicale, che ha dimensioni di qualche MB, quanto per gli album
e le discografie complete.

Accade lo stesso per le immagini catturate con le macchine fotografiche digitali.
Proprio per il fatto che non si è obbligati a stamparle, chiunque abbia
una fotocamera, la utilizza per fare foto in quantità, lasciando nei
dischi anche quelle che non sono venute bene. Tanto, si pensa, dopo si possono
sempre cancellare. Il fatto è che il momento in cui si dovrebbero scegliere
le foto da cancellare non arriva subito e, nel frattempo, si continuano a riversare
immagini nei dischi, in attesa di tempi migliori.

Un modo rapido per guardare le foto è scorrerne l’anteprima (tasto
destro su uno dei file di immagini, Anteprima) e cancellare quelle venute male
premendo il tasto Canc.
Con i file di musica e di foto, però, ci si può trovare anche
in un altro meccanismo perverso: a volte se ne copiano alcuni in altre cartelle
per creare delle raccolte personalizzate da dare all’amico o al parente
che ha partecipato ai festeggiamenti. Ai file, poi, si cambia il nome per renderne
più chiaro il contenuto. Il risultato è la generazione di un certo
numero di file uguali tra loro, anche se i nomi sono diversi.

Un modo per eliminare i doppioni è utilizzare i programmi che cercano
duplicati. Non vengono trovati solo i file che hanno nomi uguali, ma anche quelli
che hanno lo stesso contenuto, che viene confrontato byte per byte.
Alcuni programmi di questo tipo sono:
Fast Duplicate File Finder
Auslogics Duplicate File Finder
Duplicate File Finder

Conclusioni
Quali di queste tecniche è preferibile utilizzare per recuperare spazio
libero sui propri dischi rigidi? O è meglio utilizzarle tutte? Come spesso
accade, la risposta non può essere unica e valida per tutti. Dipende
dai tipi di file che sono memorizzati nei dischi, dalle competenze che si possiedono,
dai programmi e dalle funzionalità che si hanno a disposizione, dalla
quantità di spazio che si intende liberare.

Le indicazioni riportate nell’articolo, però, possono aiutare
molti ad avere un’idea più precisa di dove si può intervenire
e di come farlo.

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