Una piattaforma europea per migliorare l’export con la conoscenza lingue

a cura di Euroreporter.eu

L’11% delle Pmi intervistate nei Ventisette paesi membri ha dichiarato di aver perso dei contratti a causa dell’impreparazione in campo linguistico del proprio staff. Tuttavia, sottolinea lo studio, le imprese possono aumentare il loro mercato proprio puntando sulla conoscenza delle  lingue.

Un quarto delle Piccole e medie imprese europee vorrebbe poter migliorare la conoscenza dell’inglese. Secondo i ricercatori, però, non è necessaria una conoscenza da madre lingua dell’inglese, la sua diffusione lo sta rendendo sempre più una lingua franca e quindi sempre più standardizzato e di facile comprensione.

Il vantaggio comparato per le aziende sta proprio nell’aprirsi alla conoscenza di altre lingue, alcuni esempi  sono il tedesco, il francese e il russo che ritenuti importanti per l’export. Il cinese mandarino e le altre lingue asiatiche sono, invece, molto più radicate nelle relazioni commerciali instaurate dalle multinazionali.

Negli anni a venire, quindi, le piccole imprese devono focalizzare l’attenzione sui mercati da conquistare ed elaborare dellle strategie per instaurare un contatto culturale e commerciale fuori dai confini nazionali. 

“A volte si crede che l’inglese sia la lingua franca per il mondo degli affari, ma non è così”, ha spiegato Leonard Orban, Commissario europeo al multilinguismo. “L’inglese”, ha aggiunto il responsabile Ue, “è senza dubbio la lingua veicolare per la comunicazione, ma nell’orientare i consumatori sia in Europa che fuori dell’Unione europea, le compagnie dovrebbero sviluppare strategia linguistiche e interculturali”.

Secondo il rapporto l’industria europea rischia di perdere competitività dal momento che altri paesi stanno superando il blocco del Vecchio continente in termini di capacità linguistiche. Secondo lo studio solo il 48% delle imprese europee ha dichiarato di avere una strategia di comunicazione fondata sul multiculturalismo allo scopo di sostenere il commercio estero. In aggiunta circa il 40% delle imprese non ha un sito internet tradotto in più lingue.

Dettagli  che possono però incidere sulla conduzione degli affari e sull’allargamento del commercio. I ricercatori hanno individuato una correlazione significativa tra gli investimenti nella conoscenza delle lingue e le strategie connesse all’export e alla produttività. Guardando all’Italia, secondo i dati di Confapi relativi al FAPI (il Fondo formazione interprofessionale di Confapi, Cgil, Cisl e Uil), nel 2008 i corsi per la conoscenza delle lingue  straniere sono nella poleposition dei più gettonati, preceduti solo dai percorsi formativi per l’informatica.

Il responsabile europeo al multiculturalismo ha annunciato che l’esecutivo europeo sta pianificando di allestire una “piattaforma permanente” per sostenere il dialogo tra imprese e “chi opera sulla scena linguistica”, con lo scopo di aiutare le compagnie a sviluppare l’impiego di lingue straniere.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome