Tre consigli per chi vuole andare verso il cloud

Vendor di esperienza, approccio graduale e visione di insieme. Ecco gli ingredienti della ricetta messa a punto da Mauro Bonfanti, Strategic Alliance Director di EMC.

Il cloud in Italia non è semplicemente una moda, ma ormai una realtà con le quali le imprese si stanno confrontando. Qual è la percezione di EMC sul tema? L’utilizzo del cloud è ancora a livello sperimentale o ci sono progetti significativi? Quali sono le aziende più sensibili al tema, le PMI o le grandi imprese?
Il cloud computing è ormai uscito dalla sua fase embrionale e sta diventando una realtà concreta anche per le aziende di casa nostra. Complice la crescente diffusione della virtualizzazione, che permette di creare un’infrastruttura particolarmente flessibile e adatta al cloud, organizzazioni di ogni dimensione hanno iniziato a lavorare su progetti concreti, che promettono di portare vantaggi significativi in tempi realmente brevi.

Sicuramente c’è forte attenzione al tema da parte delle aziende di dimensioni maggiori, in particolar modo nel settore delle telecomunicazioni e delle utility, ma vediamo un grande interesse anche da parte di chi opera nel settore dell’industria e del manifatturiero, dove come EMC abbiamo avuto modo di seguire già progetti significativi.

Ma non bisogna pensare che il cloud computing resti appannaggio delle realtà più grandi: anche le PMI possono ottenere vantaggi significativi, e la recente introduzione da parte di Telecom Italia del servizio Nuvola Italiana, basato su tecnologia EMC, va esattamente in questa direzione. 

Su quali aree si concentrano i progetti (es e-mail, collaboration, CRM, backup, SCM, ERP, Business Intelligence….)?
Le piattaforme di collaborazione sono sicuramente tra le prime che vengono scelte dalle aziende per implementare progetti di cloud, proprio per la loro pervasività e per la necessità di essere accessibili sempre e comunque, indipendentemente dalla localizzazione dei dipendenti.

Vediamo un forte interesse anche verso progetti di backup e ripristino, che possono avvantaggiarsi significativamente dall’implementazione di un’infrastruttura cloud, ma in generale possiamo dire che i vantaggi di questo tipo di approccio possono estendersi più o meno a tutte le aree aziendali. 

Una recente ricerca di Nextvalue evidenzia alcune differenze fra i CIO europei e quelli italiani. Per esempio i CIO europei citano come prima ragione della non adozione del cloud nel prossimo anno le “insufficienti garanzie di sicurezza e disponibilità di dati e info” da parte del fornitore di cloud. I CIO italiani sono invece più preoccupati della sicurezza e dei rischi di compliance. Avendo una copertura internazionale, come vede EMC le differenze di approccio fra i CIO di diversi Paesi?
Le problematiche da affrontare sono differenti e la ricerca di Nextvalue le mette correttamente in luce.

Potremmo attribuire l’importanza che i CIO italiani danno alla compliance alla scarsa chiarezza che ancora esiste in Italia relativamente alle normative che regolano il cloud computing, ma in generale quello che ci preme mettere in luce di questa ricerca, in Italia come all’estero, è il forte interesse reale che si è creato attorno a questo innovativo approccio.

I CIO non stanno solo pensando se adottare il cloud, ma stanno implementando i primi progetti reali, ed in qualche caso li hanno già messi in produzione. Il cloud computing non è più un sogno, nella sostanza, ma una realtà concreta.

Quali sono i freni che riscontrate nell’adozione del cloud da parte delle imprese italiane?
Compliance e conformità frenano le imprese, che non sanno esattamente ancora come porsi sotto questo aspetto. Anche la sicurezza dei dati è un pensiero che molte aziende si pongono, nel momento in cui questi dati escono dal loro perimetro tradizionale e ben definito.

Si tratta di problematiche concrete, che un approccio esteso e comprensivo, capace di integrare numerose soluzioni puntuali differenti con un’unica visione di insieme, può aiutare a superare. Alla fine di tutto, si tratta di una questione di fiducia.

Quali sono i benefici più tangibili del cloud che avete riscontrato parlando con i vostri clienti?
Il più importante è sicuramente la flessibilità dell’infrastruttura, che permette di abbattere decisamente i costi fissi Capex, e di rendere gli investimenti necessari direttamente proporzionali al business che si va a generare ed alle possibilità economiche dell’azienda.

Questo porta vantaggi economici non indifferenti, tra i quali la possibilità di far scalare la propria infrastruttura IT verso l’alto, in presenza di condizioni favorevoli, senza necessità di bloccare risorse in ottica futura. La disponibilità delle applicazioni è un altro vantaggio chiave, con il supporto più esteso che applicazioni e servizi possono portare al business azinendale.

Quali sono i 3 consigli che vi sentite di dare a un CIO che sta valutando un progetto cloud?
Il primo consiglio è quello di avvicinarsi a un fornitore che ha una grande esperienza dimostrabile nell’ambito di progetti cloud, e che può fornire una visione di insieme, senza limitarsi a singoli aspetti puntuali.

Il secondo consiglio è quello di implementare tutto in maniera graduale, partendo magari da alcuni servizi specifici, in modo da poter man mano verificare i vantaggi concreti che si ottengono.

Terzo e ultimo consiglio, quello di cercare di avere una visione di insieme. Anche se si passa nel cloud un servizio dopo l’altro, in maniera graduale, non bisogna mai perdere di vista l’obiettivo finale, che deve per forza essere macro: aumentare l’efficienza, incrementare la flessibilità, ridurre i costi e così via.

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