Snowden: gli Us non conoscono le mie carte

Per difendere i diritti del mondo occidentale Edward deve rifugiarsi in Russia, un Paese la cui idea dei diritti non collima con quella dell’Occidente.

La lunga attesa è finita ed Edward Snowden ha parlato al mondo. E’ stato intervistato dal suo avvocato Ben Wizner, insieme a Chris Soghoian di Aclu (American Civil Liberties Union), L’incontro si è svolto all’Sxsw (South by SouthWest), un più che ventennale festival di cultura varia, da sempre aperto alle innovazioni, che si tiene ad Austin, in Texas. Un incontro virtuale, visto che Snowden è attualmente ospitato in Russia.

“Il Governo degli Stati Uniti ancora non sa quali documenti io abbia, perché l’encryption funziona”, dirà più avanti Snowden, che lo scorso giugno, quando lavorava per l’Nsa, ha rilasciato al pubblico dominio migliaia di documenti segreti.
Ho scelto Sxsw perché l’Nsa sta appiccando il fuoco ad internet e voi che ascoltate, qui e in video, siete i pompieri”, ha detto Snowden, rispondendo alla chiamata alle armi proposta da Wizner.

Inizialmente c’è stato un accenno alla naturale botta e risposta con Keith Alexander. Al Generale, che accusa Snowden di aver indebolito le cyber-difese degli Stati Uniti, Ed risponde che proprio Alexander, insieme a Michael Hayden (prima capo della Nsa, poi della Cia fino al 2009), hanno volontariamente abbassato la sicurezza delle comunicazioni nazionali.

La sala aveva ben tremila posti a sedere, ma le immagini mostrano un pubblico maggiore di quello teorico. Varie fonti hanno riportato fino a 7.000 presenze, ma è lecito dubitarne, visti gli standard per gli eventi al coperto in vigore negli States.

Benché con accorgimenti tecnici che nascondessero l’esatta locazione dell’intervistato, la conversazione è stata realizzata con Google Hangout e l’intero video di un’ora è disponibile a questo indirizzo. Una sintetica ma efficace trascrizione è disponibile sul sito della Aclu. “Non c’è niente di male se le grandi aziende on-line raccolgano dati sugli utenti”, ha detto Snowden riferendosi proprio a realtà quali Google, “ma non dovrebbero tenerli indefinitamente”.

Lo spazio per le domande è stato aperto da un’email di Tim Berners-Lee, inventore di Internet e relatore all’evento. La domanda di Tim è stata sui cambiamenti da operare nel sistema di sorveglianza nazionale. Serve una supervisione pubblica, ha detto Snowden, “un controllore che guardi ciò che fa il Congresso”. L’espressione “chi controlla il controllore” non è freschissima, ma è da sempre adatta ad ogni tecnologia.

All’Sxsw ha parlato anche Julian Assange, che però di questi tempi fa meno notizia di Snowden. Assange è tuttora ospitato nell’ambasciata ecuadoregna di Londra, per cui la conversazione si è svolta con la videoconferenza di Skype.

Non deve sfuggire l’ironia di fondo della realtà nella quale viviamo: per poter difendere i confini dei diritti di tutti su Internet, Snowden deve accettare l’ospitalità di un Paese che ha appena travalicato militarmente i confini e diritti fisici di quello che il mondo occidentale ritiene accettabile.

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