Smau: in fiera c’è di tutto.. e anche di più

Lo Smau come fenomeno di costume: la tecnologia alla portata di tutti

28 ottobre 2002 Sarebbe carino fare una telefonata ai provveditorati della Regione Lombardia per sapere se hanno un dato statistico sull’assenteismo nelle scuole nelle giornate di venerdì e di sabato. Perchè, almeno a giudicare dal numero degli zainetti, dalle chiome colorate, dalle chitarre, dalle fusciacche e dagli accenti valligiani e lacustri, non erano solo le scuole di Milano ad aver preferito la giornata in fiera alla mattinata tra i banchi. E a parte qualche temerario professore che si è assunto il rischio e l’onere di far pascolare i propri allievi tra gli stand, in un improbabile percorso didattico, la maggior parte vagava allo stato brado, seguendo il richiamo dei gadget e della musica.
Ma anche questo è Smau e da anni lo si sa. Quindi lo stupore è più di circostanza che reale.

Sicuramente siamo stati ingenui a non pensare – dopo quanto successo nelle scorse settimane all’inaugurazione di Pc City vicino a Legnano – a quanto sarebbe potuto succedere con le offerte sottocosto presentate due volte al giorno da MediaWorld. Arrivare alle mani per un cellulare, se pure a prezzo stracciato, ci sembra francamente troppo. Ma forse il gusto della sfida supera il buonsenso. Mentre stiamo scrivendo non è ancora partita l’offerta clou della giornata: 300 notebook Acer (Celeron a 1.3 GHZ) venduti a 899 euro a partire dalle ore 16. Sarà cosa da Highlander? Forse – parafrasando una canzone dei Nomadi – noi non ci saremo, o più semplicemente non ce la faremo. Ma sicuramente, a bocce ferme, ci faremo raccontare direttamente da MediaWorld quello che è successo e quel che succederà.
Quello che è certo, però, è la nascita di un fenomeno che sta dilagando tra i consumatori dell’It: la caccia all’offertona, non diversamente da quanto fanno le casalinghe che cambiano supermercato in cerca del 3 x 2. Sparisce la fedeltà all’insegna e al brand, a favore ancora una volta del prezzo. Ma non era una spirale dalla quale si voleva uscire?

In questi giorni abbiamo girellato, folla permettendo, tra gli stand, anche e soprattutto per capire che cosa attira l’attenzione del pubblico. Lo small form factor è l’hit del momento, accompagnato da tutto quanto è comunicazione in tutte le sue declinazioni: palmari, cellulari di nuova generazione, giochi. E poi i display: più grandi sono meglio è. Poco importa se hanno prezzi improponibili per un acquirente “domestico”. Guardare non costa nulla, sognare ancora meno.

Ma se il pubblico sogna, altrettanto non fanno – nè possono permettersi di farlo – le aziende. E così tra defezioni e ridimensionamenti, per la prima volta in Smau hanno fatto la loro comparsa le aree relax. Chi l’avrebbe mai detto, potersi sedere su un divanetto o su una panchina per ritemprarsi prima di ripartire?

A poche ore dalla chiusura ci sembra dunque di poter confermare il dubbio espresso alla vigilia: è uno Smau della svolta, o forse del non ritorno. Una vetrina, a volte con la sconcertante connotazione della fiera di paese, che serve a far vedere che la tecnologia c’è, è a portata di mano e di portafoglio ed è ormai parte della nostra vita.
Non ci stupiscono allora le tre religiose, che ci hanno fermato sui viali, chiedendoci indicazioni per raggiungere il padiglione 9, quello dei giochi. Volevano capire, come e con che cosa giocano i ragazzi oggi. Non siamo sicuri di essere riusciti a farle desistere dalla temeraria impresa, descrivendo il luogo come “un’anticamera dell’inferno”, sicuramente poco consona alla loro veste. La lavatrice intelligente e la pentola che riscalda la minestra prima del rientro a casa sono oggetti del desiderio, ma non da educatori. Tentativo di dirottamento fallito.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome