Saragozza insegna a evitare passi falsi

L’Expo della città spagnola ha raccolto meno visitatori del previsto. Ma lascia un’importante eredità

È stato un flop o le previsioni iniziali erano sbagliate? Dalle risposte a queste due domande dipende il giudizio finale sull’Expo di Saragozza, che ha chiuso in settembre lasciando la scena all’Edizione di Shangai del 2010 dove, sia detto per inciso, i lavori per la preparazione dell’evento sono iniziati dieci anni fa.

Dopo 93 giorni di manifestazione 5.650.941 visitatori, contro i 7,5 milioni previsti, hanno varcato la soglia dell’ingresso dello spazio espositivo dedicato ad ”Acqua e sviluppo sostenibile” della città spagnola che ora sarà riconvertito in un parco per le aziende.

Costato 2,5 miliardi di euro, l’evento è stato visitato al 56,7% da spagnoli provenienti dalla provincia di Saragozza, per il 38,8% da altri spagnoli, mentre il 4,5% dei visitatori è arrivato dall’estero. Nel complesso è stato venduto poco più di un milione di biglietti giornalieri, 717.000 per tre giorni e il Qatar, con oltre 1,5 milioni di visite, si è aggiudicato la palma di padiglione più visitato, battendo di poco Cina e America Latina.

Situata a un’ora e mezza di treno da Madrid e a 45 minuti da Barcellona, Saragozza poteva contare su un bacino di 25 milioni di persone. Nonostante ciò, il risultato è stato inferiore alle attese, forse anche a causa del caldo, che colpisce ogni anno la città. L’eredità lasciata dalla manifestazione è comunque importante. Il quartiere espositivo diventerà un polo scientifico, culturale e del tempo libero, è stato realizzato il parco dell’Acqua oltre a un nuovo aeroporto, la stazione per l’alta velocità e una piattaforma logistica. La crisi economica, però, ha complicato parecchio le cose. Il parco destinato alle aziende, infatti, è in gran parte invenduto ed è difficile pensare che le cose cambino in fretta visto che proprio il crollo del settore immobiliare ha fatto precipitare la Spagna in recessione.

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