Premio Bancarella

Inudstry standard e commodity: tra bisogno reale e bisogno indotto

3 luglio 2003 Ogni volta è sempre la solita storia. Si dice che esista un mercato cosiddetto industry standard, ovvero i cui beni sono fatti da componenti generiche uguali per tutti.
Questi beni sono altrimenti detti commodity.
Significa che il loro commercio è affidato alla conoscenza del pubblico, che ben sa, o dovrebbe sapere, cosa vuole, e provvede ad acquistare alla bisogna.
Ogni volta che esce un nuovo processore Intel si sente raccontare la storia dell’industry standard.
Negli scorsi giorni è stata la volta di Madison per i server, la nuova versione di Itanium, il processore a 64 bit che lavora anche con le applicazioni a 32 bit, ma che con quelle a 64 bit andrebbe a mille. Se ce ne fossero tante.
Cosa deve essere inteso, allora, come industry standard? L’oggetto o il bisogno? Si dice che i chip di Santa Clara siano tali perché sono i più diffusi. Vero, lo sono.
E di diffuso ci sono anche dei bisogni: la gente, le aziende, ha bisogno, avrebbe bisogno di server tutto sommato economici, in grado di erogare una potenza elaborativa congruente con quanto si fa.
Il punto è, “quanto si fa a 64 bit”? Crediamo poco. E quindi, dov’è lo standard industriale, che costruisce qualcosa in base a un bisogno latente?
Non vorremmo, quindi, che si traducesse il presente concetto di industry standard con un oligopsonio, fatto dall’industria dei fornitori di server e che il meccanismo finisca li. Dimenticando poi a chi devono andare i server.
Il che porta a chiedersi: in cosa differisce un server Intel-based di Ibm da uno di Hp, da uno di Fsc, da uno di Dell, e via elencando?
A sentire i fornitori, le differenze ci sono. Altrimenti, dicono, non si spiegherebbero le dinamiche delle quote di mercato. Appunto, se a parità di bene è il mercato a dover fare la differenza, forse lo standard non c’è.
I meccanismi più puri del mercato basato sul concetto di commodity sono due: la buona posizione della bancarella e il cartello del prezzo cambiato con prontezza. Se i prodotti sono gli stessi, come i bisogni, il resto lo fa la scelta del cliente.
Non possiamo pensare che questi siano i meccanismi che regolano il mercato dei server, partendo dal presupposto che tutti abbiamo a che fare quotidianamente con un server e che ne patiamo le dinamiche.
Quindi ci sarà pur qualcos’altro che lo governa. Come il servizio post-vendita e l’assistenza. Perché questi sono io bisogni attuali, non i 64 bit. E ci piacerebbe anche che fossero queste componenti a conformarsi a uno standard industriale. Ma alto.

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