Più e-libri, più e-liberi

Al Digital Café gli e-book c’erano e hanno raccolto interesse. Successo in controtendenza della Fiera della piccola e media editoria di Roma.

Non c’è dubbio che l’edizione 2009 della Fiera della piccola e media editoria di Roma sia stata la più vista di sempre. I dati ufficiali, congruenti con quelli delle passate edizioni, parlano di 55 mila visitatori, con una crescita di qualche migliaio rispetto al precedente record del 2007 e alla sostanziale tenuta del 2008.
Altri elementi sono ancora più importanti: +20% di venduto in Fiera, grande partecipazione dei ragazzi, grande interesse per gli e-book. Dopo Torino anche Roma ha deciso di dar grande risalto ai nuovi dispositivi, allestendo -grazie alla collaborazione con Simplicissimus- un angolo con 7 dispositivi in prova libera sul piano terra, occupato dal Digital Café (ex Più Blog) organizzato da Marina Bellini.
Il caffé delle nuove tecnologie di quest’anno ha presentato un programma omogeneo, più spostato sulla frontiera tra editori e lettori e meno dedicato alle reti sociali. Per Digital Café a consuntivo sono stati indicati 8.000 contatti tra PiùBlog.it e lo streaming di Rai.it. Delle metriche di visibilità degli e-book in Italia, che necessitano ancora di una certa attenzione, parleremo in un prossimo articolo. Sala piena in svariati momenti, tra i quali l’evento dedicato a X-Factor e a Mara Maionchi e la conversazione con Gianni Alemanno, sindaco di Roma, sulla sua esperienza on-line con i cittadini. Se il pomeriggio del sabato si è parlato di iTunes come ispirazione per l’editoria libraria, mentre domenica 6 l’attenzione è stata specificamente sugli e-book.

Diritti digitali
Qual è la situazione complessiva dell’e-book in Italia? Nel panel moderato da Cristina Mussinelli di Aie, Piero Attanasio ha ricordato il progetto europeo Arrow (Accessible Registries of Rights information and Orphan Works towards Europeana) per le opere delle quali non sia certa la titolarità. Arrow è un approccio europeo affiancato a quello di Google Books. Per l’iniziativa libraria del re dei search engine era presente Santiago de la Mora, che ha sollevato l’argomento centrale nel rapporto con l’editoria digitale. In sintesi, nessun editore riesce a raggiungere una quota rilevante dei suoi potenziali utenti, ma internet potrebbe. Un’opera promossa on-line può raggiungere 2 miliardi di persone, convincendone parecchie ad acquistare una versione con diritti anche se moltissimi scaricheranno una versione pirata. Peraltro la stessa opinione, anche se su altri contenuti, era apparsa anche nella sessione sul peer-to-peer coordinata nel giorno d’apertura da Marco Traferri.
Va detto che il consumatore che acquista un libro su Kindle non può portarlo su altre piattaforme, anche se c’è una recente apertura. Il progetto Google invece prevede testi trasportabili.
Sempre nel giorno d’apertura, in una sessione dedicata, l’editore elettronico (ma anche cartaceo) Luciano Simonelli aveva identificato il più serio dei vincoli di diffusione dei libri in formato elettronico: “Si cerca di spingere su piattaforme fisse, che avranno anche volumi ma ghettizzano in un solo contenitore”.
Chiudersi su un solo formato, o piattaforma hardware, non risolve il problema del diritto ma si limita a spostarlo dall’autore/editore al detentore delle specifiche del dispositivo. Inoltre c’è molta confusione tra libro elettronico e dispositivo di lettura: un libro elettronico si deve leggere ovunque, sul desktop, sulla console videogiochi, sull’e-book reader e sullo smartphone.

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