Per i taiwanesi costa meno fabbricare i Cd-R in Europa

Per fronteggiare gli alti costi di trasporto e le recenti tasse anti-dumping imposte dall’Ue, le aziende orientali, che detengono oltre il 60% del mercato europeo dei Cd-R, stanno aprendo alcune fabbriche nel nostro continente

Nel mercato dei Cd-R sta accadendo un fatto quantomeno insolito: i principali
costruttori taiwanesi stanno avviando delle fabbriche in Europa e in America. E
nel breve periodo, sembra che il numero di queste fabbriche sia destinato a
crescere in modo sostanziale. Il motivo di tutto ciò? Costruire i Cd da
masterizzare al di fuori di Taiwan è oggi più conveniente.


Nonostante questa affermazione possa sembrare paradossale, ha tuttavia alla
base motivazioni ineluttabili: da una parte gli avvenimenti dello scorso
settembre hanno fatto crescere in modo vertiginoso i costi del trasporto aereo
delle merci, dall’altra, per evitare problemi di dumping, l’Unione Europea ha
imposto pesanti tasse ai Cd-R “made in Taiwan”. Tali tasse, che sono state
applicate da quest’anno, partono da un minimo del 18,8% sul costo del singolo
supporto e arrivano a un massimo del 39,5%. L’entità delle tasse sembrerebbe
dipendere da una serie di informazioni inerenti la metodologia produttiva che le
aziende taiwanesi sarebbero tenute a dare all’Eu. Se tali informazioni sono
complete e circostanziate viene applicata la tassa minima, in caso contrario si
sale al 20,1%, o al 29,9% oppure si arriva al valore massimo.


Ed è proprio questa tassa che ha convinto le aziende di Taiwan a iniziare la
produzione di Cd-R in Europa, per la precisione nel Regno Unito e in Irlanda (le
fabbriche sono di Cmc Magnetics, in pratica il numero due nella realizzazione di
Cd-R). D’altra parte, non va dimenticato che circa il 60,1% del mercato europeo
dei Cd vergini nel 2000 era appannaggio dei dischi realizzati a Taiwan: si parla
di un venduto di 1,235 miliardi di pezzi per un giro d’affari di 460 milioni di
dollari, che è equivalso al 42,2% sul totale del valore delle esportazioni di
dischi ottici, che è stato di 1,09 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti sono
stati il secondo Paese in termini di fatturato con il 39,2% del valore totale. E
dai dati preliminari la situazione nel 2001 non sembra essere stata molto
differente in termini percentuali (in Europa lo share è stato del 60,6%). È
facile quindi capire da dove scaturisca l’idea di impiantare stabilimenti
direttamente nel Paese cliente.


I bene informati dicono che la tassa posta dall’Eu sia frutto di
un’iniziativa portata avanti da una cordata di produttori europei di Cd-R
capeggiata da Philips, che tra l’altro realizza parte dei sui dischi da
masterizzare in Estremo Oriente. Questa indiscrezione non sembra trovare però
conferma ufficiale. Numeri alla mano, è comunque evidente che la penetrazione
sul mercato di Cd-R taiwanesi stava veramente iniziando a preoccupare gli altri
produttori. Nella seconda metà del 2001 le fabbriche a Taiwan marciavano a pieno
ritmo per riuscire a soddisfare le richieste dei mercati europeo (soprattutto) e
statunitense: si parla di produzioni da 80-100 milioni di pezzi al mese. Fatto
questo che ha comportato crescite vertiginose nei fatturati dei costruttori (Cmc
Magnetics ha totalizzato a ottobre un +102,5% anno su anno) e diminuzioni
sostanziose nei prezzi dei Cd-R: 0,12 dollari per un 16x e 0,15 dollari per un
24x realizzati dai first-tier manufacturer. Per i second e third tier il prezzo
è stimato essere arrivato sotto i 0,10 dollari.


Si è trattato di un business che ha trovato un grosso riscontro presso i
distributori europei, i quali, quando sono stati informati dell’imminente
applicazione della tassa, hanno iniziato subito a fare scorte di Cd-R. Questo ha
creato un’ulteriore impennata della domanda e ha costretto i principali
costruttori (Ritek, Cmc Magnetics, Prodisc e Gigastore) a commissionare a terzi
la produzione di rilevanti quantitativi di Cd-R.


Oltre alla tassa imposta dall’Ue, si diceva che l’altro motivo che ha spinto
alla realizzazione di nuove fabbriche al di fuori di Taiwan è stato il costo di
trasporto. Dopo l’11 settembre i Cd-R arrivavano in Europa via mare e questa
spedizione costava al costruttore circa 0,04 dollari a disco per lotti di circa
100 milioni di pezzi. Dato però che quando la catena produttiva è avviata,
produrre un Cd-R costa circa 0,01 dollari ossia 0,03 dollari in meno che
spedirlo, produrre in loco 100 milioni di pezzi significa risparmiare 3 milioni
di dollari. Questo aspetto ha spinto i produttori taiwanesi a impiantare delle
fabbriche anche negli altri mercati più rilevanti, ovvero nel Nord America
(Stati Uniti e Messico), Australia e Hong Kong.


Per quanto concerne il nostro continente, per il momento l’applicazione della
tassa non sembra avere ottenuto i risultati sperati dai promotori della causa
contro i Cd-R taiwanesi. Anzi, ha dato il via a una sorta di inversione di
tendenza nell’It, ossia, appunto, la migrazione della produzione dall’Estremo
Oriente in Europa.

 


 

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