L’atteso ingresso della società nel mondo della stampa 3D è arrivato. La logica è quella dell’ecosistema: una tecnologia, i prodotti correlati e il contributo di clienti e partner.

Non poteva essere un ”annuncio qualsiasi”.
L’atteso ingresso di HP nel mondo della stampa 3D, cui più volte la stessa Ceo Meg Whitman aveva parlato, necessariamente doveva rappresentare un punto di svolta.
E questo promette di essere.

Il velo su quanto Hp ha in serbo nel mondo del 3D lo ha sollevato Dion Weisler, executive vice president Printing and Personal Systems Businesses, che ha introdotto il concetto di Blended Reality, una realtà nella quale fisico e digitale si fondono, superando le barriere oggi rappresentate da una realtà trimensionale e una sua rappresentazione inevitabilmente bidimensionale.
Weisler parla di ”creatività alla velocità del pensiero”, di superamento di quei limiti che oggi rendono la stampa 3D ”lenta, costosa e poco definita”.

In tutto questo non manca un certo tono di rivalsa: ”Siamo leader da 30 anni nel mercato della stampa 2D. Non possiamo certo restare al di fuori da quella che è destinata a essere la prossima rivoluzione industriale”, ha sostenuto il manager.
Il punto, naturalmente, è capire come, oltre che cosa e quando.
Per il suo ingresso nella stampa 3D Hp si è mossa sviluppando una nuova tecnologia, Multi Jet Fusion, che promette per l’appunto di superare i limiti di velocità, qualità e costo oggi associati al 3D Printing.
”Una tecnologia 10 volte più veloce delle attuali tecnologie Fdm”, ha incalzato a sua volta Steve Nigro, senior vice president Inkjet & Graphics Solutions Businesses.
Una tecnologia che, promette, trasformerà il concetto di manufacturing, liberando tutto il potenziale della stampa 3D.
Tecnicamente Multi Jet Fusion è sviluppata sulla tecnologia Termal InkJet e utilizza un approccio di stampa per superfici invece che per punti: ed è proprio questo approccio che consente di velocizzare in modo così significativo i tempi di stampa.
Un processo di stampa ”multi-agent” consente poi di migliorare l’accuratezza, la resilienza e l’uniformità su tutti gli assi.
”Costa meno il prodotto, costano meno le parti”, ha poi continuato Nigro, toccando dunque il tema dell’economicità della stampante.
Non si tratta, tuttavia, di un prodotto destinato al mercato consumer.
”Abbiamo guardato al mercato più ampio, a quello con il maggiore potenziale di crescita”, è intervenuto Weisler: quello della produzione.
E anche i tempi non saranno immediati.
Prima del lancio definitivo, la tecnologia di stampa 3D di Hp passerà attraverso un Open Customer Engagement Program, che vedrà coinvolti in prima linea clienti e partner, con l’obiettivo di procedere a un ulteriore sviluppo della piattaforma.
Il 2015 sarà l’anno del beta testing, mentre la disponibilità commerciale è fissata per il 2016.
”Nel frattempo – ha concluso Nigro – noi continuiamo nella nostra ricerca, in particolare sui materiali con tre focus specifici: colore, elasticità, texture”.

Ma non è tutto.
Sinergico all’ingresso nel mondo della stampa 3D e coerente con la visione di Blended Reality” è il lancio di Sprout, una piattaforma di Immersive Computing, la cui disponibilità è però prevista per metà novembre negli Stati Uniti.
Sprout combina un pc tradizionale con una interfaccia utente naturale e immersiva. Integra uno scanner, un sensore di profondità, una videocamera e un proiettore ad alta definizione e consente all’utente di prendere oggetti fisici e integrarli in uno spazio di lavoro digitale. Il tutto senza dimenticare gli aspetti della collaboration.

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