Nuvola Rosa: la tecnologia è cosa da donne

Nella prima giornata de La Nuvola Rosa parloano i numeri: perché riflettere sul gender gap è tutt’altro che esercizio retorico.

Non è facile parlare di diversità e divario di genere, di formazione femminile, di disoccupazione femminile fino ad arrivare alle quote rosa senza rischiare di cadere nella retorica.
Retorica di genere, qualcuno la chiama.
Appunto.
Ma non c’è che una risposta per gli scettici, per chi è convinto che già parlarne equivalga a scavare ancora un po’ più profondamente il solco del gender gap: guardare ai numeri.

Ed è ai numeri che si è guardato oggi a Roma, nel corso della prima, lunga giornata, de La Nuvola Rosa, l’evento promosso da Microsoft con l’obiettivo di proporre una riflessione su come sia possibile colmare il divario di genere nel campo della scienza, della tecnologia e della ricerca.
Numeri.
Come i sessantasei milioni di ragazze che nel mondo ancora non hanno accesso all’educazione scolastica.
Numeri.
Come quel tasso inferiore al 30 per cento di presenza femminile tra i laureati in fisica o in ingegneria. O come quel tasso del 12 per cento di presenza femminile tra i lavoratori statunitensi in ambito tecnico-scientifico.
O ancora come i 44 premi Nobel assegnati alle donne sugli oltre 800 conferiti nella storia del premio, di cui solo 13 per meriti riconosciuti in ambito scientifico.
Numeri.
E non ci si può nascondere dietro un dito dell’universalità di un dato che racchiude in sé Paesi troppo diversi.
Perché le stime finirebbero per essere troppo generose per il nostro Paese.

Perché in Italia solo 4 donne su 1.000 intraprendono un percorso di studi tecnico-scientifico.
E su tutte incombe l’ombra della profezia che si autoavvera, come sottolinea McKinsey, che proprio in occasione di La Nuvola Rosa ha presentato i risultati del suo studio ”Occupazione-Istruzione-Educazione: le trappole nascoste nel percorso delle ragazze verso il lavoro”.
La profezia che si autoavvera è la rinuncia in partenza: più alle ragazze vengono instillati fin dall’infanzia i principi della diversità di genere, più le ragazze tenderanno a escludersi da quei percorsi – e da quelle opportunità – che ancora vengono visti come prettamente maschili.

Così ancora oggi in Italia sono le ragazze che rinunciano a un percorso di studi laddove intervengano difficoltà familiari ed economiche (25% contro 12% l’abbandono scolastico femminiler rispetto a quello maschile laddove ci siano difficoltà economiche), sono le ragazze che finiscono per compiere scelte di indirizzo in materia di istruzione superiore e universitaria fortemente disallineate rispetto alle reali opportunità offerte dal mondo del lavoro.

Il nodo da sciogliere è., naturalmente, quello della formazione tecnico-scientifica.
E la questione non è di facciata se a partire dall’Onu sono ormai molte le organizzazioni che cercano di creare consapevolezza sull’importanza delle girls in Stem, dove Stem è l’acronimo per Science, Technology, Engineering, Mathematics.
La questione non riguarda solo l’Italia, è chiaro, ma nella classifica europea noi non ci distinguiamo: ci collochiamo al 18simo posto dopo la Grecia.

Ttutto ciò non può non avere effetti sulle situazioni occupazionali: si va dal gap retributivo all’insoddisfazione, dalla precarietà ai ben noti problemi di conciliazione dei ruoli.

Eppure è proprio negli ambiti tecnico-scientifici che oggi si aprono le maggiori opportunità: 730.000 posti di lavoro nel 2020 in tutta Europa, tanto per cominciare, senza dimenticare che in ogni caso ”il 95 per cento dei lavori avrà una componente digitale”, come ricorda Silvia Candiani, direttore Marketing & Operations di Microsoft Italia.

Che fare, dunque?
Sdrammatizzare, innanzi tutto.
Magari giocando un po’ con le parole, ricordando che Nerd non significa ”Non è Roba per Donne”, ma anche che essere tecnologhe non significa essere Nerd.
E poi accantonare gli stereotipi, appassionarsi, crederci. Non aver paura del fallimento e delle cadute, coltivare le proprie passioni. Pensare all’effetto positivo della tecnologia, avere un atteggiamento aperto e curioso. Formarsi, magari partendo dai 40 corsi che nella seconda giornata di lavori La Nuvola Rosa offrirà alle 700 ragazze presenti e a quelle che seguiranno da remoto.
E ripetere il mantra più volte evocato oggi: la tecnologia ha bisogno delle ragazze, le ragazze hanno bisogno della tecnologia.

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