Nei progetti di Bi è strategica la scelta del system integrator

La pacchettizzazione della Business intelligence, di matrice prettamente anglosassone, offre una pluralità di strumenti di analisi e di gestione che devono essere perfettamente cablati nei sistemi informativi aziendali per avere una funzionalità concre …

La pacchettizzazione della Business intelligence, di matrice prettamente anglosassone, offre una pluralità di strumenti di analisi e di gestione che devono essere perfettamente cablati nei sistemi informativi aziendali per avere una funzionalità concreta. Quando un’azienda italiana acquista una soluzione di Bi sa che in bundle è prevista un’attività di system integration, necessaria a configurare e allineare i vari strumenti applicativi alle infrastrutture esistenti e a personalizzare i moduli a seconda delle necessità specifiche del business.

A questo proposito Lineaedp ha invitato un system integrator e un Cio a un confronto aperto.

«I prodotti di Bi sono complicati e poco strutturati – racconta Carlo Romagnoli, direttore dei sistemi informativi di Crif – per cui risulta difficile costruire le specifiche necessarie a supportare le richieste degli utenti aziendali. In questo senso la scelta del system integrator è davvero strategica quanto la scelta del prodotto. Qualche anno fa abbiamo implementato Cognos e Ian si è confermata un partner a valore aggiunto».

«Rispetto a una general purpose – aggiunge Federica Neri, presidente di Ian – la Bi può essere considerata come l’area selvatica del software: in quest’ambito fare system integration è un’attività complessa, perché bisogna predisporre risorse estremamente preparate e con una capacità di analisi e di ascolto superiore alla media. Non basta calarsi nella realtà aziendale: bisogna continuamente capire dove sta andando l’azienda sia a livello sistemico che a livello di business ed è necessario parlare con tutti gli utenti che utilizzeranno i vari strumenti per aiutarli a capire modalità di gestione e opportunità di sviluppo ulteriori».

Secondo Neri si tratta di un lavoro lungo e molto articolato che impone un grosso coinvolgimento e un grosso sforzo di presidio che include un percorso di change management.

A questo proposito il responsabile dei sistemi informativi di Crif sottolinea come gli utenti da un lato recepiscono bene le opportunità legate all’utilizzo della Bi ma sentono le tecnologie ancora ostiche.

«In questo senso il mio lavoro è proprio quello di fungere da semplificatore e persuasore – puntualizza Romagnoli -. Nei database i dati sono aggregati e la Bi è in grado di fare estrazioni on demand producendo qualsiasi tipo di elaborato per cui non esiste un limite all’interrogazione. Il mio compito è trasmettere agli utenti che la Bi rappresenta un supporto al loro modo di lavorare e questo favorisce il cambiamento».

«Quando si parla di Bi – conclude Neri – un partner sa che deve assumersi un certo onere di rischio. Non ci si può nascondere dietro a un brand. Bisogna continuamente mettersi in discussione perché riuscire ad adattare il prodotto al business del cliente non è affatto scontato. A volte le domande e le aspettative sono veramente troppo alte e bisognerebbe imparare a dire di no, ma è proprio qui il bello del nostro lavoro: accettare la sfida e accontentare il cliente».

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