L’Ue per una Internet senza barriere fiscali

La Commissione Europea pensa di rivedere la legislazione in materia di tassazione indiretta per adattarla ai requisiti del commercio elettronico. Secondo un alto funzionario della Commissione, che ha chiesto di non essere citato, questa decisione aprir …

La Commissione Europea pensa di rivedere la legislazione in materia
di tassazione indiretta per adattarla ai requisiti del commercio
elettronico. Secondo un alto funzionario della Commissione, che ha
chiesto di non essere citato, questa decisione aprirà la strada a un
equilibrato mercato delle opportunità per le aziende che intendono
creare canali di distribuzione digitali nell’ambito dei confini
comunitari. Se dovesse essere approvata dai 15 paesi membri
dell’Unione, la proposta avanzata dalla Commissione modificherà
l’attuale legislazione riguardante le imposte sul valore aggiunto, da
un lato eliminando l’obbligo da parte degli operatori di imporre
l’Iva sulle consegne effettuate al di fuori dei confini dell’Ue,
dall’altro obbligando i service provider situate nelle nazioni
extra-comunitarie a pagare l’Iva sui beni venduti ai consumatori
europei. Per facilitare il rispetto della nuova normativa da parte
delle ditte non-Ue, la Commissione ha suggerito che tali fornitori
possano registrare la loro partita Iva in uno qualsiasi dei 15 paesi
membri, a patto di aver effettuato almeno una vendita in quella
nazione. La proposta riguarderebbe la consegna on line di prodotti
come videogame, contenuti musicali e altro software, beni che in
Europa vengono equiparati a un servizio e sono al momento soggetti a
tassazione indiretta anche in caso di esportazione. Non sono in
discussione emendamenti che riguardano prodotti ordinati via Internet
ma fisicamente consegnati all’acquirente, già sottoposti a Iva al
loro ingresso nell’Ue. C’è però qualche perplessità sui tempi di
approvazione e sui meccanismi di implementazione delle nuove norme.

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