Le top 200 dell’It italiana

Raddoppia la nostra inchiesta esclusiva che riassume l’andamento delle principali aziende del settore. La classifica completa e alcune estrapolazioni per settore sono disponibili cliccando sul link a fondo pagina.

Il mercato It in Italia nel 2001, secondo la società di analisi Sirmi, ha registrato una crescita, rispetto all’anno precedente, dell’8,1% e un valore di 23 miliardi di euro contro i 21,2 miliardi del 2000. Cifre inferiori alle aspettative e alle stime elaborate ed espresse a inizio 2001. Nel corso dei due semestri (in particolare nel secondo) si sono, infatti, verificati fenomeni di rallentamento della spesa in tecnologia la cui origine e causa non erano ragionevolmente prevedibili a priori, ovvero non erano strettamente legate a tendenze endogene al mercato.


Pur in presenza di una particolare complessità di valutazione di tutti i fenomeni che caratterizzano il settore il processo di stima dei valori del mercato si basa su fatti e fenomeni noti o presumibilmente attesi (ad esempio, l’introduzione di una nuova tecnologia o di un nuovo servizio, la crescita o decrescita particolarmente rapida di un determinato segmento di domanda, la velocità di diffusione di un prodotto, le dinamiche di pricing in funzione del ciclo di vita della tecnologia, e così via). Va però considerato che nel corso di un periodo potrebbero verificarsi fatti non prevedibili, in quanto assolutamente esogeni al mercato oggetto di stima, influenzati e diretti da componenti anche psicologiche le cui dinamiche e i cui effetti sono difficilmente misurabili o quantificabili a priori. Sui trend della spesa It del mercato italiano agiscono da un lato fattori generali, relativi al contesto macroeconomico, dall’altro fattori specifici, relativi alle caratteristiche dell’attuale fase di evoluzione della tecnologia e dei suoi utilizzi.


Con riferimento ai primi va sottolineato che essi hanno agito principalmente nella direzione di un rallentamento della spesa stessa: il sistema economico italiano sta attraversando una fase di incertezza:


– i risultati del Pil nel secondo semestre 2001 mettono in evidenza una crescita reale pressoché nulla nei confronti del semestre precedente. I conti economici del terzo trimestre 2001 confermano peraltro l’accentuarsi della fase di indebolimento ciclico, i cui segnali anticipatori si erano già manifestati nella seconda metà del 2000. La frenata dell’economia italiana è la naturale conseguenza del generalizzato peggioramento della congiuntura internazionale, a cominciare da quella americana;


– nel 2001 l’economia italiana è cresciuta di meno del 2% (1,8% è il dato di consuntivo relativo al Pil 2001), a causa dell’andamento prevedibilmente negativo del Pil nel quarto trimestre, in cui è diventata più sensibile la frenata già in atto nella parte centrale dell’anno;


– la sensibile contrazione negli investimenti in genere (non solo Ict), che ha interessato tutti i settori industriali manifatturieri, è stata peraltro o sbocco naturale del rallentamento ciclico, innescato dalla domanda estera sfavorevole e aggravato dalla crisi internazionale conseguente agli attacchi terroristici dell’11 settembre, cui ha fatto seguito una revisione al ribasso dei piani di investimento delle aziende. Quest’ultima tendenza vede, in particolare, l’economia italiana sostanzialmente in linea con gli altri maggiori paesi europei. In più, nel nostro caso la frenata conseguente al peggioramento delle prospettive di crescita si è sommata a una situazione stagnante nella prima parte dell’anno, a causa del rinvio di molte decisioni d’investimento (come gli acquisti di macchinari e attrezzature), indotto dall’effetto attesa per gli sgravi fiscali promessi durante il periodo elettorale.


I fattori indicati, caratterizzanti il 2001, creano pertanto le condizioni per un sensibile rallentamento degli investimenti anche in tecnologia.


I trend di investimento It per dimensione di impresa evidenziano inoltre che l’utenza di maggiori dimensioni presenta tassi di crescita superiori alla media su tutte le voci di spesa, mentre l’utenza medio-piccola presenta tassi di crescita degli investimenti inferiori alla media, in particolare concentrati sulle componenti hardware in area pc, sui prodotti applicativi tradizionali e standard e sui servizi a minor valore aggiunto. Con specifico riferimento al mercato It, va detto che già nel corso del primo semestre del 2001 sono stati registrati numerosi segnali di rallentamento, sia sul mercato italiano sia, soprattutto, nei Paesi a maggior livello di sviluppo, in primis gli Stati Uniti. Per quanto "lontane" e non facilmente "esportabili", le dinamiche negative sperimentate sui mercati esteri hanno comunque influenzato i trend degli investimenti It nazionali: il mercato italiano si caratterizza infatti per tempi relativamente lunghi (in genere 3 anni) nel processo di trasferimento e adozione delle tecnologie innovative dai paesi a maggior livello di sviluppo, ma per tempi estremamente più brevi nel percepire e recepire segnali di rallentamento o indebolimento o "crisi" del settore high tech; ciò si verifica pur se la condizione del mercato italiano è relativamente distante da quella di "saturazione" tecnologica degli Usa o di sviluppo di iniziative imprenditoriali in area dot.com.


Nella seconda parte dell’anno, più di recente, si sono verificati fatti, di particolare drammaticità, assolutamente esogeni rispetto al mercato It, che pure hanno avuto e avranno, potenzialmente, importanti impatti su di esso. Al di là della sensibilità degli utenti italiani rispetto ai fenomeni che interessano gli Stati Uniti, in Italia si è assistito a un rallentamento degli investimenti motivato da ragioni specifiche, le difficoltà incontrate da parte dei principali operatori Tlc, gravati dagli oneri associati all’acquisto delle licenze Umts, il difficoltoso lancio dei nuovi servizi Asp da parte dei principali operatori del mondo It.

Gli investimenti nell’hardware


Analizzando il comportamento dei vari settori dell’It nel 2001 si evidenziano varie dinamiche: il tasso di crescita più elevato è stato registrato dai servizi (+10,8%), seguito dal software (+8,6%) e dall’hardware (+6,6%).


Il comparto hardware ha registrato nel suo complesso una spesa complessiva di 8,8 miliardi di euro confermandosi, dopo i servizi, la principale voce di spesa It da parte degli utenti. La crescita registrata nel 2001 è una delle più basse degli ultimi anni: nel 2000 si registrò una crescita del 19,4%, nel 1999 del 17,8%, nel 1998 del 15,2%. Segnali di "crisi" arrivano in particolare da alcuni segmenti, quali workstation e soprattutto pc, la cui dinamica è negativa rispetto al 2000 (-29,1% per workstation, -1,4% per pc); benché alcune categorie di prodotti (segnatamente large system e workstation) stiano registrando già da alcuni anni una contrazione strutturale dei volumi di spesa, per i pc la diminuzione dei volumi di investimento è un fatto nuovo (nel 2000 si registrò una crescita del 18,5% e nei due anni precedenti i tassi di crescita superarono il 20% annuo).


Dato il peso della spesa per pc rispetto al totale della spesa hardware (oltre 3,8 miliardi di euro su un totale di 8,8 miliardi), i fenomeni che hanno interessato questa specifica categoria di prodotti vanno considerati con particolare attenzione, in quanto determinanti ai fini della composizione della spesa hardware complessiva. Pur a fronte di un incremento nel numero delle unità consegnate (+2,3%), nel 2001 il segmento ha subìto un forte rallentamento in termini di investimenti.


In particolare, segnali di rallentamento certi arrivano dal comparto consumer: è in diminuzione la spesa per pc con configurazione consumer (810 milioni di euro, in calo del 13,3% rispetto al 2000) determinata da un lato da fenomeni di downpricing, dall’altro da fenomeni indirizzamento della spesa verso altre priorità. In rallentamento anche la spesa per pc desktop da parte dell’utenza business: si tratta ormai di un mercato prevalentemente di sostituzione, né si rilevano importanti bandi di gara finalizzati a implementare progetti di innovazione di qualche rilevanza in termini di domanda. I pc desktop con configurazione professionale e quelli con configurazione consumer sono le due categorie di prodotti, all’interno della categoria pc, ad aver registrato nel 2001 le più significative contrazioni dei volumi di spesa (rispettivamente -6,9% e -13,3%). Le altre categorie di prodotti registrano invece aumenti, a volte anche significativi, della spesa. Va segnalato infatti il positivo andamento della spesa per i pc server (604 milioni di euro, con una crescita del 24,2% rispetto al 2000), le cui configurazioni li rendono in molte situazioni adatti a "sostituire" i sistemi nel ruolo di enterprise server; in crescita anche la spesa per i notebook (+3,6%), determinata sia da crescenti esigenze di mobilità da parte degli utenti professionali, sia dal fatto che tali prodotti assumono un ruolo di sostituzione rispetto ai pc desktop, sia nel segmento business sia in quello consumer.


In aumento, infine, la spesa per personal workstation su Nt (+7,2%).


Sempre in ambito hardware, negativi i risultati in area large system: la spesa diminuisce, rispetto al 2000, del 5,4% assestandosi sui 183 milioni di euro. Le ragioni di tale dinamica sono da ricercare in una serie di fenomeni che riguardano sia l’organizzazione aziendale, sia le scelte tecnologiche delle imprese, sia l’evoluzione della tecnologia. Proseguono infatti, ad esempio, processi di concentrazione della capacità elaborativa in un unico sito, dovuti al fatto che a fronte di più elevati livelli di performance e affidabilità raggiunti dai prodotti e dalle soluzioni non è più necessaria la dislocazione della capacità in n siti diversi; altro fenomeno riguarda le fusioni tra aziende diverse utenti di large system, che vedono unificati gli originari Ced e installate le nuove applicazioni su nuove piattaforme tecnologiche che consolidano le precedenti; ancora, da considerare la diffusione del ricorso a servizi di outsourcing, tali per cui la capacità elaborativa è posseduta e gestita non più dall’utente ma da un service provider. Un ultimo aspetto riguarda il miglioramento del rapporto costi/prestazioni: a fronte di sistemi sempre più performanti, la spesa ad essi associata tende progressivamente a diminuire. In significativa crescita, invece, la spesa per storage (+24,1%) a fronte di un aumento della domanda di archiviazione da parte degli utenti e di un suo spostamento verso lo storage.


In sensibile contrazione rispetto alle previsioni la spesa per networking (+17,4%, contro una crescita del 33,8% fatta registrare nel 2000), che si assesta sui 1.080 milioni di euro, da ricondurre in generale alla frenata del segmento wireless e all’allungamento dei tempi di distribuzione degli investimenti sulla rete Umts da parte dei gestori licenziatari.


Nella categoria "altro hardware" sono compresi diversi prodotti, alcuni dei quali nuovi per il mercato It hardware tradizionale, quali thin client, palmtop, console e set top box avanzati: la loro diffusione e la crescita della spesa loro destinata sono da collegare al fenomeno Internet e all’opportunità di utilizzare device di accesso ad applicazioni di messaggistica e Browsing meno "ingombranti" e complesse di un tradizionale pc. Con riferimento a console e set top box, la loro considerazione e inclusione all’interno del mercato It hardware si è resa necessaria, da un paio d’anni a questa parte, in considerazione del fatto che stanno integrando applicazioni multimediali come i lettori Dvd e Cd e che si stanno aprendo a Internet, diventando device di accesso alla rete alternativi al pc, con importanti potenzialità sul fronte del gioco on-line. La spesa per "altro hardware" nel 2001 cresce del 23%, superando il miliardo di euro.

La spesa in software e servizi


Con riferimento alla componente software si rilevano performance complessivamente migliori di quelle registrate nel comparto hardware: la spesa per prodotti software cresce dell’8,6% rispetto al 2000 e si assesta sui 3,3 miliardi di euro.


In termini di volumi di investimento la componente software applicativo rappresenta la principale voce di spesa (oltre 53% nel 2001), seguita da middleware/tool e system software. Considerando invece le dinamiche di sviluppo della spesa, la componente middleware/tool si caratterizza per i più significativi tassi di crescita (+18% circa contro una media dell’8,6% riferita all’intera spesa software). L’andamento della componente System software è evidentemente legato all’andamento del relativo hardware: in crescita Nt, Windows 2000 e Unix, in calo la spesa per System software su sistemi proprietari, large systems e pc. Complessivamente, nel 2001, la spesa per system software si assesta sui 460 milioni di euro, in calo dell’1.4% rispetto all’anno precedente.


Nell’area middleware/tool vanno invece segnalati i positivi risultati dei prodotti per la sicurezza in genere (firewall, antivirus, crittografia, Security Management, e così via.), principali responsabili dei trend di crescita registrati in questo segmento, e la sostanziale tenuta dell’area database (+17,6%). Nel complesso il middleware fa registrare, come sopra anticipato, una spesa in crescita del 17,9% rispetto al 2000, per un valore complessivo di investimenti che supera il miliardo di euro.


La componente software applicativo si caratterizza per essere quella cui gli utenti destinano la maggior quota degli investimenti software (1,7 miliardi di euro nel 2001), pur se con tassi di crescita inferiori alla media del comparto (+6,2%) e in progressivo rallentamento secondo una tendenza che si registra ormai da alcuni anni e che proseguirà ancora nel breve e medio periodo. In particolare, la maggior cautela di spesa che ha caratterizzato gli utenti It italiani nel 2001 ha avuto impatti diretti proprio sulla componente software applicativo.


Aree emergenti quali Scm, Crm, Sfa (Sales force automation) stentano a svilupparsi, registrando un ritardo rispetto ai tempi e alle dinamiche attese fino al 2000 in relazione all’implementazione di progetti di e-business "oltre l’Erp", da cui risultati inferiori alle aspettative; il modello di impresa estesa, che adotta soluzioni di e-business e basa i propri processi operativi sull’interazione costante e continua con clienti e fornitori attraverso l’impiego di applicazioni quali quelle sopra indicate, è ancora più teorico che "reale", non sempre chiaramente percepito dagli utenti e comunque di difficile "concretizzazione". Esiste ancora un divario tra propensione all’adozione di un modello organizzativo innovativo e sua implementazione effettiva attraverso l’adozione di soluzioni applicative "oltre l’Erp". È, tuttavia, positivo il fatto che tale propensione cominci a diffondersi sia tra le imprese di grandi dimensioni, sia tra le Pmi; nel breve-medio periodo seguirà dunque, potenzialmente, una reale domanda applicativa. Nel segmento del software applicativo sono attese dinamiche di significativa crescita per i prodotti innovativi quali Crm e call center, Scm, Sfa, applicativi per lo sviluppo di siti e portali. Con riferimento alla spesa per e-commerce, va segnalato il fatto che i volumi di spesa si mantengono relativamente limitati non tanto a causa di un rallentamento della domanda, quanto piuttosto a causa di fenomeni di downpricing delle piattaforme e di riduzione generalizzata dei prezzi delle soluzioni.


Va, inoltre, osservato che, a fronte di prospettive di sviluppo della domanda (specie in area marketplace) in parte disattese, in parte incerte per il futuro, alcuni operatori stanno focalizzando la propria capacità di offerta su aree con maggiori prospettive di crescita (es. e-procurement). Applicativi Erp, gestionali, prodotti per office automation, pur rappresentando le principali voci di spesa in termini di volumi di investimento per software applicativo, si caratterizzano per i tassi di crescita inferiori alla media della categoria (+4% per Erp, +5,9% per office automation contro una media del 6,2% relativa alla componente software applicativo) in quanto prodotti in fase di maturità e non più di primo sviluppo.

L’andamento dei servizi


La principale voce di spesa It è rappresentata dai servizi, cui gli utenti hanno destinato, nel 2001, il 44% del totale degli investimenti in It. La spesa per servizi è cresciuta del 10,8% rispetto al 2000, raggiungendo i 10,1 miliardi di euro. Tale aumento è, tuttavia, inferiore alle attese di inizio anno e alle dinamiche di sviluppo registrate negli anni più recenti. In rallentamento, in particolare l’area dei project service (+8,8% contro un +10,2% registrato nel 2000) a causa del calo di sviluppi custom e dell’implementazione di progetti in area e-business, siti e portali. Inferiore, rispetto alle previsioni, anche la spesa per servizi di gestione in genere (management service: +14% contro un +15,7% registrato nel 2000), tra cui quella per servizi di hosting e Asp, questi ultimi a causa della scarsa chiarezza presente sul fronte dell’offerta, della scarsa capacità dei fornitori di proporre soluzioni anziché tecnologie e della limitata disponibilità applicativa, oltre che a causa dell’immaturità della domanda, specie delle Pmi.


Data la spesa complessiva per servizi It, la maggior quota di investimento è stata destinata all’acquisto di project service (53,6%, per una spesa di 5,4 miliardi di euro), seguiti dai management service (cui è destinata una spesa di 4,2 miliardi di euro) e dai servizi di supporto.


Pur in un minor volume di investimenti, i tassi di crescita della spesa più elevati sono stati registrati dai management service, a fronte di una generale crescente domanda di esternalizzazione della gestione di ambienti It aziendali, caratterizzati da un progressivo aumento della complessità tecnologica.

Macrocategorie di servizi


Si analizzino, ora, con maggior dettaglio le dinamiche che hanno caratterizzato le principali categorie di servizi, osserviamo che nell’area dei project service, i servizi professionali hanno rappresentato, nel 2001, la principale voce di spesa, seguiti dai servizi di system integration e training; l’andamento dell’area dei servizi professionali è strettamente legato all’andamento delle corrispondenti soluzioni applicative, trattandosi, come da definizione, di servizi di implementazione e messa in esercizio di specifiche applicazioni. Nel 2001 la maggior quota di spesa è associata all’implementazione di soluzioni di Erp, gestionali e di knowledge management (Notes, Exchange), oltre che di applicativi verticali o di settore.


La domanda di servizi di system integration è stata guidata principalmente dalla richiesta, soprattutto da parte dei grandi utenti, di integrazione tra sistemi e ambienti legacy e nuove dotazioni e applicazioni Ip-based, a fronte di un sempre maggiore orientamento all’adozione di soluzioni basate su Internet.


Nell’area dell’It consulting ha avuto, fino al 1999, un peso e un ruolo rilevante la spesa per consulenze per l’implementazione di progetti Erp, la cui spesa si è progressivamente ridotta, registrando trend negativi (-4,9% nel 2001); in crescita, invece, i servizi di consulenza nella più generale area dell’e-business, per l’implementazione di soluzioni Web based.


Nell’area dei management service, gli investimenti per outsourcing hanno rappresentato, la principale componente, con oltre 3 miliardi di euro sui 4,2 miliardi circa destinati a questa categoria di servizi; il peso delle altre componenti è sensibilmente inferiore. A fronte di servizi di processing, che presentano tassi sempre negativi (secondo una tendenza ormai strutturale che vede in progressiva diminuzione gli investimenti in servizi di elaborazione dati conto terzi eccezion fatta per gli investimenti in servizi inerenti l’area della sicurezza/certificazione/tracking), e a fronte di un outsourcing che aumenta con trend in diminuzione (pur se a due cifre), application management e soprattutto hosting/ housing/Asp si caratterizzano invece per tassi di crescita più elevati, dovuti da un lato dalla relativa "novità" dell’area di offerta, dall’altro al fatto che i volumi in gioco non sono, specie per alcuni tipi di servizio (Asp), particolarmente significativi.


La dinamica maggiormente positiva all’interno dell’aggregato management service è proprio da ricercarsi e individuarsi nella diffusione delle formule hosting, housing e, in primo sviluppo, Asp le quali, a fronte di una prima fase di diffusione più difficile e lenta del previsto, cominciano a caratterizzarsi per volumi di spesa rilevanti (303 milioni di euro nel 2001 contro i 230 circa del 2000). Negli ultimi sei mesi del 2001, con riferimento al mercato dei servizi di hosting/housing, sono stati osservati alcuni fenomeni:


– un rallentamento della spesa per hosting;


– uno spostamento della domanda, soprattutto da parte degli utenti medio-grandi e più organizzati/ complessi, dai servizi di hosting a quelli di housing, a fronte di un aumento delle esigenze di gestione e della disponibilità di banda garantita dai provider del servizio.


Tutto ciò comporta una serie di conseguenze in termini di segmentazione del mercato/utenza finale e in termini di struttura dell’offerta da parte dei fornitori: lo spostamento della domanda da hosting a housing interessa e coinvolge principalmente gli utenti medio-grandi: quelli di minori dimensioni si orienteranno principalmente verso la richiesta di servizi di hosting, quelli di maggiori dimensioni verso la richiesta di servizi di housing. Da qui una tendenziale segmentazione del mercato tra piccoli utenti, con domanda di hosting, e utenti medio-grandi, con domanda di housing.

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