Lavorare nell’informatica da donna in carriera. Un’esperienza positiva

Facilitata da un insieme di doti personali, tra le quali anche quella di essere particolarmente portata ai rapporti umani, Stefania Donnabella è la testimonianza di come si possa, da oltre venti anni, operare nell’It, con successo.

Nessun luogo comune o lamentele sulla difficoltà di essere una donna manager in un mondo, come quello dell’Ict, prettamente maschile, sono emersi durante l’incontro con Stefania Donnabella, ma semplicemente la testimonianza di una carriera cresciuta nel tempo e vissuta con determinazione e consapevolezza delle proprie capacità. Donnabella oggi è consigliere delegato di Brain Force Software, società nata in seguito all’acquisizione da parte della realtà internazionale austriaca di Tema (che la manager ha fondato nell’86 con alcuni soci), ed è anche presidente dell’associazione Iamcp, cui aderiscono i più importanti Microsoft Certified Partner. Donnabella ha iniziato a occuparsi di informatica nell’82, dopo una laurea conseguita a pieni voti in matematica pura a Napoli, dove è nata. “Il desiderio di voler lavorare in un ambiente più internazionale – ricorda la nostra interlocutrice – mi ha spinto a trasferirmi a Milano, dove non ho avuto particolari problemi nell’inserirmi in un settore che all’epoca era agli albori. Bastava avere entusiasmo, voglia di fare e concentrazione per trovare subito lavoro. Le società erano in una fase di continua crescita e il tipo di studi che avevo fatto mi portava ad avere un naturale approccio alla logica e all’epoca il concetto era lo studio, l’analisi e la risoluzione di un problema, come per esempio capire e individuare il motivo per cui un’azienda doveva utilizzare un calcolatore per delegare delle attività che fino a quel momento aveva fatto manualmente”.


Quindi ha vissuto fin dall’inizio, tutta la fase pionieristica dello sviluppo del settore dell’informatica.


“È stato proprio così e l’esperienza in questo nuovo mercato me la sono fatta sul campo. Inoltre, grazie anche a caratteristiche personali che mi hanno sempre facilitato nei rapporti umani, mi sono indirizzata più verso l’analisi dei progetti che non verso l’area prettamente tecnica. Questa scelta mi ha ben presto portato ad assumere incarichi di progetti anche in ambito europeo, dove dominavano i grossi hardware vendor, per cui ho maturato un’esperienza molto significativa”.

Come è nata la scelta di diventare imprenditore e fondare nell’86, con alcuni soci, Tema Studio di Informatica, oggi Brain Force Software?


“All’inizio è stata una scelta di libertà, dettata dal desiderio di voler decidere la velocità con cui crescere e arricchirmi professionalmente senza dover sottostare a delle logiche impostemi da una grande azienda. Poi, alla fine, ci si accorge che le cose non stanno proprio così, perché ci sono pur sempre molti vincoli, responsabilità e impegni nei confronti delle persone a cui si chiede di credere nella propria visione imprenditoriale. Alla fine del ’99 abbiamo ceduto completamente il pacchetto azionario di Tema alla multinazionale Brain Force Software, che ha dato il nome all’attuale società, che oggi conta 300 persone e un fatturato di 16 milioni di euro di servizi ed è abbastanza conosciuta sul mercato della grande industria manifatturiera, delle banche e delle Tlc, con soluzioni specifiche per questi mercati. Dei soci fondatori iniziali siamo rimasti in due e attualmente siamo nel consiglio di amministrazione, per cui io sono uno dei due amministratori della società”.

Pur non volendo toccare i soliti luoghi comuni, viene comunque spontaneo chiedere se ha avuto problemi nell’essere donna in un mondo ancor oggi prettamente maschile.


“Per me ha solo significato una sfida in più, soprattutto all’inizio, quando ero giovane e dovevo lavorare in un ambito tecnologico. Nei contatti con i clienti, una volta che il mio interlocutore aveva superato lo stupore di trovarsi davanti a una donna e che si rendeva conto che, comunque, non cambiava nulla, non ho mai avuto problemi. Alla fine i rapporti fluivano proprio grazie al fatto che, come donna, avevo una buona predisposizione alla mediazione e allo sviluppo di nuovi rapporti”.

Come manager ha anche imparato a delegare?


“Anche questo approccio non è stato sempre facile, perché quando si vive una professione come una sfida, si tende a voler fare tutto in prima persona. Però, quando con il tempo si cresce a un livello manageriale, si imparano le regole del ruolo e quindi a delegare. Come pure negli ultimi quattro anni ho imparato cosa vuol dire lavorare non più come proprietario ma per una multinazionale, quotata in Borsa a Francoforte, alla quale si deve rendere conto in quanto a strategie e obiettivi”.

In questi ventidue anni di operatività nell’It, come ha vissuto le crisi del settore non solo dal punto di vista del business ma anche da quello della difficoltà di trovare figure professionali adeguate per le nuove sfide?


“Ho vissuto numerose situazioni sia positive che negative, come la crisi del ’93 e ’94, quando l’economia aveva avuto uno stop brusco, per poi, però, riprendersi altrettanto velocemente. Poi negli anni ’99, 2000 e 2001 ho vissuto la difficoltà di trovare persone qualificate in ambiti innovativi, nati con Internet, in un momento in cui le aziende più che crescere si “gonfiavano” di personale, strapagandolo. E ancora la crisi attuale degli ultimi anni, di tipo completamente diverso dalla precedente, perché oggi si sta arrivando a un continuo “spolpare” le aziende It, obbligandole ad arrivare all’osso delle loro capacità, perché il mercato non consente sprechi, ma spinge a ottimizzare risorse e strutture, cercando di rimanere aggrappati alla sostanza dell’offerta. E questa situazione è molto più difficile delle precedenti, per cui bisogna avere una grossa focalizzazione dell’offerta e proporre al cliente soluzioni che per lui rappresentino un valore aggiunto e un beneficio reale. In questo momento, la parte della mia azienda che soffre di più è quella dedita alla progettazione e quindi allo sviluppo di applicazioni innovative, che in momenti di crisi sono le prime a essere tagliate nei budget delle aziende. Mentre le linee di business che sono ancora trainanti riguardano le tematiche della sicurezza e del consolidamento del parco esistente, come pure il rinnovo degli Erp, perché la media azienda, che non si è rinnovata completamente, vede in queste soluzioni un modo per controllare meglio il proprio business. In quest’area sta notevolmente affermandosi Navision, un prodotto, peraltro, che noi siamo stati tra i primi a distribuire in Italia, quando ancora non era di proprietà Microsoft, e dove abbiamo maturato negli anni una vasta esperienza. Abbiamo sviluppato anche un’offerta di soluzioni verticali rivolte, in particolare, al mondo della produzione e abbiamo inserito la soluzione di Crm di Microsoft, che sta avendo un buon riscontro. C’è, quindi, qualche segnale di risveglio che spero vivamente venga confermato dai fatti, perché le aziende non possono continuare a tagliare, ma devono cominciare a pensare di investire”.

Come ha gestito la sua formazione professionale in questi anni?


“Dal punto di vista aziendale seguiamo l’evoluzione e l’innovazione dei vendor, sia hardware che software, che abbiamo scelto come nostri partner commerciali. A livello personale seguo seminari, incontri per le aziende e frequento con assiduità il mondo dei nostri clienti e dei nostri “concorrenti” perché come membro, e oggi presidente in carica per un anno, dell’Iamcp, pur condividendo con altre società l’aver creduto in un partner come Microsoft, di fatto siamo concorrenti, per cui ci confrontiamo su vari problemi che coinvolgono il mercato. Un’attività importante, che da tempo l’associazione svolge, è quella di invitare esperti a tenere seminari sui temi più vari e attuali, come per esempio uno recente con uno dei consiglieri della Consip, che ci ha spiegato come approcciare la Pubblica amministrazione. Intervengono anche esperti universitari e legali, cerchiamo, quindi, di creare dei momenti che siano di informazione e di formazione per gli associati”.

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