La Ue indaga su Trentino Ngn

L’iniziativa che vede coinvolte Regione Trentino, Provincia di Trento e Telecom Italia al centro di un’indagine per appurare un’ipotesi di eccessivo vantaggio per Telecom. Se accertate, l’accordo si riconfigurerebbe in ottica di aiuto di Stato.

E’ finita sotto i riflettori della Ue Trentino Ngn, l’iniziativa congiunta tra la Regione Trentino e Telecom Italia, nata con l’obiettivo di chiudere il digital divide in un’area ancora scarsamente coperta.

Secondo la Commissione Europea, e in particolare Joaquín Almunia, vicepresidente della Commissione responsabile della politica di
concorrenza, l’iniziativa necessita di un’indagine approfondita per capire se e in quale misura sia realizzata a condizioni accettabili per il mercato.

L’iniziativa della Commissione nasce a seguito di una denuncia circostanziata e ha l’obiettivo di analizzare quanto gli aiuti pubblici siano stati destinati a una iniziativa che garantisce un “vantaggio economico indebito” a Telecom Italia.

Nello specifico, in base agli accordi traggiunti la Provincia di Trento conferirebbe 50 milioni di euro a una joint venture, per l’appunto Trentino Ngn, alla quale Telecom parteciperebbe esclsuivamente con un contributo in natura, conferendo i diritti d’uso della sua infrastruttura in rame esistente. Una infrastruttura, per altro, destinata alla disattivazione una volta operativa la rete a fibre ottiche.
Non solo.
Sempre in virtù dell’accordo raggiunto, Telecom godrebbe di una opzione di acquisto che le consentirebbe nel tempo di diventare proprietario unico della joint venture.

Secondo la Commissione Europea, l’intero impianto dell’accordo non sta in piedi: nessun investitore privato ha mai mostrato un reale interesse alla realizzazione della rete in fibra ottica nelle zone previste, mentre Telecom Italia, pur contribuendo in natura alla realizzazione del progetto, in realtà ne trarrebbe indebito vantaggio nel suo doppio ruolo di azionista e fornitore di servizi di Ngn Trentino.

Così, poiché si nutrono fondati sospetti che lo stesso progetto sarebbe risultato interessante per un operatore privato.

Secondo Almunia: Gli investimenti pubblici nelle
reti a banda larga ultraveloci favoriscono la crescita e contribuiscono al
raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda digitale dell’UE. È tuttavia
fondamentale garantire che i fondi pubblici non vengano utilizzati per favorire
un particolare operatore del mercato, per alterare le condizioni di mercato
falsando la concorrenza o per annullare i vantaggi di un mercato delle
telecomunicazioni liberalizzato
”.

Qualora le perplessità della Commissione trovassero fondamento, l’operazione non verrebbe vanificata, ma rientrerebbe nella fattispecie degli Aiuti di Stato, ai sensi
dell’articolo 107 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea
.

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