La Pa crede nel Wimax

Dopo Bari anche Genova inizierà la sperimentazione della tecnologia wireless. I programmi degli Isp e il rischio brocrazia

Dopo Bari, che a giugno inizierà le sperimentazioni pèer il Wimax, sarà Genova a testare le potenzialità della tecnologia senza fili. L’annuncio è arrivato stamattina al Wlan Forum di Milano dove rappresentanti della Pa, aziende ed esperti hanno discusso della banda larga senza fili. Francesco Bollorino del Comune di Genova ha rvelato che il Comune ha raggiunto un accordo con Mgm per la sperimentazione del Wimax. “Piazzeremo un’antenna sul monoblocco San Martino e utilizzeremo la vasta area dell’ospedale per la sperimentazione”. Infomobilità, telemedicina e Voip sono i servizi che ha in mente il comune del capoluogo ligure che fa parte di quel pezzo di Pubblica amministrazione molto interessato alle sorti del wireless.


La conferma è arrivata da Emilio Frezza, responsabile area infrastrutture del Cnipa, il quale ritiene che il Wimax possa avere un ruolo importante nel Sistema pubblico di connettività soprattutto quando, superata la fase attuale che vede in via di collegamento la Pa centrale, si passerà alle sedi periferiche. “Per ora – spiega – su 16.000 collegamenti un migliaio ci danno dei problemi visto che hanno solo il doppino di rame e trecento hanno solo l’Isdn”.
Nessun programma, invece, per la Toscana che conta di chiudere il digital divide nel 2010 ma senza Wimax. Anche se, sottolinea Oreste Giurlani di Uncem Toscana (l’Ente che rappresenta i Comuni della regione), bisogna vedere anche i costi che si dovranno sostenere per certe zone dove l’Adsl rischia di costare sette volte di più che in città.


Abbottonatissimi sui prezzi futuri e sulle offerte i provider presenti hanno confermato i piani dopo la conclusione della gara. Mario Citelli di Ariadsl ha ribadito la priorità per l’Umbria (Ariadsl è di Todi) che sarà coperta prima dell’estate e subito dopo del Lazio. “A settembre partirà una campagna nazionale sul dual play, mentre stiamo facendo accordi in diverse zone”. Prima Ariadsl vuole coprire le zone di Digital divide per poi passare a fare concorrenza all’Adsl.


Un sostenitore di Ariadsl è sicuramente Stefano Paggetti del Consorzio Sir Umbria dove il digital divide colpisce il 12% della popolazione e il 40% del territorio. “Ma si tratta dei comuni a maggiore afflusso turistico”.
Per superare questa situazione è in programma un accordo con Ariadsl con l’obiettivo di utilizzare il Wimax per una nuova classe di applicazioni che comprende il monitoraggio ambientale e il controllo del territorio.


L’offerta all’ingrosso è la scelta di Retelit, mentre Assomax pensa di completare entro un anno la copertura delle zone di sua pertinenza. Tutti si stanno muovendo con la Pa e su tutti aleggia lo spettro della burocrazia che potrebbe mettere i bastoni tra le ruote per le location dove piazzare le antenne.


Parallelamente, ha osservato l’avvocato Fulvio Sarzana, si è messo in moto un mercato delle frequenze fra licenziatari e altre società che si scambiano porzioni di spettro contigue. Il bando permette al licenziatario di cedere a terzi la possibilità di realizzare la rete. In più, ha ricordato Sarzana, stanno per essere conclusi accordi commerciali con realtà territoriali che possono imprimere un forte sviluppo ai piccoli Isp.


Il fermento attorno al Wimax non deve però fare dimenticare che anche in questo caso l’Italia è rimasta indietro rispetto agli altri Paesi europei. Vicenzo Lecchi, amministratore delegato della filiale italiana di Alcatel-Lucent ha spiegato come sia appena terminato un progetto europeo di telemedicina con il Wimax eome altre coperture siano già esistenti in Francia, Malta, Croazia e Grecia. La versione preferita è lo standard 16e che prevede già la mobilità.
Ma per quello il cammino è ancora lungo. Almeno in Italia.

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