La migrazione dei dati fra costi nascosti e opportunità

Quando si sostituiscono o consolidano i sistemi e le esigenze di business risultano essere superiori rispetto alle capacità, l’unica via praticabile è la migrazione dei dati. Tuttavia, poiché le esigenze operative e aziendali richiedono che i sistemi m …

Quando si sostituiscono o consolidano i sistemi e le esigenze di business risultano essere superiori rispetto alle capacità, l’unica via praticabile è la migrazione dei dati. Tuttavia, poiché le esigenze operative e aziendali richiedono che i sistemi mission-critical siano disponibili 24×7, l’intervallo temporale da dedicare alla migrazione dei dati è giocoforza limitato.

In più, la maggior parte dei sistemi contiene oggi molti più dati rispetto a quanto accadeva in passato e database e archivi si espandono in maniera esponenziale. In breve, si tratta di spostare più dati, più spesso e più rapidamente. A questi fattori va aggiunto che il processo di migrazione dei dati è sempre più complicato, dato che avviene tra sistemi distribuiti ed eterogenei. Si procede da un’origine fisica a una destinazione virtuale o viceversa, oppure si migra a un hardware di natura differente rispetto al sistema di origine.

Di certo, il processo non è più diretto e semplice e va pianificato con attenzione se si desidera che avvenga in modo semplice e senza inconvenienti. Ne abbiamo parlato con Mauro Papini, country manager di Acronis Italia.

Quali sono le reali motivazioni che spingono le aziende verso un percorso di migrazione dati?

«Sebbene una delle motivazioni più comuni sia l’obsolescenza delle attrezzature, vi sono anche altri fattori che determinano l’esigenza della migrazione dati, come la crescita esponenziale dei database, il passaggio ad architetture x64 o a piattaforme ad ampia disponibilità e basso costo, iniziative di virtualizzazione, o ancora la razionalizzazione dei reparti It per facilitare la conformità a requisiti legislativi. Per quanto riguarda le motivazioni, è utile notare che sviluppare una strategia di migrazione dei dati assicura che le decisioni di acquisto soddisfino esigenze presenti e future, garantendo il massimo Roi. Inoltre, poiché la migrazione dei dati e la pianificazione della continuità aziendale sono correlate, elaborando una strategia ad hoc, l’azienda potrà anche migliorare le opzioni di ripristino in caso di emergenza e aumentare le probabilità di un ripristino rapido nel caso in cui si verifichi un evento imprevisto».

Quali sono le cause dei costi occulti della migrazione?

«Fra le voci di spesa associate alla migrazione occorre soffermarsi su quelle meno trasparenti: inattività, tempo del personale, mancanza di convalida, perdita di dati e budget superiori al previsto. Il tempo di inattività, anche se pianificato, è costoso. Quello non previsto lo è ancora di più. Per esempio, secondo un recente studio di Gartner, i tempi di inattività sono costati alle aziende statunitensi il 3,6% dei loro profitti annuali. Nel caso di imprese di piccole e medie dimensioni, i tempi di inattività costano in media 18.000 dollari l’ora, mentre nelle società di e-commerce tali costi possono arrivare all’incredibile cifra di 7 milioni di dollari l’ora. La non disponibilità di dati o applicazioni colpisce invariabilmente i profitti. Per garantire che dati e applicazioni siano disponibili ed evitare costi di inattività, i responsabili It devono garantire che le attività di migrazione siano il meno invasive possibile. Riguardo al tempo del personale, molte aziende pianificano le migrazioni la sera o nei fine settimana per evitare di dover mettere offline i sistemi nelle ore di lavoro. Questo tipo di pianificazione fa lievitare i costi delle ore di straordinario. Per ridurle al minimo, le aziende dovrebbero individuare quelle soluzioni che consentono attività di migrazione che non prevedono interruzioni della produzione. Può poi sorprendere, ma un gran numero di aziende non convalida in modo adeguato i risultati delle migrazioni. Al contrario, ci si affida alla verifica degli utenti per stabilire se lo spostamento dei dati ha avuto o meno esito positivo. Questa pratica può comportare ritardi nell’identificazione dei problemi e provocare costosi tempi di inattività».

E, in effetti, la perdita di dati non è un evento raro.

«Infatti, gli analisti concordano nell’affermare che circa un terzo delle aziende ha perso parte dei dati durante la migrazione, e circa la metà di tali perdite di dati si è tradotta in una perdita monetaria. Per ridurre al massimo eventuali danni, il meccanismo più semplice è la creazione di un backup completo del volume del sistema di origine prima dell’esecuzione della migrazione dei dati. Infine, il budget: nonostante il grande impegno dei responsabili It nel prevedere la quantità di ore uomo e di inattività necessarie per una migrazione, le stime risultano spesso errate. Nella maggior parte dei casi, l’errore è dato dall’aver previsto budget inferiori e non superiori. Secondo gli analisti, in due terzi di tutte le migrazioni aziendali, le società sottovalutano i propri budget sia in termini di ore uomo che di esigenze di inattività».

Cosa può accadere a chi, pur avendone la necessità, non effettua la migrazione dei dati?

«A causa della complessità del processo, molte aziende decidono di evitare o di ritardare i progetti che richiederebbero la migrazione dei dati. Sebbene questo atteggiamento possa garantire un determinato risparmio a breve termine, tali risparmi potrebbero risultare compromessi nel lungo termine. Si consideri, ad esempio, il consolidamento dei server. Un’azienda può ottenere considerevoli risparmi consolidando i suoi server fisici: sono, infatti, possibili riduzioni dei costi hardware, per gli impianti di riscaldamento e condizionamento (Hvac), licenze e spazio occupato dai rack. Un’azienda che sceglie di rimandare un progetto di consolidamento solo a causa della complessità della migrazione si predispone tuttavia a perdere molto più. Inoltre, poiché le attrezzature obsolete tendono a essere meno efficienti e più soggette a errori, un’organizzazione che continui a fare affidamento su hardware meno recenti si esporrà a rischi inutili».

Come ovviare a questa situazione?

«Elaborando una strategia di migrazione efficace e investendo nelle applicazioni necessarie per far sì che il processo sia lineare e affidabile è possibile evitare molti dei fattori che agiscono come inibitori per passare a sistemi più efficienti e meno costosi. Le aziende devono comprendere che è necessario spendere per poter risparmiare. Investendo del tempo nello sviluppo di una strategia di migrazione dei dati e del denaro nell’acquisto di strumenti idonei, si può rendere la migrazione un processo sicuro e al contempo ridurre i costi. Per poter elaborare una strategia di migrazione è bene valutare non solo la struttura fisica, ma anche la criticità dei dati. Soluzioni come la replica basata sull’array offrono elevati livelli di sicurezza, ma sono anche molto costosi. Spesso un’applicazione per l’imaging del disco è migliore, offre gli stessi livelli di sicurezza ed è molto più economica».

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