La delocalizzazione It è embedded

Per fronteggiare la disoccupazione il governo svizzero nel dicembre scorso adottò una misura, a carattere temporaneo, che andava a ridurre il numero annuo delle autorizzazioni di dimora e di soggiorno di breve durata rilasciate a lavoratori provenienti da paesi non membri dell’Unione europea o dell’Associazione europea di libero scambio. La situazione potrebbe essere rivista all’inizio dell’estate, con un piccolo ritocco verso l’alto dei permessi, di solito accordati a personale qualificato e studenti.

La stampa elvetica (il sito swissinfo.ch) porta ora a conoscenza che a seguito della riduzione dei permessi Google ha lamentato una drastica riduzione dello staff di specialisti del proprio laboratorio di ricerca e sviluppo a Zurigo, che è centro di livello Emea e che probabilmente alcuni progetti dovranno essere trasferiti altrove se non sarà aumentato il numero dei permessi. In sintesi, in Europa Google ha bisogno di know how proveniente da paesi terzi.

Anche Ibm, che pure ha un centro in Svizzera, e Accenture, che pare abbia sospeso dei progetti perché gli specialisti It necessari per il loro svolgimento non hanno ottenuto i permessi, sono nella stessa situazione di Google.

La situazione può essere valutata seguendo due percorsi che si intersecano. C’è un Paese che nel contesto della propria sovranità ha pensato di porre rimedio alle difficoltà lavorative della popolazione interna chiudendo il rubinetto del lavoro estero, misura che accade sia invocata anche a queste latitudini. Misura che non solo non è bastata, ma che ha generato malcontenti e ha portato a evidenza una realtà, quella della delocalizzazione interna.

Si suole pensare che nel Continente il lavoro “terzo” sia quello meno qualificato, mentre si dà per assodata l’attribuzione del lavoro a personale specializzato solo nelle aree cosiddette “offshore”. Ora anche questa presunta verità è smontata: la delocalizzazione del lavoro It è oramai interna all’Europa. Embedded.