Job’s Anatomy

E’ la somma che fa il totale, anche nel caso delle tante componenti di Apple. Potrebbe dividersi in più aziende? Ipotesi non ufficiali sul futuro a breve termine.

Spesso, quando le cose vanno male, l’unica soluzione occidentale è una operazione chirurgica.
La Whipple procedure, in italiano duodenocefalopancreatectomia, è una complessa operazione che prevede l’asportazione di duodeno, testa del pancreas, colecisti e spesso una porzione di stomaco. Poiché se si formano cellule tumorali in quell’area la loro diffusione nel corpo è massima, non è infrequente che anche in caso di successo si rendano successivamente necessarie altre operazioni, in molti casi trapianti di fegato.
Queste sono le due operazioni alle quali è stato sottoposto Steve Jobs, secondo le fonti disponibili. Per la versione dell’unico testimone dovremo attendere l’uscita della biografia ufficiale affidata un anno fa a Walter Isaacson.

La forza dell’azienda
Parlare di quest’uomo fa sempre un certo effetto a chi ne ha seguito la storia: Jobs è stato l’unico tri-genio della storia dell’Ict, in questo surclassando se stesso: prima dell’iPhone era già l’unico bi-genio (Apple II e MacIntosh).
Tim Cook, Coo ma di fatto numero 2 di Apple, è ora in carica della gestione ordinaria. Difficilmente si potrà trovare un presidente migliore di lui. Ma la forza dell’azienda è il cervello di Jobs: “Apple non ha un vero laboratorio di ricerca”, disse Kevin Maney nel lontano 2009, e da allora non sembra che le cose siano cambiate radicalmente.
Ma questo non è un problema a breve termine. Quando Sculley lo buttò fuori da Apple, l’eredità intellettuale di Steve continuò a percolare dalle sue iniziative nei prodotti dell’azienda per molti anni, come lo stesso defenestratore riconobbe successivamente. Se possibile, stavolta l’accelerazione del genio è ancora maggiore e il vantaggio sulla concorrenza lontano da essere ricucito.

Anatomia della Mela
Gli azionisti di Apple, ma non solo loro, si interrogano sul futuro assetto dell’azienda. Come puro esercizio speculativo provo a fare qualche ipotesi: per non rendere pesante la lettura evito complesse frasi, usando tempi più semplici di condizionali a valanga. Sia chiaro che è solo un esercizio di stile, non un voler dare più forza.
Molto più ampio appare il problema architetturale, che mi sembra altri commentatori non abbiano ancora identificato. Via Jobs, la cosa che mancherà subito sarà il collante tra le linee di prodotto e le persone. Apple oggi non è un’azienda di computer, è un distributore di nuovi contenuti digitali, per la cui distribuzione prende una percentuale, che veicola su dispositivi dai quali -come sempre- riesce a far denaro.
Privato degli anticorpi di Jobs, il corpo della Apple avrà dei problemi. I condotti di collegamento saranno i primi a cedere, generando sostanze non bilanciate che metteranno in difficoltà gli altri organi. Il ridotto rendimento dei vari organi creerà una debolezza generale e qualche crollo localizzato, diminuendo la salute finanziaria dell’azienda.
Sarà allora necessario qualche intervento serio, sia di asportazione, sia di trapianto. L’organismo risultante sarà certamente diverso da quello originale ed avrà perso l’armonia che permetteva ad ogni componente di migliorare.
Se si trattasse di uomini, le conseguenze di questa situazione sarebbero chiare ed inevitabili. Trattandosi di aziende, tuttavia, sono possibili soluzioni alternative. In particolare, Apple potrebbe dividersi in svariate aziende di ridotte dimensioni, ciascuna con un solo business e tutte in lite per l’interpretazione sull’uso dei brevetti intellettuali.

La consistenza del sistema operativo
La prima attività ad avere difficoltà sarà quella relativa ai sistemi operativi, attività oggi legacy per eccellenza. Nel frattempo, senza far rumore, lo sviluppo di funzioni ed interfacce dei microprocessori -il vero vantaggio competitivo di queste attività- cadrà nel dimenticatoio, e da lì in breve tempo diminuirà il vantaggio rispetto alla concorrenza.
Poiché il genio tiene insieme tutto e genera anche la sensazione di appartenenza ad un ambiente speciale, finito quello anche il business dei Mac terminerà. D’altronde oggi la quota di mercato di questo dispositivo è molto alta rispetto a qualche anno fa.
Per quanto riguarda i Pad, della vera consistenza e sostenibilità del segmento ci renderemo conto tutti insieme, ed Apple seguirà le sorti generali. Se si riuscirà a sostituire i portatili con i tablet, lasciando l’attitudine a generare contenuti con mouse e tastiera e generando un mondo che si limita a scegliere opzioni, i pad continueranno ad essere una primaria fonte di reddito anche per la Mela. Ma senza la credibilità di Jobs difficilmente i produttori di componenti si legheranno all’azienda così tanto come adesso.
Nel frattempo l’iPhone vede un 2011 di tregua tecnologica. I nuovi accordi sono esclusivamente commerciali e non fanno prevedere nuove affascinanti tecnologie, che pure iniziano a farsi vedere (cito la ripresa 3D, che mi ha incuriosito recentemente). Bisognerà vedere se ci sarà mai un nuovo tecnorilancio di successo: si va verso la saturazione del mercato di fascia alta e convincere la gente a buttare oggetti costosi ancora funzionanti sarà impossibile, quindi il tavolo di gioco cambierà.

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