It, la pirateria costa all’Italia un miliardo l’anno

Secondo un’analisi Idc, il tasso di illegalità informatica nel nostro paese è del 49%, contro il 33% della media dell’Europa occidentale

Quasi un miliardo di euro di perdita annua nel comparto It, 80 milioni di euro nel settore musicale: due dati significativi che fanno sì che l’Italia si piazzi ai vertici della black list della pirateria.
Sono i numeri riportati da Assintel, l’associazione nazionale del settore Ict aderente a Confcommercio, che è particolarmente sensibile a questo problema e periodicamente promuove incontri e convegni per sensibilizzare il mercato e tutti gli utenti sul tema. «In una società in cui il comportamento illegale è ritenuto secolarmente una furbizia dai più – ha affermato in una di queste occasioni Andrea Ardizzone, direttore di Assintel – una capillare opera di educazione alla legalità, unita a un’intelligente politica dei prezzi, potrà contribuire a diffondere una nuova cultura virtuosa e utile sia al mercato che al Paese».

“Pirateria” è un termine di massima che comprende una molteplicità di violazioni dei diritti di proprietà intellettuale. Per ciò che attiene più strettamente al software, sono identificati vari tipi di pirateria. La pirateria degli utenti finali si verifica quando sono riprodotte copie di software senza autorizzazione e ha diverse forme: utilizzo di una copia concessa in licenza per installare un programma monoutente su più computer, copia fisica di supporti, uso di offerte di aggiornamento senza disporre di una copia legale, acquisto di software accademico oppure in versioni limitate o non in commercio in violazione delle condizioni previste dalla licenza d’uso. Inoltre, è possibile: violare le condizioni di licenza client-server, fare pirateria Internet, hard disk loading (ovvero quando si ha l’installazione su un pc nuovo di una copia illegale di un software e si propone come soluzione più completa) e così via.

Più vantaggi per tutti
Qualche mese fa, in occasione del convegno dal titolo “Pirateria: software, musica e video. Condotte lecite e violazioni”, organizzato da Assintel, Mario Leone Piccinni, maggiore della Guardia di Finanza, ha portato il seguente paragone: il passaggio di software piratato da grossista al dettagliante ha un ritorno del 900% quando un chilo di cocaina ha un ritorno di nove volte inferiore. Si tratta di un comportamento illecito, e per quanto conveniente resta tale, ma gli operatori del mercato invitano a riflettere anche su un altro aspetto e cioè sul fatto che gli operatori utilizzano software piratato, si muovono secondo politiche miopi, a corto respiro. Bsa – la Business software alliance, l’organizzazione attiva dal 1988 che raggruppa le maggiori aziende produttrici di 80 Paesi e che promuove la sicurezza e la conformità alle norme nazionali – ha recentemente presentato i risultati del suo studio realizzato a livello internazionale da Idc in cui si sottolinea che la riduzione della pirateria software in Italia, nell’arco dei prossimi quattro anni, rafforzerebbe considerevolmente il settore IT.

Lo studio della società di analisi ha infatti posto in risalto come il settore It già oggi offra un rilevante contributo all’economia italiana in termini di posti di lavoro, generazione di Pil e gettito fiscale. Nel 2011, infatti, le previsioni indicano dimensioni pari a oltre 240.000 posti di lavoro e quasi 28 miliardi di euro di fatturato per il settore IT (oltre il 6% in termini di contributo al Pil), oltre a circa 21,7 miliardi di euro di conseguenti entrate fiscali (dati al lordo di un tasso di pirateria informatica costante). Poter contare su un’ipotetica riduzione della pirateria software, pari a 10 punti percentuali in un arco di 4 anni (cioè un -2,5% all’anno) avrebbe un forte effetto moltiplicatore sui conseguenti vantaggi economici, generando nell’arco dei prossimi quattro anni ben 6.169 nuovi posti di lavoro, poco meno di 800 milioni di euro di nuove entrate per l’erario e oltre 2 miliardi di euro di ulteriore volume d’affari per il settore IT.

La cultura della legalità
«Quando un Paese si impegna per ridurre la pirateria software – ha commentato Luca Marinelli, presidente di Bsa Italia – ne derivano vantaggi sostanziali per tutti. Con maggiori e migliori opportunità di lavoro, un ambiente commerciale più sicuro e un accresciuto contributo economico da parte di un settore It già solido, la riduzione della pirateria software assicura benefici tangibili sia per il settore pubblico che per le economie locali». «Purtroppo – ha continuato Marinelli- dobbiamo rilevare che la velocità di decrescita del fenomeno non è la migliore rispetto agli altri Paesi. Spagna, Francia e Grecia hanno performance migliori delle nostre. Eppure, noi abbiamo una buona legislazione, il problema è rappresentato dal fatto che le norme non sempre sono applicate. Una prima e indispensabile attività deve essere svolta a livello di sensibilizzazione, per far capire l’importanza e il valore della proprietà intellettuale oltre che per diffondere la cultura della legalità. Una cultura che è molto più radicata in altri settori quali, per esempio, l’alimentare, dove i consumatori sono maggiormente attenti e indignati di fronte alla contraffazione».












La pirateria nell’Europa occidentale
(file. Pdf)






Un tasso di pirateria ancora troppo elevato
Secondo Idc, nel 2007 il tasso di pirateria in Italia è sceso dal 51 al 49% e si tratta di un tasso che è in decremento dall’anno precedente. Ma tale dato si deve raffrontare a un tasso medio d’illegalità nell’Europa occidentale pari al 33%. «Il mercato del software nel nostro Paese – ha fatto inoltre notare Fabio Rizzotto, research manager area IT di Idc – cresce più o meno del 4-5% all’anno, quindi una diminuzione della pirateria del 2% significa che si continua a perdere valore. Possiamo comunque rilevare che aumenta la consapevolezza circa l’importanza di questo fenomeno e anche delle opportunità che esso può offrire. E ciò vale naturalmente per tutti gli attori del mercato software, compreso il canale di distribuzione dei prodotti IT». Dai dati Idc, risulta che per ogni dollaro speso in pacchetti software legittimi vengono investiti ulteriori 1,25 dollari in servizi collegati quali installazione, formazione del personale e manutenzione. La maggior parte di questi investimenti spettano a società di servizi e aziende del canale operanti localmente, con la conseguenza che la parte preponderante dei benefici economici derivanti dalla riduzione della pirateria software rimangono all’interno del Paese.

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