Internet economy, l’Italia è promossa

Mate e Forrester Research hanno fotografato un sistema Paese in piena accelerazione. Maturo nel numero dei portali Web e nel traffico prodotto dai suoi navigatori. E in continua crescita per quanto riguarda lo sviluppo di nuovi servizi

Inesorabilmente in ritardo sulla scena mondiale
dell’It, l’Italia assumerà un ruolo da vera protagonista entro il prossimo anno.

Parola di Cliff Condon, group director di Forrester Research.
La seconda
edizione dell’Internet economy organizzata dalla società di ricerca americana in
collaborazione con Mate, che la rappresenta qui da noi, è stata l’occasione per
fare il punto della situazione. Nonostante il mercato di casa nostra non abbia ancora raggiunto la piena
maturità a proposito di parco installato pc e di acquisti realizzati tramite
Internet, il business prodotto attraverso il Web sarà una realtà entro
breve.
Secondo Daniele Gerundino, amministratore delegato di Mate: «La bolla
speculativa e l’euforia dei mercati legata all’era digitale si è definitivamente
afflosciata. A livello internazionale quella che si sta aprendo adesso è una
fase che potremmo definire “Dynamic Trade”. Si tratta di una fase destinata a
impattare profondamente su struttura dei costi, produttività e time to market
delle aziende. Dal prodotto si passerà, sempre più spesso, al servizio, mentre
la domanda che guida la produzione diventerà la regola. In questo modo si
otterrà un avvicinamento ottimale del prezzo rispetto alle condizioni del
mercato».
Conditio sine qua non perché tutto ciò possa realizzarsi – specie
nel nostro Paese – saranno sia lo sviluppo delle infrastrutture, sia il
massiccio ingresso di capitali nel settore e una sensibile crescita degli
investimenti da parte delle aziende. «A corollario di tutto ciò – ha
sottolineato Gerundino – dovrà letteralmente verificarsi sia l’esplosione della
connettività e dell’uso di Internet, sia dell’offerta dei servizi legati alla
Rete».
Tutti fattori sui quali l’Italia sembra poter contare, visto e
considerato che, secondo dati Forrester, il traffico via modem supererà, entro
la fine di quest’anno, quello prodotto attraverso la fonia tradizionale. A oggi,
inoltre, tre dei maggiori provider che operano nel nostro Paese dichiarano di
poter contare su oltre 6 milioni di abbonati Internet. Questo significa che ci
sono almeno oltre 4 milioni di famiglie italiane collegate alla Rete che
navigano per una media di 7 ore settimanali. Anche a livello di capitali
investiti la situazione si fa rosea: le società quotate al Nuovo Mercato a marzo
di quest’anno sono salite a quota 42, mentre solo a settembre 2000 erano 27.
Inoltre, gli investimenti in aziende high tech, durante lo scorso anno, sono
stati oltre 250, per un valore superiore ai 1.000 miliardi di lire.
«Tutto
questo – ha aggiunto Gerundino – ha prodotto conseguenze immediate in termini di
sviluppo dell’economia digitale nel nostro Paese. Informazione, entertainment e
servizi finanziari sono per ora le forze trainanti della realtà nostrana».

Rispettando le previsioni di mercato, anche la pubblicità online nel 2000 è
cresciuta superando gli oltre 180 miliardi di lire.

Ma anche il B2B si muove. Mate e Forrester Research registrano
infatti lo sviluppo e la proliferazione di siti Internet di questo tipo, anche
se per ora si tratta soprattutto di un fenomeno in fase di
sperimentazione.
«Quello che registriamo – ha concluso Gerundino- è il netto
incedere di portali di tipo verticale e marketplace come espressione di realtà
istituzionali e associative. Al momento, quelli censiti dall’Osservatorio per il
Commercio Elettronico in Italia a cura di Mate sono circa 60. Senza ombra di
dubbio, in tutto questo le Pmi italiane potranno esercitare uno straordinario
effetto “pull” per la diffusione e il consolidamento dell’Internet economy anche
da noi».

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