Il marketing della sicurezza

Il gruppo di lavoro di Rosi rivendica la scelta del nome, concordata dopo lunghe riflessioni. Già da solo, quell’acronimo indica una metodologia robusta.

La scorsa settimana abbiamo dedicato un editoriale a Rosi, l’iniziativa volta a misurare il ritorno economico di un investimento in sicurezza informatica. L’articolo è stato ben accettato dai destinatari, che hanno tenuto a commentare l’approccio e i contenuti, esprimendo piena soddisfazione. Ringraziamo sentitamente perché gli editoriali richiedono un taglio tra il cinico e il polemico che non sempre viene apprezzato, come in questo caso.

Entrando appieno nel meccanismo, Paolo Giudice, Segretario Generale Clusit, ha voluto cogliere l’occasione per rispondere alla provocazione finale e aggiungere qualche informazione.
“Visto che chiudi il pezzo con una domanda, d’accordo con il gruppo di lavoro provo a spiegarti perché non è stato reso visibile un ulteriore sforzo di marketing. E forse la risposta è proprio nel marketing stesso”, inizia Paolo.
“Seppure il Rosi non sia diffuso quanto il Roi, è comunque un acronimo riconosciuto dalla comunità internazionale che si occupa di sicurezza informatica”.
In effetti proprio su questo punto avevo espresso le mie perplessità, in quanto il Rosi è sì noto, ma non come un successo. Il gruppo di lavoro concorda con la tesi dell’articolo, invertendo però le due frasi: seppure non sia stato un gran successo, il termine Rosi è noto nel settore e comunica uno specifico approccio al problema.

“Parlando di cose complesse e di un’iniziativa prima in Italia e forse non solo”, continua Giudice, “si è ritenuto di adottare una terminologia standard per gli addetti ai lavori, in modo da entrare subito nel merito ed evitare lunghi preamboli” .

Era presumibile che la scelta del nome fosse ponderata, ma non era noto quanto lo fosse stata. Orbene, “Nel novembre scorso il tema che tu sollevi è stato affrontato diffusamente, ma alla fine si è deciso di non procedere a voli pindarici creativi proprio per le ragioni di cui sopra. Trattandosi di un acronimo standard, si presume che gli esperti già lo conoscano e allora bisogna comunicare che anche in Italia ci si sta adoperando in questa direzione”.
Ben vengano le metriche, soprattutto se sono precedute da un’analisi forte e standard e seguite da un po’ di conversazione in rete.
E c’è qualcosa di meglio di un articolo? Sì: due articoli.

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