Il cloud nel villaggio globale

Non è più tempo di killer application, c’è un modo di usare l’It che diventa messaggio.

All’insorgere del fenomeno del cloud computing in modo palese, all’incirca due anni fa, furono in molti, nel mondo dell’industria It, a chiedersi quale sarebbe potuta essere la sua killer application, ossia l’applicazione di successo, in grado di fare da stampo alle altre.

Di volta in volta ne fu invocata una.
Dapprima, sotto l’influsso del retaggio Asp, si guardò all’ambito gestionale; poi fu la volta della collaboration; ora pare si pensi al fattore computazionale, alla calcolo condiviso.
Ma non ne sono state trovate, anche se la materia è opinabile e non c’è una giuria che determina lo status.
Una spiegazione può venire dal fatto che non sia più tempo di killer application per come le abbiamo vissute sinora.

La sensazione che si ha è che adesso tutto l’ecosistema cloud sia killer, come ha ben esternato Steve Garnett al CeBit

e che le varie aree di applicazione disegnino un mondo diverso, al momento parallelo. Però l’incrocio fra l’ambito cloud e quello tradizionale potrebbe avvenire in modo sistematico. Laddove già accaduto, ci giunge notizia di svolte decisive.

È quindi il metodo e non lo strumento a essere “killer”, in senso determinante.

Le applicazioni non cambiano destinazione d’uso e non cambia nemmeno la matrice, umana, che le crea.
Cambiano solo il mezzo e la sua percezione collettiva.
Parafrasando McLuhan, oggi il cloud è il messaggio.

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