Il Ceo chiede a Nokia di essere vecchia

La casa finlandese ha nei geni la capacità di reinventarsi e deve tirarla fuori.

Stephen Elop non è finlandese, è canadese, ma coi finnici ci deve lavorare, essendo il Ceo di Nokia da qualche mese.

In questo periodo avrà senzameno avuto modo di conoscere alcuni tratti del popolo nordico: la capacità di reazione, di non abbattersi, il radicalismo delle scelte, anche quelle totali (leggasi: suicidi), la concretezza insomma.
Domani presenterà la nuova strategia della società e sul Wall Street Journal esce un documento che ha spedito al suo management in ordine all’annuncio.
Contiene la metafora di quello che è su una piattaforma petrolifera nel Mare del Nord che sta andando a fuoco di notte e che deve dedidere se spegnere l’incendio o se buttarsi a mare e cercare una via di salvezza.

Il motivo di questo stato di cose è intuibile: il successone di Apple e ancora di più quello di Android hanno minato la forza che Nokia ha da anni avuto su tutto il mondo della comunicazione wireless.
Di più: la scelta di Symbian come piattaforma non è stata seguita dal mondo degli sviluppatori di applicazioni. La sintesi: gli smartphone Nokia non tirano il gruppo come hanno fatto i cellulari al tempo 1.0.

Per Elop Nokia deve ripartire, con forza e slancio.
Deve cambiare.
Cioè essere vecchia.
Per riuscire, infatti, può scavare nel suo passato e riscoprire tutte le volte che si è reinventata e che sono state tante.
Per passare dagli stivali di gomma ai cavi, dai televisori ai telefoni cellulari ed essere vincenti ci vogliono capacità di adattamento e intuizione.
La vecchia Nokia ha saputo farlo tutte le volte. Al netto dei numeri e dei sentiment, Elop e i suoi hanno bisogno che il genoma di Espoo ritorni in auge.

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