Ibm Shark perde l’handicap di peso e costo

Messa sotto pressione dai concorrenti nel mercato dello storage, Big Blue ha apportato alcune importanti modifiche ai dischi utilizzati nell’array Shark.

Sotto la pressione dei suoi concorrenti nel mercato dello storage, Ibm ha apportato alcune importanti modifiche ai dischi utilizzati nell’array Shark. Con queste novità il sistema di memoria di massa raddoppia le capacità potenziali e riduce fino al 50% i prezzi per le diverse configurazioni. Big Blue dovrebbe annunciare la disponibilità di dischi da 72 Gb, il doppio rispetto alla massima capacità dei supporti precedentemente forniti per lo Shark. Nonostante la crescita della penetrazione dei prodotti Ibm in questo mercato, rilevata anche dalle ultime indagini di Idc, Ibm finora non è stata in grado di superare le offerte dei suoi rivali in termini di memoria complessiva delle sue soluzioni. Emc e Hitachi sono sempre stati un gradino più in alto. Ora l’arrivo dei nuovi supporti riduce in modo sostanziale il gap di capacità e garantisce una convenienza in linea con le offerte concorrenti. La cosa sorprendente è che il disco da 72 Gb che verrà installato a bordo degli Shark non viene prodotto da Ibm ma da Seagate ed è la prima volta che l’array non prevede l’uso di tecnologia sviluppata dalla stessa Big Blue. Ibm non ha spiegato le ragioni di questa scelta, che pesa negativamente su un prezzo finale che avrebbe potuto essere ancora più interessante. Fino a oggi la capacità massima di un sistema Shark era stata di 11 terabyte, contro i 27 dell’Hitachi Lightning e i 37 del Symmetrix di Emc (la quale, sostiene tuttavia Ibm, riesce ad arrivare a tale limite solo in virtù del tipo di livello Raid utilizzato). In futuro Shark supporterà fino a 22 Tb di memoria, a fronte di una utilizzazione media da parte dei clienti attestata, secondo le ultime stime, intorno ai 3 o 4 Tb.

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