Ibm, la maglia gialla

Pedalare forte, guardandosi dai concorrenti. Così si vince la gara. Anche sul mercato Linux

31 luglio 2003 Lance Armstrong e Ibm sono accomunati dallo stesso destino, tipico dei grandi.
Il corridore texano ha vinto il suo quinto Tour de France con la stessa forza con cui la casa di Armonk ha indirizzato il mercato It verso Linux.
Entrambi hanno fatto investimenti, alla stessa stregua, ed entrambi sono accerchiati “dal nemico”, a testimonianza che hanno colto nel segno.
Il campione delle due ruote ha deciso, sei anni fa, che la propria capacità doveva esprimersi nel vincere, per il periodo più lungo possibile, la corsa più famosa al mondo.
E cosi’ è stato.
Armstrong ha vinto dapprima la battaglia con la vita. Poi ha inforcato la bicicletta e ha pedalato forte. Tanto forte che qualcuno ha pensato che la spinta gliela dava qualche additivo, oltre alla forza di volontà e alla capacità di gestire le proprie forze. Non essendo riuscito a dimostrare la prima ipotesi, si è dovuto accontentare della seconda.
L’ultimo tour, poi, è stato emblematico in questo senso. Armstrong ha dovuto riprendersi dalle proprie cadute e da quelle degli altri, anche cambiando strada all’improvviso, e ha dovuto guardarsi dai concorrenti misurando attentamente anche le loro forze.
La sua di forza, è stata quella della consapevolezza di essere il primo, ma in un contesto in cui gli altri, molti, avevano un ruolo complementare alle sue vittorie. Senza gli altri, senza il loro contributo combattivo, la vittoria di Armstrong non avrebbe avuto alcun valore.
Perché la civiltà è mangiare in molti nello stesso piatto.
Come con Linux.
Lo stesso assunto, siamo pronti a giurarci, è quello che ha animato il rilancio di Ibm, la società che ha deciso, tre anni fa, che Linux avrebbe rappresentato il futuro dell’informatica globale. E ci ha investito un miliardo di dollari, a mo’ di fideiussione.
Oggi accade che il successo di Linux, come idea, è planetario. Se tutti conoscono Linux, è, anche, merito di Ibm. E lo dimostrano le diatribe che si creano attorno all’immagine dell’Os, come quelle che riguardano Sco che accampa diritti di primogenitura. O come le crescenti attenzioni che il mondo del government. O come, ancora, i “depistaggi” degli avversari, tipo Microsoft, e i “fiancheggiamenti” degli hacker, che attaccano solo un fronte dello scenario It, quello di Windows.
Tutte le cose e tutti gli attori sono funzionali al successo dell’open source. Anche chi, apparentemente, vuole mettergli un bastone fra le ruote.
La corsa di Linux è come quella del Tour: tutti a scalare le asperità, tutti, a volte, a battersi in una volata, perché il percorso cambia strada facendo. Ma un vincitore c’è già.
E si conferma da tre anni.

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