I professionisti dell’Ict risentono della crisi del mercato

L’indagine 2003 (condotta con il supporto di Assinform e Ictsquare) conferma il clima di stallo (per alcuni, di recessione), che sta vivendo il settore e l’economia nazionale in generale. Nelle pagine seguenti presentiamo i risultati relativi all’evoluzione di stipendi, carriere e formazione.

 


 


Ampliare gli orizzonti, mettendo a confronto esperienze e punti di vista diversi, è stato lo spirito che quest’anno ci ha spinto a coinvolgere Assinform e Ictsquare nell’indagine che il nostro settimanale conduce, ormai da tredici anni, sulle professioni dell’Ict. La collaborazione con Assinform, (l’Associazione nazionale, aderente a Confindustria, delle principali aziende del settore Ict) e con Ictsquare (il primo portale italiano realizzato per la comunità dei professionisti dell’Ict), ha portato non solo un significativo contributo in fatto di visibilità, ma anche un arricchimento per quanto riguarda le figure professionali più diffuse (salite a 19 rispetto alle 10 dell’indagine 2002) e le informazioni relative alla carriera.


Questo fatto ha contribuito notevolmente alla buona riuscita dell’iniziativa, che ha visto l’adesione di numerosissimi addetti del settore (oltre 540 i questionari inviati), che hanno risposto alle articolate domande della nostra inchiesta sull’evoluzione delle professioni e carriere nel mondo Ict in Italia. Le risposte raccolte (tra fine maggio e tutto giugno) rappresentano dati e opinioni di persone singole, che avevano l’obbligo di registrarsi e i cui dati anagrafici sono stati verificati e convalidati.


Prima di entrare nel merito dei risultati emersi, va inquadrato il contesto lavorativo in cui ha operato il nostro campione. Gli ultimi 12 mesi, in effetti, hanno sicuramente messo a dura prova i professionisti dell’Ict. Le società, fiaccate da una situazione generale di stallo dell’economia, se non di recessione in certi settori, hanno dovuto rivedere in continuazione i budget di spesa e, spesso, ridimensionarli molto più delle previsioni iniziali. E dalle analisi di mercato è chiaramente emerso che una delle aree che ha rallentato, se non fermato, i progetti di crescita è stata proprio quella dell’It, nonostante gli esperti vadano dichiarando a ogni convegno che è proprio nei momenti di crisi che si deve investire in soluzioni strategiche come quelle dell’Ict, necessarie per aumentare la competitività. Ma la maggior parte delle aziende, sorde a questi consigli, piuttosto che avviare nuove iniziative e investimenti in tecnologie emergenti e Web oriented, hanno preferito consolidare quanto già avevano in casa o esternalizzare alcune funzioni dell’It, in particolare quelle che non erano in grado di supportare internamente i nuovi sviluppi del business. In un contesto come quello attuale, con budget ridotti e contenimento dei costi, i responsabili dell’It (Cio) hanno dovuto rivedere le strategie, ottimizzare l’organizzazione interna e, purtroppo, in molti casi rinunciare anche a più che necessari programmi di formazione per le proprie persone, in particolare tecnici. Non stupisce, quindi, se si vuole fare un immediato raffronto con i risultati dell’indagine condotta da Linea Edp nel 2002, che quest’anno sia aumentata la percentuale di chi ha dichiarato che gli stipendi sono rimasti "invariati". Oggi, piuttosto, se non ci sono le competenze interne necessarie, si ricorre una tantum a consulenti o specialisti esterni, i cui costi a giornata si sono drasticamente abbassati rispetto al periodo del boom di Internet. Di conseguenza, in questi due ultimi anni è significativamente calata la richiesta di figure innovative in ambito Web, la cui scarsa presenza è anche confermata dalla nostra indagine. Eppure, per il rilancio del Sistema Paese, l’Ict è strategica e lo conferma il fatto che i Paesi che più spendono in tecnologie e in ricerca hanno di solito il Pil più alto. Per anni si è creduto che per innovare la produzione bastasse semplicemente automatizzare i processi, investendo in macchinari piuttosto che in manodopera.

Un mercato in evoluzione


Oggi le necessità e i ritmi del mercato sono notevolmente cambiati ed è ormai vitale rivedere, con un nuovo approccio, strategie, procedure e organizzazione, per riuscire a identificare quanto l’end user chiede. In quest’ottica, il ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, Lucio Stanca, si sta attivamente impegnando per diffondere la cultura dell’innovazione, che coinvolga non solo le aziende, soprattutto le Pmi, più restie al cambiamento, ma anche i cittadini, cercando di incentivare (anche con contributi economici) presso i giovani l’uso quotidiano delle tecnologie Web. In questo processo di rinnovamento, un grande contributo è atteso dalla Pubblica amministrazione, che per prima deve modernizzarsi per essere a sua volta in grado di stimolare in questa direzione l’attività produttiva nazionale. In questa fase di grande fermento, è emerso chiaramente come le risorse umane siano l’elemento cruciale che può determinare il successo o il fallimento delle nuove strategie avviate dalle imprese. Perché, infatti, non basta introdurre in azienda tecnologie innovative, per migliorare il modo di approcciare il business, se tutti i dipendenti non sono preparati al cambiamento. E naturalmente, questo discorso vale ancor più per i professionisti dell’Ict, che hanno un ruolo importante in questo processo di rinnovamento.

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