Eurisko: il consumatore ha voglia di nuovo, ma l’offerta è vecchia

L’analisi della società di ricerca. Oggi più che mai c’è bisogno e voglia di innovazione

Il consumatore sta ritrovando la fiducia, trova una nuova spinta verso il consumo che si infrange però di fronte alla mancanza di innovazione dell’industria. Cinqueminuti, la newsletter mensile di Gfk-Eurisko, fotografa così la situazione dei consumatori che se da una parte registrano il compiacimento per la quasi deflazione dall’altra si trovano di fronte a una brusca frenata nel processo di inserimento di nuovi prodotti secondo quanto emerge dagli indici di innovazione 2009 nei prodotti durevoli.


“Questo ed altri segnali rivelano grande prudenza, quasi stasi, verso il nuovo, nonostante un consumatore utente desideroso di novità – osserva l’istituto di ricerca che prosegue – Oltre 13 milioni di consumatori italiani – soprattutto nei segmenti più dotati socio culturalmente – sono desiderosi “di nuovo, ma il sistema paese non risponde. Non risponde né come innovazione di prodotto, né come innovazione di processo. Una sorta di paradosso frena il pensiero di ripresa: gli attori – le grandi marche ad esempio – sono restie a credere alle propensioni del consumatore (credono che il sentiment sia flatus vocis!). Le élite che gestiscono le imprese si rendono conto che è giunto il momento di gettare il cuore oltre l’ostacolo, ma hanno paura, non vogliono rischiare: sanno ciò che andrebbe fatto, ora, ma non hanno il coraggio di farlo. Si potrà rompere questo cerchio che sta bloccando la ripresa? Noi crediamo di sì, con progetti imprenditoriali basati su senso di responsabilità e orgoglio. All’interno di una strategia di medio-lungo termine. Mai rinunciando alla qualità vera e all’investimento sul prodotto come capo d’opera. Ma tutto questo stenta ad accadere”.



I nuovi desideri della domanda non trovano riscontro in un’offerta che si muove in continuità con il passato.
“Così assistiamo, oggi, ad una domanda innovativa che impatta su imprese resistenti al nuovo, timorose di rischiare”.



“Forse – conclude Eurisko – la spinta decisiva sarà data dalla probabile evoluzione postindustriale green. Forse dalle nuove valorizzazioni di marketing territoriale. Forse dai nuovi consumi culturali che dovranno forzatamente allearsi facendo sistema tra pubblico e privato. Forse grazie ai dieci-cento-mille Expo di valorizzazione del buono e del bello del made in Italy”.

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