Deutsche Telekom tira i remi in barca

Dopo aver annunciato debiti per 64,2 miliardi di euro e previsto ingenti perdite per il Q3 dell’esercizio fiscale in corso, il colosso tedesco annuncia la vendita di numerosi asset non-core e nuovi tagli

12 novembre 2002 Insieme ai risultati finanziari del terzo trimestre Deutsche Telekom potrebbe presto annunciare una nuova riduzione dei costi e la vendita di alcuni asset non-core. Il tentativo sarebbe di rientrare di quei 64,2 milioni di euro di debiti annunciati recentemente e per i quali sembrano rendersi necessarie nuove strategie, visto che le perdite nette legate al Q3 dell’esercizio fiscale in corso si preannunciano intorno agli 1,28 miliardi di euro. Ad annunciarlo, il settantaduenne Helmut Sihler, Ceo della società, ormai prossimo alle dimissioni. Intanto, però, secondo indiscrezioni pubblicate sul quotidiano tedesco Handelsblatt, l’azienda avrebbe fatto sapere di non aver alcuna intenzione di mettere in vendita VoiceStream o di fondere la divisione, ora denominata T-Mobile Usa, con Cingular Wireless, a sua volta controllata da Sbc Communications e BellSouth.

Ma tornando alle previsioni per il terzo trimestre, i guadagni attesi prima di interessi, tasse, deprezzamento e ammortizzazioni, dovrebbero attestarsi intorno ai 4,13 miliardi di euro, rispetto ai 4,09 del medesimo periodo dell’esercizio precedente. Stando agli analisti di mercato le vendite dovrebbero, inoltre, crescere del 6,7%, fino a raggiungere quota 13,4 miliardi di euro.
Le previsioni per l’intero anno fiscale non sono rosee e per compensare le perdite Deutsche Telekom starebbe seriamente considerando l’idea di vendere le proprie azioni possedute nella divisione Internet della tedesca T-Online International, in Oao Mobile TeleSystems (operatore wireless russo), e in DeTeMedien, attiva nel business delle Pagine Gialle. Inoltre, la stessa Dt sarebbe pronta a cedere il 25% delle azioni possedute in Pt Satelit Palapa Indonesia, per 325 milioni di dollari, e a considerare la cessione di altri business situati in Asia. A chiudere il quadro, l’annuncio del licenziamento di 55mila dipendenti, da attuare da qui al 2005.

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