Così l’Irlanda del Nord attrae gli investimenti stranieri

Il ministro dell’economia Nigel Dodds spiega i motivi che convincono le aziende Ict Usa a investire nel suo Paese

L’anno prossimo, il 10 aprile, ricorrerà il decimo anniversario del Good friday agreement, l’accordo del venerdì santo che decretò la fine delle ostilità tra l’Ira e il governo dell’Irlanda del Nord. In questi dieci anni gli irlandesi non hanno pensato a leccarsi le ferite ma stanno realizzando una crescita economica eccezionale grazie anche alla collaborazione tra le due opposte coalizioni.

In particolare, per il 2007 è prevista una crescita del Pil superiore alla media dei Paesi dell’area Euro (+2.5% contro il 2.0%) e di Germania e Francia. Il tasso di disoccupazione è in continua decrescita e raggiungerà il 4.7% nel periodo luglio/settembre 2006, al di sotto del tasso della Gran Bretagna, attestatosi nello stesso periodo sul 5.6%. Gli impieghi nello stesso periodo hanno raggiunto quota 759mila dei quali 555mila nel solo settore dei servizi.

Negli ultimi dieci anni l’Irlanda del Nord ha realizzato una crescita dell’occupazione seconda solo a quella dell’area londinese. Altro dato interessante, l’età media dei lavoratori è crescita dell’8% e crescerà ancora di 2.8 punti percentuali nei prossimi dieci anni. Se questo, da una parte, può significare un alto livello di professionalità, dall’altra, accostato al fatto che un quinto delle risorse lavorative non ha nessuna qualifica professionale, è un dato su cui lavorare.

Le ultime elezioni in Irlanda del Nord, tenutesi qualche mese fa, hanno portato Nigel Dodds, del partito di maggioranza Dup (Democratic Unionist Party), a occupare l’importante e strategica sedia di Ministro dell’economia. È lui stesso che ci comunica dell’investimento di Fujitsu, una delle aziende Ict straniere che con Seagate e Sap ha creduto da subito alle potenzialità dell’Irlanda del Nord, che porterà alla creazione di 300 posti di lavoro.

A questo annuncio ha fatto seguito quello della americana Wombat Financial Software che creerà altri 77 posti di lavoro. Il settore dell’Ict ha contribuito maggiormente alla creazione di nuovi progetti, veicolati attraverso l’agenzia governativa Invest Northern Ireland. Complessivamente tra aprile 2003 e gennaio 2007 sono stati avviati 5600 progetti contro i 500 dei servizi finanziari. In Irlanda del Nord sono presenti 723 aziende Ict che impiegano 11194 persone.

L’Irlanda del Nord risulta decisamente interessante per gli investimenti stranieri, in particolare per le aziende americane che hanno avviato 3131 progetti dei 5600 totali. Altrettanto non sembrerebbe per le aziende italiane, come quelle spagnole, totalmente assenti dai grafici riassuntivi.

I motivi del forte interesse degli Usa ce li spiega direttamente il Ministro Nigel Dodds: “Finalmente ci mostriamo politicamente solidi rispetto ai Paesi e agli investitori stranieri, che ora guardano all’Irlanda del Nord come una nazione affidabile. Il turismo, in particolare, si sta dimostrando un ottimo veicolo di comunicazione per i manager stranieri, in particolare americani“.

Il Ministro, inoltre, definisce i valori alla base della crescita: “certamente le persone, aperte e altamente professionali, in secondo luogo la lingua e le affinità culturali con i Paesi anglosassoni da una parte e l’appartenenza all’Unione Europea dall’altra. Ancora, la convenienza di investire qui rispetto alle altre regioni inglesi”. Il costo della vita, infatti, è notevolmente inferiore sia all’area londinese che alla repubblica di Irlanda (Eire) e costo degli impiegati è mediamente inferiore di almeno il 30% rispetto alla stesse aree. Inoltre, altro punto fondamentale è la vicinanza tra l’aeroporto internazionale George Best di Belfast con quello di Boston, appena 5 ore di volo.

L’unico punto critico da risolvere per battere la fortissima concorrenza dell’Eire è la fatidica Corporation Tax che consente alle aziende straniere un abbattimento delle tasse del 12,5%. “Stiamo lavorando di comune accordo con tutte le forze politiche per trovare una soluzione – afferma il ministro”. Ma la soluzione non sembra facile, sia perché il nuovo Primo Ministro inglese, Gordon Brown, agevolando l’Irlanda del Nord si troverebbe a fare i conti con le altre regioni autonome britanniche, Galles e Scozia, e sia perché l’Unione Europea si troverebbe nella stessa situazione nei confronti degli altri Paesi membri.

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