Contribuenti.it: cresce l’evasione in Italia

A febbraio le stime parlano di un aumento del 6,8%

A febbraio l’imponibile evaso in Italia è cresciuto del 6,8% rispetto allo stesso bimestre del 2008 ed ha raggiunto l’ammontare di 333 miliardi di euro l’anno. In termini di imposte sottratte all’erario siamo nell’ordine dei 126,1 miliardi di euro. È questa la stima calcolata da Krls Network of business ethics per conto di Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani elaborando dati ministeriali, dell’Istat, della Banca d’Italia e dello Sportello del Contribuente.
Cinque sono le aree di evasione fiscale analizzate: l’economia sommersa, l’economia criminale, l’evasione delle società di capitali, l’evasione delle big company e quella dei lavoratori autonomi e piccole imprese.

La prima riguarda l’economia sommersa che sottrae al fisco italiano un imponibile di circa 125 miliardi di euro l’anno. L’esercito di lavoratori in nero è composto da circa 2,2 milioni. Di questi 850.000 sono lavoratori dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro. Si stima un’evasione d’imposta pari a 30 miliardi di euro.

La seconda è l’economia criminale realizzata dalle grandi organizzazioni mafiose che, in almeno 3 regioni del Mezzogiorno, controllano buona parte del territorio. Si stima che il giro di affari non “contabilizzati” si attesta sui 120 miliardi di euro l’anno con un’imposta evasa di 40 miliardi di euro.
La terza area è quella composta dalle società di capitali, escluso le grandi imprese. Secondo i dati ministeriali e dello Sportello del Contribuente, il 79% circa delle società di capitali italiane dichiara redditi negativi (52%) o meno di 10 mila euro (27%). In pratica su un totale di circa 800.000 società di capitali il 79% non versa le imposte dovute. Si stima un’evasione fiscale attorno ai 17,3 miliardi di euro l’anno.
La quarta area è quella composta delle big company. Una su tre chiude il bilancio in perdita e non paga le tasse. Inoltre il 94 % delle big company abusano del “transfer pricing” per spostare costi e ricavi tra le società del gruppo trasferendo fittiziamente la tassazione nei paesi dove di fatto non vi sono controlli fiscali sottraendo al fisco italiano 30 miliardi di euro. Inoltre, negli ultimi cinque anni, le 100 maggiori società del paese hanno ridotto del 5 per cento le imposte dovute all’erario grazie all’uso di conti offshore.

Infine c’è l’evasione dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese dovuta alla mancata emissione di scontrini, di ricevute e di fatture fiscali che sottrae all’erario circa 8,8 miliardi di euro l’anno.
In testa a febbraio 2009, tra le regioni, dove sono aumentati numericamente gli evasori fiscali, risulta la Lombardia, con +12,3%. Secondo e terzo posto spettano rispettivamente al Veneto con + 11,6% e alla Campania +7,6%. A seguire il Lazio con +7,2%, la Liguria con +6,3%, l’Emilia Romagna con +6,1%, la Toscana con +5,8%, il Piemonte con +5,5%, le Marche con +5,4%, la Puglia con +5,3%, il Molise con +4,4%, la Sicilia con +4,3% e il Trentino Alto Adige con +4,2%.

La Lombardia, anche in valore assoluto, ha fatto registrare il maggior aumento dell’evasione fiscale. In percentuale, il dato lombardo aumenta, rispetto allo stesso bimestre del 2009, di circa il 11,7%.

“Per moltissimo tempo famiglie e imprese miliardarie sono sfuggite al Fisco in Italia – afferma Vittorio Carlomagno Presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani – Per questo bisogna fornire al fisco nuovi e più efficaci strumenti d’indagine. L’evasione fiscale è diventato lo sport più praticato dagli italiani. Per combattere l’evasione fiscale bisogna procedere all’integrazione delle banche dati, aggiornare lo strumento del redditometro che risale al 1992, estendere gli studi di settore alle grandi imprese, banche ed assicurazioni, costringere gli istituti di credito a chiudere le loro filiali offshore, impedendo di effettuare operazioni finanziarie nei paradisi fiscali e soprattutto riformare la riscossione che non riesce ad incassare neanche il 10% dell’imposta accertata.
Con un solo anno di tasse evase grazie ai paradisi offshore – continua Carlomagno – saremmo in grado di recuperare i 50 miliardi di euro necessari per avviare ricostruire l’Abruzzo, rilanciare l’economia ed avviare il federalismo fiscale”.

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