Consigli da chi la concorrenza cinese la conosce bene

Asustek è un’azienda taiwanese che oggi produce in Cina. Dall’esperienza di Leo Chen, country manager per l’Italia, qualche riflessione in merito

Gennaio 2006, Leo Chen, country manager di Asustek Computer, vive
in Italia con la sua famiglia da circa due anni. Nato a Taiwan (che cinese
è, anche se lo stesso Chen fa osservare che «nonostante
le radici culturali comuni le differenze tra noi e i cinesi sono varie
e legate a una diversa educazione e mentalità, che credo possano
influenzare anche il modo in cui vediamo e viviamo questo Paese»
)
il manager parla un italiano ancora incerto, ma è giusto che sia
così: quanto ci metteremmo noi a imparare il cinese? E per capire
meglio come un orientale si trova nel nostro Paese gli abbiamo rivolto
qualche domanda.

Dall’alto
di uno stile discreto e riservato lui risponde che «l’Italia
è un Paese noto in tutto il mondo per la creatività. Posso
solo aggiungere che la mia esperienza professionale e di vita nella vostra
Penisola è assolutamente positiva e mi considero molto fortunato
di poter lavorare in questo Paese»
. Detto ciò Chen non
può fare a meno di osservare come sia tutto molto positivo, a parte
«le procedure burocratiche italiane che richiedono a volte tempi
di attesa davvero lunghi»
.

Differenze tra la cultura italiana e quella taiwanese ce ne sono sicuramente:
«Gli italiani sono particolarmente portati verso la creatività
e il design, mentre i taiwanesi sono insuperabili nel definire le tecnologie
più idonee per ottenere cicli produttivi efficienti, un elevato
livello qualitativo e un prezzo competitivo. Ma è forse questa
differenza che rende l’incontro tra le due culture un fattore di crescita
comune e di arricchimento individuale. Sono molto orgoglioso del mio staff
in Italia e non nascondo che molte iniziative e piani marketing adottati
da Asus a livello worldwide siano stati suggeriti proprio dalla filiale
italiana»
.

E sulla competizione Italia/ Cina come Paese, riesce a evidenziare
quali possano essere le aree di incontro, più che di scontro?

La competizione tra Italia e Cina avviene fondamentalmente sul piano del
prezzo. Esso da solo, però, non è in grado di determinare
il successo di un prodotto sul mercato che è, infatti, fortemente
influenzato anche da altri fattori importanti come il design e le politiche
di marketing. L’Italia, come gìà detto, è famosa
in tutto il mondo per design e creatività. Questi fattori rappresentano
certamente il principale valore aggiunto dei suoi prodotti. Non a caso
sono numerosissimi i brand italiani famosi in tutto il mondo.

Il punto di forza della Cina, contrariamente all’Italia, non è
certamente il design e l’estro dei progettisti, quanto, invece,
la capacità produttiva. Una strategia vincente per l’Italia,
quindi, potrebbe essere quella di far piena leva sulla propria abilità
creativa, producendo, però, in Cina. A questo proposito si possono
citare numerose case history di successo, Tra cui Dell, Hp, Nike, Sony
e Toshiba che, una volta concettualmente sviluppati i propri prodotti
in Usa o Giappone, hanno localizzato la produzione in Asia per aumentare
la loro competitività.

Parliamo della vostra esperienza di azienda taiwanese che ora
produce in Cina: come vi trovate oggi? Cosa prevedete per il futuro?

Il nostro principale vantaggio competitivo si estrinseca nella capacità
di passare dallo stadio concettuale di progetto e sviluppo di un nuovo
prodotto alla mass production in tempi molto rapidi e di occuparci direttamente
dell’intero processo. Abbiamo scelto anche noi, per essere più
competitivi in termini di prezzo, di delocalizzare la produzione in diversi
Paesi, tra cui la Cina ma, diversamente dalla maggioranza nei nostri competitor,
non deleghiamo la produzione ad altre aziende, ma preferiamo occuparci
direttamente noi di ogni fase del processo secondo un principio di "integrazione
verticale". Questo è, naturalmente, per essere sicuri e poter
verificare in ogni momento che gli standard siano gli stessi che hanno
reso il marchio Asus sinonimo di qualità in tutto il mondo.

E sempre in virtù di questo principio di "integrazione verticale",
in Cina non abbiamo soltanto delle unità produttive, ma abbiamo
creato nella zona di Suzhou un vero e proprio "campus" dove
vige la filosofia di qualità che da sempre caratterizza la nostra
azienda. Al momento attuale ne stiamo realizzando un secondo nella regione
di Shanghai, grande addirittura quattro volte il primo. Il bilancio è
quindi positivo, senza dimenticare che per noi linguaggio e cultura simili
contribuiscono certamente in senso favorevole alla nostra esperienza in
Cina. Per il futuro, inoltre, guardiamo a questo Paese anche come a un
interessante mercato per i nostri prodotti.

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