Condivisione e governance chiave dell’enterprise 2.0

L’integrazione delle componenti tecnologiche e la cultura partecipativa dei dipendenti sono necessarie per concretizzare l’innovazione. Sette autorevoli pareri lo confermano

Innovazione e governance sono ormai considerate da tutti due aspetti determinanti per l’impresa moderna. Ma per molti, da sole, non bastano a indirizzare e gestire l’evoluzione del business. Deve esserci condivisione. La persona continua, quindi (o forse inizia sul serio), a essere considerata chiave di volta per quell’enterprise 2.0 che è sulla bocca di tutti anche se non ancora affermata.

«La collaborazione permette la nascita di progetti molto spesso di successo», ha esordito Marco Forneris, responsabile della funzione centrale It del gruppo Telecom Italia, che insieme ad altri importanti interlocutori di aziende utenti, ha animato la terza Executive Conference di Sap. «Il confronto – ha proseguito – evita che si formino corporazioni all’interno delle aziende e si disperda la proprietà intellettuale. Allo stesso tempo si crea un terreno comune per il rispetto delle regole, perché tra governance e processi non deve esserci lo stesso dualismo esistente tra freno e acceleratore o tra guardia e ladri. Al fianco del controllo, infatti, il governo garantisce il coordinamento, rappresentando al tempo stesso una spinta affinché si utilizzino al meglio le risorse».

Integrazione di componenti tecnologiche e cultura partecipativa, dunque, perché è proprio il dipendente 2.0, con la sua conoscenza e la sua capacità di metterla in pratica, che può concretizzare l’innovazione. «Bisogna allinearsi alle trasformazioni del business attraverso la formazione, l’organizzazione e l’analisi di sviluppo – ha indicato Giorgio Mosca, vice president Group Ict di Finmeccanica -. La compliance può rappresentare un’opportunità e non solo un macigno cui si è sottoposti». Per questo, la holding ha definito in ambito It tre aree di supporto al cambiamento: «Le architetture, per allineare le diverse anime del gruppo; un’unica logica di gestione, con chiara definizione di ruoli e compentenze; i processi ritenuti centrali, mettendo a disposizione piattaforme indipendenti ma globali, proprio in ottica 2.0. Non deve, infatti, trattarsi di un semplice scambio di documenti, ma di una vera e propria integrazione lavorativa». Obiettivo per Mosca è, quindi, la creazione di una struttura aperta in cui l’interscambio di opinioni deve diventare il paradigma. «La comunicazione aumenta – ha proseguito – e la maturità delle persone ha un ruolo determinante nella sua gestione. Allo stesso tempo, però, l’azienda deve fare in modo che i dipendenti si riconoscano nel suo modello».

Sui concetti di community (clienti compresi) e di governance concorda anche Claudio Chierici, che di Finmeccanica è Chief technical officer: «Innovazione competitività sono al centro della direzione tecnica ma non solo, visto che la nostra società investe in ricerca e sviluppo il 14% dei proprio ricavi, vale a dire 1,8 miliardi di euro. Affinché gli investimenti producano risultati è, però, necessario stabilire regole in diversi ambiti e investire sulle persone».

L’accento sulle potenzialità dei dipendenti è stato messo anche da Mauro Viacava, Information officer di Gruppo Barilla, secondo il quale «gli scenari cambiano velocemente e l’azienda può subire un danno se non evolve alla stessa velocità. Invece, spesso, in periodi di stabilità o addirittura di sviluppo ci si adagia con il rischio di rendersi conto di essere a un passo dalla crisi quando ormai si è in emergenza, con problemi di natura economica e di risorse umane. Perché i migliori, logicamente, saranno i primi a trovare un nuovo lavoro. Serve, piuttosto, un’attività quotidiana votata all’innovazione, bisogna rafforzarne la cultura e ridisegnare processi, architetture e soluzioni informatiche, creando con le persone un moto continuo alla ricerca di ciò che è nuovo. Solo così si può stimolare la partecipazione».

Ma gli investimenti per Viacava devono sostenere anche la realizzazione di un repository di conoscenza oltre che aumentarne la diffusione «perché il ciclo di vita delle competenze è sempre più ridotto e il ricorso crescente a quelle dei fornitori ha anche risvolti negativi. Il fatto di poter lavorare insieme a tutti gli step, poi, produce innovazione e riduce il tempo necessario per lanciare i prodotti sul mercato, migliorarli e accrescere l’efficienza».

E proprio in un massiccio piano di formazione ha creduto Poste Italiane che ha erogato tramite e-learning un milione di corsi al personale. «Abbiamo anche creato una talent academy per neo laureati focalizzata sulle tecnologie 2.0 – ha illustrato Massimo Messina, responsabile Ict governance & operational planning del Gruppo – per facilitare la trasformazione culturale visto che l’innovazione a 360 gradi è possibile a patto che l’intera azienda, evolva, andando in una direzione unica. Nel percorso verso la vera condivisione della conoscenza vanno coinvolti anche i fornitori che, rispetto al passato, hanno ridotto gli investimenti in formazione. Una maggiore applicazione delle regole, poi, diventa necessaria e non deve essere considerata un alibi dietro cui nascondersi».

Della competenza come chiave del cambiamento e della necessità di motivare le persone e sfruttarne l’energia ha parlato anche Gianluigi Castelli, Chief information officer di Eni, secondo il quale, per passare da un approccio arrembante a uno più sistematico, «la compliance rappresenta uno stimolo, non solo una sofferenza, per ragionare in logica progettuale, tenendo conto dei rischi di inefficienza. Per una migliore governance bisogna anche applicare in modo più semplice i controlli e realizzare incontri periodici, a livello It e di management, oltre che con le business unit».

Così accade all’ospedale San Raffaele di Milano dove «tra direzione sanitaria e Cio esiste un totale coinvolgimento nello sviluppo delle procedure – ha evidenziato Renato Botti, direttore generale della fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor -. Anche nella sanità, però, la cultura della condivisione deve crescere, soprattutto nell’applicazione dei sistemi. Servono maggiore fiducia reciproca, assenza di corruzione e trasparenza nelle informazioni».

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