Con gli Xeon 7500 Intel punta al cuore dei data center

Pensati per la server consolidation, ma anche il rimpiazzo dei sistemi Risc tuttora in circolazione, gli ultimi chip a otto core sono anche un’immediata risposta agli Opteron 6100 di Amd. Positivi giudizi dai primi test nelle aziende italiane.

A brevissima distanza dal lancio degli Opteron 6100 a 8 e 12 core di Amd, Intel ha risposto presentando i processori multi-core Xeon 7500, che si aggiungono ai 5600 annunciati un paio di settimane fa e alzano il tiro verso la fascia alta dei server, con prestazioni e prospettive di consolidamento che dovrebbero solleticare l’attenzione delle realtà con grandi data center.

Le nuove Cpu multi-core e multi-socket fanno leva su capacità di elaborazione multi-thread a parallelismo massivo e si adattano quindi perfettamente a configurazioni cluster. Gli utlimi arrivati sono gli Xeon 7500, fabbricati a 45 nm e basati sull’architettura Nehalem. La serie integra quattro modelli Nehalem-Ex a 8 core, con dotazioni di memoria cache di tipo L3 da 18 a 24 Mb. La Ram di tipo Ddr3 sarà interfacciata su quattro canali. La frequenza di clock dei processori è compresa fra 1,86 e 2,26 GHz, a seconda dei modelli, con un Tdp (Thermal Design Power) da 95 a 130 watt.

Lanciando questi nuovi modelli, Intel mostra di voler colpire il mercato dei server high-end, fin qui presidiato dalle architetture Risc prodotte da Ibm, Hp o Sun. Questi sistemi sono utilizzati in data center di aziende che elaborano massicce quantità di dati o lavorano in ambiente tecnico. L’incremento di prestazioni appare significativo, se comparato al precedente processore top di gamma, ovvero lo Xeon 7400. Secondo il costruttore, i nuovi modelli offrono performance triplicate e raddoppiano la capacità di memoria fino a 16 slot per socket.

Ma è nell’attuale contesto fortemente orientato alla virtualizzazione che gli Xeon 7500 sembrano trovare il loro terreno d’elezione. In base a quanto comunicato da Intel, un singolo server a quattro socket che monta i chip a otto core può sostituire fino a venti server a quattro chip e singolo core, mantenendo lo stesso livello di prestazioni, ma con un risparmio del 92% in termini di costi energetici. In questo scenario, il costruttore prevede un ritorno dell’investimento nell’arco di un anno, sia per la riduzione delle spese di energia e raffreddamento che per quelle di licenze software.

Una conferma a queste stime arriva da alcune aziende italiane che hanno effettuato test con sistemi “white box” (cioè senza brand di vendor) dotati di Xeon 7500.
Il gruppo assicurativo Ugf (Unipol gruppo finanziario), ad esempio, aveva già avviato nel 2008 una reingegnerizzazione del proprio sistema informativo, puntando sulla virtualizzazione, con sistemi ad architettura Xeon 7100, che fornivano un rapporto di consolidamento di 15 server a 1 (la server farm è composta da 450 sistemi Intel e 25 Unix).
“I test sugli Xeon 7500 hanno dimostrato che il rapporto diventa di 60 a 1 – ha illustrato Marco Grossi, responsabile della server farm di Ugf –. Abbiamo inoltre verificato che i server aggiornati con la nuova Cpu consentono di virtualizzare l’ambiente fisico Sap sia per front-end che per back-end sulla stessa macchina fisica”.

In Fiat Powertrain, ovvero la società del gruppo che si occupa di motopropulsori, i nuovo processori Intel sono stati testati nell’ottica della migrazione di un data center Risc-based: “Prevediamo di ridurre di oltre 3.000 mq lo spazio fisico occupato – ha spiegato il chief technology officer Paolo Vallotti – standardizzando tutto su due piattaforme hardware e con un risparmio di costi atteso fra il 30 e il 40%”.

BTicino, infine, ha installato il server con Cpu Intel Xeon 7500 4 vie a 8 core presso il centro di calcolo di Varese, valutandolo sia in un ambiente VmWare (con venti macchine virtiali) sia su Oracle 11g con due workload (ingresso ordini e data warehouse): “I tempi di esecuzione di singoli task su singola virtual machine si sono ridotti drasticamente – ha commentato l’It architect Alessandro Volonteri – mentre per ottenere un valore comparabile in ambiente Oracle abbiamo dovuto accelerare del 300% l’esecuzione di un workload”.

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