Come Sas garantisce il Roi

La società americana ha reindirizzato la propria offerta per facilitare la valutazione del ritorno sull’investimento dei propri clienti. Tecniche come data warehouse e data mining diventano “di default”, mentre il focus si sposta sugli indicatori di performance e le soluzioni per funzioni d’azienda.


A rappresentare l’universo di offerta di Sas Institute
ora c’è una piramide rovesciata. L’iconografia, nuova per i neofiti, fu in realtà
già introdotta anni fa dalla società del North Carolina. Solo che ora è stata riveduta
e corretta in ottica e-intelligence. E se allora il focus era centrato sulle
applicazioni di data warehouse e data mining, ora queste passano di stato e sono
considerate “di default” in un’ottica di soluzioni globali all’impresa. Sarebbe
sbagliato considerarle superflue o irrilevanti: senza il Dw e la Business
intelligence di base, sottolineano in Sas, non si va da nessuna parte. Ma è
lecito che le attenzioni del management si orientino su altre funzioni che oggi
l’It può garantire.



Ecco
allora rinascere in Sas, per valutare al meglio l’influenza delle soluzioni It
sul proprio business, il concetto di piramide con la base verso l’alto. Una base
che, ci ha spiegato il responsabile italiano Walter Lanzani, è ampia tanto
quanto il Roi. Ovvero, con più si estende la “capacità alare” degli strumenti di
controllo del business fatto con le nuove tecnologie informatiche, più aumenta
il ritorno sull’investimento. Ciò è maggiormente comprensibile se si prende atto
che la base del modello a piramide è rappresentato da uno strato di strumenti di
Epm, Enterprise Performance Management, ovvero gli eredi degli ormai affermati,
e sempre in evoluzione, i Bsc, balanced scorecard, (e, andando ancora più in là
nel tempo, dei tableau de bord e dei sistemi informativi direzionali). Ora Sas
indirizza questi strumenti tanto all’analisi predittiva derivante da serie
storiche di dati, quanto alla pianificazione strategica, quindi a ricoprire
funzioni di orientamento. L’uso dei Bsc in azienda, secondo Sas, deve essere
sempre più esteso. Sia perché permettono di tenere sotto controllo le quattro
dimensioni di impresa: finanza, clienti, processi aziendali, risorse umane e
intangibili. Sia perché proprio il peso di quest’ultima voce, gli intangibili, è
destinato a crescere in futuro. Esiste, infatti, un progetto in sede di Unione
europea volto a far quantificare nei bilanci, a beneficio degli analisti e dei
certificatori, le risorse intangibili (in Danimarca lo fanno già). Si capisce,
quindi, perché tanto più esteso è l’ombrello dei Bsc, quanto più il Roi è
elevato. Ciò significa, infatti, poter tenere sotto controllo tutte le
applicazioni di business e dargli una valutazione istantanea e proiettiva. Nel
campo delle applicazioni di business fortemente orientate alla Business
intelligence (che in Sas chiamano Enterprise intelligence), la società americana
si orienta su tre vettori. La Bi sui fornitori, quella sull’organizzazione e quella sui clienti. La prima area è altrimenti chiamata di Srm (Supplier relationship management) ed è fatta da strumenti come i valutatori dell’affidabilità dei fornitori, gli ottimizzatori di flusso, i tool per il risparmio dei costi, eccetera. L’area relativa all’organizzazione aziendale comprende strumenti di gestione delle risorse umane, costi di gestione, risk management, costo dell’It, nel senso dell’instaurazione di Service level agreement. L’area clienti, infine, comprende le ormai ben pubblicizzate applicazioni di Crm analitico (customer profiling, marketing automation e altro) ora integrate con le soluzioni di campaign management provenienti dall’acquisizione di Intrinsic.


A collegare questo strato di Bi applicata al business con gli Erp (che nella visione di Sas hanno ormai compiuto il proprio corso nell’apportare valore aggiunto al business, leggi: fine dell’era Erp) c’è la gamma di strumenti di data warehouse, data mining, Etl, tool per la creazione di portali enterprise. Insomma, tutto ciò che serve per collegare il back office con le applicazioni di business.


Proprio questi classici strumenti che compongono una parte sostanziale dell’offerta Sas, potrebbero, presto, essere venduti sul mercato dai reseller. Vera novità per il modello di vendita Sas, che ha sempre seguito la via diretta, i reseller avranno il compito di muovere il mercato della media impresa sui fronti del manufacturing e delle aziende commerciali. In Italia già alcuni partner di Sas hanno sviluppato preconfigurati per settori verticali. Si tratta ora, almeno per uno di questi (di cui non è possibile fare il nome: sarà ufficializzato entro fine anno) di offire, insieme alle prestazioni di configurazione, anche il software Sas. A prescindere da chi sarà, il reseller (che pare faccia parte di un gruppo in grado di garantire un buon indotto) dovrà assimilare il modello di licenza storico di Sas. La società, infatti, da sempre utilizza un licensing basato sul server. Niente calcolo degli utenti: quanto più è capace il server, più si paga. A ciò va abbinata la computazione delle licenze su base annuale: il cliente di Sas provvede a rinnovi annuali delle proprie licenze d’uso, previo pagamento e ricevimento del codice di attivazione. In questo senso, per Sas, e per i futuri reseller, ogni anno il parco dei rinnovi (600, per il momento, i clienti in Italia, 400 dei quali sono rappresentati dalle più grandi aziende nazionali) è importante tanto quanto quello dei nuovi clienti.

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