Come prepararsi a migrare alla tecnologia 802.11ac

Massimiliano Macrì di Enterasys Networks, ora parte di Extreme Nertworks, pone tre considerazioni: capacità dei dispositivi mobili, interferenze tra i canali, modulazione a 256 Qam.

La tecnologia 802.11ac è una significativa evoluzione nel settore Wi-Fi, che conferisce maggiore velocità e capacità di trasmissione rispetto alle precedenti generazioni tecnologiche.
Massimiliano Macrì, Pre-Sales North Italy & Security Solutions Pre-sales Manager Southern Emea Enterasys Networks (ora parte di Extreme Networks) si dichiara entusiasta della novità, ma anche in attesa dei nuovi sviluppi, con particolare attenzione ai progressi tecnologici previsti, come ad esempio la disponibilità della Multi User Access Mu-Mimo (Wave2).

Macrì sottolinea, dunque, che la strada per beneficiare in concreto di tutti i progressi, è ancora lunga.

Se la larghezza di banda non basta
I dispositivi mobili e la crescita esponenziale nell’uso delle relative applicazioni, fa osservare, continuano ad esercitare un’enorme pressione sulla tecnologia 802.11, portandone ai limiti le capacità.

C’è una diffusa regola tra gli amministratori di rete che evidenzia che la larghezza di banda sarà consumata alla stessa velocità con cui viene resa disponibile.

Aggiungere più larghezza di banda non risolve i problemi, ma certamente la tentazione di usarla è forte nel momento in cui l’avremo a disposizione.
I suggerimenti dal marketing che ruotano attorno alla tecnologia 11ac Wave1 parlano di velocità di trasmissione di Giga che, rispetto ai precedenti protocolli in ambiente Wi-Fi, prevedono di raggiungere una velocità fino a 2,5 volte superiore rispetto all’attuale.

Le prestazioni di rete
Mediante quali meccanismi si ottiene questo aumento di prestazioni delle reti wireless, soprattutto se in confronto alla prima generazione di reti 802.11ac?
Per Macrì la risposta è che si ottiene grazie alla combinazione di due potenziamenti rispetto alla tecnologia attuale: canali più ampi e meccanismi di modulazione a maggiore densità.

È come se avessimo ampliato la strada inizialmente a due corsie, in una autostrada Wi-Fi a quattro corsie, agevolando l’ingresso di un maggior numero di automobili.

I canali
In sintesi, la tecnologia 802.11ac utilizza canali a 80MHz (rispetto ai canali a 40MHz della 11ac) e modulazioni a 256 Qam raddoppiando il numero di bit trasmessi per unità di segnale.

Fatta questa premessa, e senza minimizzare l’importanza offerta da questa innovazione tecnologica, Macrì evidenzia che ci sono una serie di quesiti sulla 802.11ac che non sono stati ancora sufficientemente discussi.

In pratica per il manager occorre fare tre considerazioni fondamentali, affinchè la nuova tecnologia risponda alle promesse.

1 – Le capacità dei dispositivi mobili
Questo è probabilmente uno degli aspetti delle reti wireless che viene più spesso trascurato. Le reti Wi-Fi offrono una strada a doppio senso e, un punto di accesso più rapido non può fare molto se, il dispositivo mobile non dispone di funzionalità in grado di supportare la nuova velocità.
Non si tratta solo di attrarre i vendor, ma la realtà è che non tutti i dispositivi mobili sono progettati allo stesso modo.
Un iPad mini, per esempio, non ottiene le stesse performance del nuovo MacAir, se messi a confronto nelle caratteristiche WI-FI.
Il consiglio è di valutare con attenzione quale tipo di dispositivo è meglio utilizzare, se vogliamo garantire che le aspettative siano in linea con i risultati ottenuti.

2 – Le interferenze tra i canali
La disponibilità di canali a 80MHz non soddisfa un aspetto importante: è possibile utilizzarli in ambienti aziendali? La prima preoccupazione arriva dall’interferenza del nuovo canale a 80Mhz con i canali utilizzati dai vecchi computer (che utilizzano canali a 20/40Mhz), con i quali dovranno convivere. Tali interferenze si verificheranno più probabilmente in ambienti con installati Access Point ad alta densità, che consentono comunque l’accesso ai dispositivi di tipo legacy, e tutto questo influirà sul rendimento complessivo della rete.
Il modo in cui si progetterà la rete (ad esempio, per non sovrapporre canali tra i punti di accesso legacy e i nuovi 802.11ac) potrà essere quello, eventualmente, di sacrificare parte del rendimento potenziale atteso dalla nuova tecnologia, ricordandosi sempre che una implementazione in ambito 802.11ac richiede una attenta pianificazione dei canali e non può limitarsi ad un semplice plug and play, come alcuni suggeriscono.

3 – La modulazione a 256 Qam
La nuova tecnica di modulazione ha specifici requisiti che sono relativamente facili da rispettare perché funzioni: linea a portata e vicinanza tra gli Access Point. Ma se queste condizioni non sono rispettate, la velocità di trasmissione viene dimezzata e diventa equivalente agli schemi di modulazione a 64 Qam, così come fornita dalla precedente generazione di tecnologia Wi-Fi.
Inoltre, occorre evidenziare che la modulazione a 256 Qam richiede un ambiente relativamente pulito dalle interferenze da radio frequenze e un ottimo segnale di Snr (relazione segnale /rumore) per poter operare al meglio.
Questo comporta un’implicazione diretta sulla progettazione di una rete con tecnologia 802.11ac, con segnale target -55dB e posizionamento verso gli Ap più vicini. Se confrontiamo il tutto con i requisiti della tecnologia 11n (-65dBm), ci rendiamo subito conto che in realtà abbiamo bisogno di molti più Access Point per uno specifico ambiente.
A loro volta, i dispositivi dovranno essere più vicini agli Ap per ottenere un segnale più forte e chiederanno di raggiungere la massima velocità di trasmissione.

La differenza tra la capacità o la funzionalità reale e teorica è sempre un punto focale in ogni dibattito sulla tecnologia, e temo che sarà difficile rispettare tutte le promesse dell’innovativa 802.11ac, almeno nella prima fase di implementazione.

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