Come passare alla Ngn All-Ip

I consigli di Adc Krone per tenere sotto controllo tutti gli elementi, flessibilità innanzitutto.

La banda larga è diventata parte della vita quotidiana ma, contemporaneamente, i profitti legati ai servizi di fonia si sono sempre più ridotti, sia per l’incumbent sia per gli altri operatori.

I network proprietari sono diventati costosi da gestire, poiché si basano su una grande varietà di tecnologie. Far funzionare sistemi differenti, con diversi magazzini di parti di ricambio e processi operativi e di manutenzione distinti ha portato a enormi inefficienze in termini di costi.

Per questo molti operatori puntano ora a un network basato su una singola tecnologia, la All-Ip (Internet Protocol), per poter offrire servizi efficaci ed efficienza operativa.

Molti operatori stanno guardando con attenzione a nuove fonti di reddito basate sui contenuti, come il video on-demand, la Tv in alta definizione, quella interattiva e le applicazioni multimediali, tutti ambiti che richiedono un’elevata disponibilità di banda.

Perché questo sia possibile, servono meccanismi di distribuzione come Fttn (fibre-to-the-node) o Fttp (fibre-to-the-premises). Le previsioni dicono che nelle abitazioni sarà necessaria una larghezza di banda di 100 Mb/s o addirittura di 1 GB/s.

Per Adc Krone è chiaro che per il difficile compito di passare dalle reti esistenti, composte da un mix di tecnologie, alla Next Generation Network (Ngn) All-Ip a banda larga, non esiste una singola soluzione.

Esistono invece diverse topologie strategiche di rete possibili, alcune delle quali di livello intermedio, altre già All-Ip, ma la cosa fondamentale è prevedere per ogni network una strategia di migrazione univoca. È molto probabile, infatti, che diverse e numerose topologie dovranno coesistere sulla rete durante le fasi di transizione alla next generation network.

Gli ingegneri di un’azienda di Tlc hanno nel proprio Dna la necessità di creare punti di flessibilità all’interno della rete. Questa strategia gli è stata insegnata sin dal primo momento in cui sono entrati in azienda ed è uno dei principali fattori che hanno permesso alle Telco di operare con un alto livello di disponibilità del servizio e di affidabilità.

Con gli strumenti di rete basati sull’It, come router e switch Ethernet, l’esigenza di flessibilità è maggiore a causa del ciclo di vita operativa più basso: da 7 a 12 anni, contro i 25 anni di uno switch Atm per la fonia. Poi bisogna considerare anche gli aggiornamenti intermedi.

Se questa flessibilità non viene pianificata nei piccoli dettagli e messa in pratica in tempi brevissimi, a ogni aggiornamento, fermo macchina e costi addizionali diventano inevitabili.

Per molti operatori il primo passo logico è di aggiornare la rete core o trunk alla tecnologia All-Ip, passando da un probabile mix di collegamenti Sdh, Sonet o anche Pdh proprietari. Alcuni di questi collegamenti possono ancora essere basati su sistemi coassiali, altri su fibra. Questa fase di transizione richiede la sostituzione o l’aggiornamento della fibra nella rete principale, oltre che l’installazione di router e di switch Ethernet di base.

In un mondo ideale, l’intera rete principale dovrebbe basarsi sull’approccio “meshed ring”, che offre la topologia a maggiore resilienza. Ovviamente, nel mondo reale molti operatori cercheranno di ridurre il più possibile i costi di deployment riutilizzando le tracce per i cavi e le condutture già in opera, evitando così le ingenti spese legate alla realizzazione di nuovi condotti. Per questo, una topologia più pragmatica è più simile a una doppia rete a stella, con percorsi differenziati, capace di sfruttare le condutture esistenti.

L’aggiornamento della rete di base alla tecnologia All-Ip è un passo fondamentale per poter fornire in modo efficiente la sempre maggiore larghezza di banda richiesta dai clienti. Un elemento che di sicuro si ritrova sempre, sia nella rete principale, sia nelle centrali (Co) e nei point-of-presence (PoP), è la tecnologia dei router e degli switch, che non può avere la vita di 25 anni tipica degli switch Atm digitali.

Secondo Adc Krone nella maggior parte delle aziende questi hardware avranno solo tre o quattro anni di vita prima di diventare obsoleti, mentre in una rete pubblica potranno essere in attività per un periodo compreso tra 7 e 12 anni.
Sorge quindi la necessità di prevedere sin dall’inizio una certa dose di flessibilità che consenta la sostituzione veloce delle apparecchiature.

Adc Krone ha sviluppato router e switch “confezionati” in programmi studiati per velocizzare il deployment di apparecchiature e tecnologie e che dispongono sin d’ora della flessibile infrastruttura indispensabile per assicurare che i futuri cambiamenti siano semplici e privi di problemi.

In molti casi il costo necessario alla sostituzione in tutte le abitazioni del doppino in rame con la fibra per l’accesso alla rete non è sostenibile. Naturalmente, i limiti delle tecnologie a banda larga evolute impongono che i Dslam per l’Adsl2+, il Vdsl o il Vdsl2 siano installati entro un chilometro (3.000 piedi) dall’utente.

Così, mentre i clienti che si trovano all’interno del raggio di un chilometro dalla centrale possono continuare a essere serviti utilizzando i Dslam installati in loco, per tutti gli utenti che si trovano distanze superiori non esiste altra possibilità che spostare l’elettronica Dslam nell’ambiente esterno (Osp, OutSide Plant).

In questa strategia, gli switch Atm proprietari dislocati in centrale continuano a fornire i servizi Pots e Isdn, facendo in modo che tutti i clienti xDsl possano continuare a mantenere l’attuale livello di servizio attraverso i Dslam del Co. Per offrire velocità superiori, gli apparati Dslam Adsl2+ o Vdsl devono essere installati all’esterno con collegamenti in fibra al Co. Tipicamente vengono collocati nelle cabine di distribuzione del cavo in rame esistenti. Qui devono trovare posto anche gli splitter Vdsl. Quando un utente richiede velocità elevata (per esempio per il Triple Play), questi servizi possono essere erogati dalla cabina Dslam cross-connect esterna. Se in questo armadio è disponibile una maggiore capacità in fibra ottica per il collegamento al Co, e se la fibra cross-connect è installata, diventa possibile offrire servizi fibre-to-the-building (Fttb) a clienti di dimensioni maggiori, a grandi edifici e a campus. Dove le opportunità di business lo rendono attuabile, è possibile installare apparati Dslam direttamente negli uffici o nei condomini.

Questo è probabilmente il modello di investimento più contenuto per la fornitura di servizi Ngn, dato che consente di mantenere e riutilizzare la rete di distribuzione in rame semplicemente sovrapponendovi apparati Dslam xDsl installati in cabinet esterni.

Sebbene una rete di questo tipo sia in grado di offrire fino a 55 Mb/s a ogni abitazione, proponendosi quindi come Ip/Ethernet, la rete stessa rimane comunque composta da un mix di tecnologie, con Atm installati nel Co, Ip/Ethernet su fibra verso gli apparati Dslam e xDsl su rame verso le abitazioni/uffici.

Un corretto piano di transizione, quindi, non può prescindere da quattro elementi.

Primo: un’attenta valutazione e l’approfondita conoscenza degli impianti e degli asset che devono essere sostituiti.

Secondo: una corretta pianificazione per definire come la rete dovrà presentarsi dopo il passaggio alla nuova struttura (tenendo presente che tra la fase di pianificazione e quella del “cutover” sono necessarie centinaia di modifiche, o Mac: Moves, Adds and Changes).

Terzo: pianificare punti di flessibilità in tutta la rete rete per essere certi che possano essere realizzati non solo i Mac quotidiani, ma anche gli inevitabili cambiamenti necessari per la presenza di tecnologie vecchie di 20 o 30 anni, che possono causare interruzioni del servizio o portare a costi aggiuntivi.

Quarto: realizzare un piano di transizione solido e curato nei minimi dettagli per assicurarsi che tutti gli apparati necessari vengano ordinati, acquistati e installati rispettando i tempi previsti per il passaggio alla nuova struttura.

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