Banca Popolare di Milano e Objectway, partnership vincente nella formazione

Dovendo formare un gruppo di dipendenti sui linguaggi object oriented, l’istituto di credito si è avvalso della già conosciuta società di training. Scelto un approccio classico, con docente in aula, per creare un rapporto rassicurante e costruttivo con i discenti.

 


Fino a oggi, è il mercato finanziario quello che ha dimostrato in modo più deciso di possedere le risorse giuste per approcciare l’e-business in tutte le sue declinazioni. Al di là dell’ovvio, ovvero delle potenzialità intrinseche e operative di una massiccia disponibilità economica in questo comparto, c’è da sottolineare che la maggior parte degli operatori ha agito con una grossa capacità di rinnovamento, inaugurando una cultura metodologica e relazionale che ha portato il settore non soltanto a rivisitare le architetture di networking dei campus aziendali ma anche a ripensare pratiche e competenze del personale addetto. Nell’ottica di un allargamento dell’offerta distributiva attraverso processi di partnership, alla disponibiltà di piattaforme It per il procurement B2B e di piattaforme per pagamenti sicuri, soprattutto le banche sono state capaci di aprire la strada a nuove strategie e aree di intervento, come è successo tra Banca Popolare di Milano e ObjectWay.


Nel nostro istituto, sui progetti formativi abbiamo siglato delle partnership con alcuni fornitori esterni che ci supportano dal punto di vista delle strutture tecnologiche – racconta Barbara Cortinovi, capoprogetto e supervisor delle metodologie di Banca Popolare di Milano -. In particolare, sul discorso del training il management conosceva già ObjectWay; in certo qual modo si può dire che fossimo fidelizzati. Nel 2000 in seguito al rifacimento dell’area sportello e a un adeguamento al mercato dei servizi, abbiamo avuto bisogno di formare alcune delle nostre risorse, in particolare sui linguaggi Object oriented. Sul discorso prezzo, il responsabile amministrativo a riomogeneizzato i costi e, in seguito a una trattativa, abbiamo accettato il piano propostoci“.


L’approccio formativo adottato nei confronti di Banca Popolare di Milano è un caso tipico del processo di lavoro che applichiamo normalmente – spiega Georgios Lekkas, direttore tecnologie ObjectWay -. A fronte di un’approfondita analisi dei bisogni e delle esigenze del cliente costruiamo un piano formativo ad hoc, che abbina la spiegazione dei concetti teorici alla loro immediata applicazione nel contesto in cui il cliente stesso opera“.

Un piano formativo in due fasi


Nel caso specifico, il piano formativo si è articolato in due fasi: un corso introduttivo sui concetti di object orientation volti a dare una panoramica generica sui linguaggi Oo e il loro vantaggio competitivo. Nelle varie sessioni sono state coinvolte più di un centinaio di persone di diversa estrazione e ruolo aziendale, tra cui business manager, capi progetto, analisti e programmatori. La seconda fase, invece, ha visto la focalizzazione sulle figure professionali direttamente coinvolte nei progetti che avrebbero utilizzato per primi le nuove tecnologie, proponendo un iter formativo diverso a seconda che si trattasse di analisti funzionali piuttosto che analisti tecnici o architetti tecnico/applicativi. Per i primi, la formazione si è focalizzata di fatto sui concetti di gestione dei requisiti per la redazione dei documenti di specifica e sull’uso di Uml nel contesto dell’analisi funzionale. Per gli analisti tecnici e architetti tecnico/applicativi si è puntato sull’utilizzo di Uml nel contesto della progettazione in particolare su applicazioni in J2Ee. Parallelamente alla formazione, ObjectWay ha svolto attività di consulenza sulla definizione del nuovo processo di sviluppo software di Banca Popolare di Milano, basato su Rup (Rational Unified Process). I corsi di formazione sono stati adattati per seguire l’impostazione del processo del cliente; in questo modo le esercitazioni in aula hanno abituato i partecipanti a ragionare direttamente con fasi, ruoli e documenti identici a quelli del loro ambiente lavorativo.


Il punto critico emerso nel corso del programma è stato quello di convincere e motivare, oltre che spiegare, i meccanismi dell’object orientation – prosegue Lekkas -. Infatti, pur essendo una strada obbligata, le nuove tecnologie sono tutt’ora una minoranza all’interno di ogni realtà bancaria. Il backbone della banca si basa sulle tecnologie tradizionali che le persone conoscono bene e sulle quali hanno costruito le loro professionalità. Il cambiamento porta con sé incertezze e deve essere ben motivato. In ObjectWay abbiamo impiegato docenti con molti anni d’esperienza in vari contesti, capaci dunque di motivare i partecipanti attraverso la loro esperienza su diversi casi reali e, di conseguenza, di trasmettere il pragmatismo acquisito sul campo“. Il programma formativo ha avuto inizio nel marzo del 2001 per concludersi a febbraio 2002, per un totale di 23 sessioni della durata media di 3 giorni l’una, che hanno permesso di formare circa un centinaio di persone, a vari livelli. A questo punto, una domanda sorge spontanea: perché è stato adottato un criterio di formazione tradizionale in aula e non di e-learning? “Il campo dell’analisi e progettazione vede impegnate figure con una media di 10-15 anni di esperienza e una necessità di convincere e motivare, spiegata in precedenza – spiega Lekkas -. Per fare questo, la figura del docente, con la sua presenza rassicurante è indispensabile. Quando è necessario stabilire una relazione personale e fare un confronto critico a “tutto campo”, la strada dell’e-learning o della videoconferenza non possono in ogni caso, pur con tutte le loro potenzialità interattive, essere paragonate all’efficacia dei mezzi tradizionali. Ci sono pubblicazioni scientifiche e progetti di ricerca finanziati dalla Commissione europea che riportano le difficoltà che la collaborazione a distanza può introdurre nelle relazioni tra i membri di un progetto“.


Inoltre l’approccio alla formazione di una banca, rispetto ad altre realtà organizzative, secondo Lekkas è diverso: “Per esempio nelle telecomunicazioni c’è una tendenza più veloce all’obsolescenza delle piattaforme tecnologiche; perciò le persone hanno in genere maggiori motivazioni ad acquisire nuove conoscenze o cambiare metodo di lavoro. Nelle banche o in altri settori, invece, l’obsolescenza vera e propria non c’è, quindi bisogna saper confrontare i nuovi metodi di lavoro con quelli precedenti, individuando il valore aggiunto che le nuove tecnologie portano, senza considerarle un “must” che tutti sono costretti ad accettare“. “Nessuno aveva a fine corso la pretesa di conoscere tutto il prodotto – conclude Cortinovi -. La formazione viene fuori sulla distanza: solo il tempo può dire se gli investimenti sostenuti si sono dimostrati una buona scelta. Rispetto a un discorso in termini numerici di Roi, per noi la cosa è stata semplificata dal fatto che avevamo un rapporto con Objetcway di serietà e fiducia e non abbiamo chiesto specificità sulla redemption. Per quel che ci riguarda, il nostro know-how in fatto di analisi e progettazione sui linguaggi Java e Oo è decisamente cresciuto, e questo era il nostro obiettivo“.

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