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Facebook at Work c’è e si chiama @workplace

Coming soon: è questa la scritta che nella giornata di ieri campeggiava sulla pagina dedicata a Facebook at Work. Segno che la piattaforma di Facebook dedicata al mondo delle imprese era pronta al debutto. E così è stato.
Con la sola differenza che il nome esatto del servizio è Facebook @workplace.
Da ieri, è possibile accedere, iscriversi e compilare una breve scheda di profilazione, con la quale si autorizza Facebook ad attivare il contatto per definire come configurare il servizio in base alle esigenze della propria azienda.

Non stiamo parlando proprio di una novità. Da tempo Facebook ha espresso chiaramente l’intenzione di allargare il proprio raggio di azione anche verso il mondo business con uno strumento in fase di test da un paio d’anni.
Facebook @workplace viene inteso come strumento per la messaggeria aziendale, in diretta competizione con Yammer di Microsoft, o con Slack e Jive.

Gli analisti pensano a un tasso di adozione rapido per Facebook @workplace

Gli analisti sembrano ottimisti: è vero che Facebook sarebbe al suo debutto nell’ambito dei servizi di messaggeria per le imprese, ma il suo tasso di adozione da parte dei potenziali utenti nella loro vita private è così alto che viene difficile pensare a una curva di adozione men che verticale.
In fase di test, Facebook @workplace è stata adottata, sia nella versione desktop sia nella versione App, da Telenor, che l’ha scelta per connettere i suoi 35.000 utenti worldwide. Altri test sono stati avviati dalla Royal Bank of Scotland. Complessivamente, Facebook dichiara di aver ricevuto richieste di test del prodotto da oltre 60.000 aziende nel mondo.
E oggi, al debutto, l’elenco delle realtà che già ne fanno uso raccoglie aziende di tutti i tipi, da Reanult ai no profit come Save The Children o Oxfam, per arrivare fino a Club Med.

Le logiche del servizio

Facebook @workplace funziona con le stesse logiche del social network da cui deriva: i feed compaiono in base a quanto stabilito da un algoritmo che studia i comportamenti e gli interessi dell’utente, naturalmente sulla base del suo profilo professionale; sono consentite chat individuali e di gruppo; è possibile condividere documenti e postare video.
La differenza rispetto al social network è rappresentata dai livelli di sicurezza e dagli strumenti di amministrazione, oltre, va da sé, a un look and feel più sobrio e alla completa assenza di messaggi pubblicitari.

Interessante la sezione nella quale si descrivono gli aspetti tecnici della piattaforma: si va dall’account management, con tutte le opzioni a disposizione degli amministratori di sistema, all’autenticazione, per arrivare alla configurazioni personalizzate o all’integrazione con altre app, in un’ottica di massimizzazione della produttività.
Naturalmente, una sezione è dedicata alla sicurezza, con la descrizione delle diverse policy impostabili in base ai ruoli.

Separazione tra vita privata e vita professionale

Non c’è correlazione tra account professionali e privati degli utenti, tanto che non serve un account Facebook per utilizzare Facebook @workplace. Ma se è vero che le aziende non hanno alcun accesso tramite Facebook @workplace alle pagine personali dei loro dipendenti, è altrettanto vero che possono invece misurare le attività che ciascun individuo compie sul social network aziendale.

Nella fase di test Facebook at Work è stato utilizzato a titolo gratuito, ma ora che si comincia a parlare di deployment commerciale, la società ha deciso l’adozione di una fee per ogni dipendente che utilizza la piattaforma almeno una volta al mese.
La prova è gratuita per i primi tre mesi, poi si passa alla fase a pagamento con cifre stabilite in base al numero degli utenti che nel corso del mese hanno effettivamente utilizzato il servizio, che resta invece gratuito per le scuole e il no profit.

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Questo articolo è stato modificato rispetto alla stesura originale per aggiungere i dettagli nuovi in merito a nome e pricing del servizio

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