Aprire ed innovare la PA

Il barcamp degli Innovatori PA di metà maggio cerca risposte ed argomenti con largo anticipo. Viva la tecnologia, viva il servizio ai cittadini, che richiedono nuovi processi interni e un nuovo approccio alla comunicazione.

Gli attivisti dell’innovazione nella PA locale, forti del successo dell’anno scorso, preparano con coinvolgente entusiasmo gli argomenti per l’edizione 2010 del loro incontro, che verrà ospitato il 19 maggio dal prossimo Forum PA di Roma. Coinvolto dal loro entusiasmo anch’io ho dato il mio contributo, che qui riporto ed amplio su alcuni punti.
Le telecomunicazioni digitali stanno riscrivendo il concetto di distanza, Stato, normativa e quindi privacy o “praivacy”, un concetto sul quale non siamo d’accordo neanche sulla pronuncia del termine (all’inglese o all’americana), figuriamoci sui contenuti.
Come ogni tecnologia, anche il digitale manterrà la distanza tra ricchi e poveri, ma con un po’ di fortuna tutti avranno a disposizione una maggior qualità della vita, ad esempio diminuendo le perdite di tempo nel dialogo con la PA e aumentando le aspettative di vita.
Aprire la PA vuol dire riscrivere i processi interni, con ricadute su tutto il sistema: la macchina della PA, i dipendenti e i cittadini.

La macchina
La tecnologia è un fattore abilitante: processi vecchi e fallimentari, pensati senza reti cellulari, possono diventare vincenti se ripensati integralmente.
Il sistema Italia deve credere nei nuovi processi, e disporsi al meglio. La posta elettronica certificata è un elemento essenziale: al di là della specifica soluzione, se usata davvero permetterebbe all’Italia un salto in avanti di almeno dieci anni. Ma dobbiamo crederci tutti, usarla e non abbatterci per i problemi che ne deriveranno, sia in assoluto, sia nel periodo di transizione.
Certificare la posta elettronica vuol dire non solo razionalizzare processi demenziali, ma soprattutto identificare quantitativamente le responsabilità dei singoli e -giocoforza- spingerli all’azione e alla comprensione del loro ruolo.

I dipendenti
Fuor di polemica, mediamente i dipendenti della PA italiana non sono efficienti Riscrivere i processi impone un cambiamento di mentalità interno. Individuando una per una le pratiche giacenti, le lamentele e gli elogi cambierà la situazione.

I cittadini
Gli Italiani sono anche cattivi cittadini. L’italiano chiama la PA essenzialmente per lamentarsi, non per risolvere il problema. Avere servizi più precisi ed identificare le responsabilità di chi risponde equivale anche a responsabilizzare chi chiama.

Per Innovare la PA propongo due punti, uno per l’oggi, uno per il domani.

Per innovare oggi
Vista la recente attualità, salgo convinto sul carro della posta elettronica certificata. Aggiungo che in Spagna un’azienda privata ha lanciato l’SMS certificato, una soluzione che a me pare estremamente interessante.
Soprattutto, però, chiedo con forza servizi adatti alle fasce tecnologicamente e sensorialmente deboli, che sono e resteranno la maggioranza di qualsiasi Stato.

Per innovare domani
Vedo e chiedo con forza la gestione a distanza della sanità. Grazie alle reti cellulari mondiali sarà possibile distribuire capillarmente la raccolta di referti ed altre informazioni a costo basso o nullo, per effettuare diagnosi corrette ed ottimizzare i risultati e le spese, una voce drammatica nel bilancio italiano. E la sanità digitale è una speranza anche per il resto del Mondo, anche e soprattutto per i miliardi di abitanti dimenticati nel sud del mondo, e non lo dico per retorica.

Lettera ai tecnologi
Sempre nel prossimo Barcamp PA, Il tema “importanza e strumenti della comunicazione al cittadino” è affrontato da parecchi relatori. Io penso che la comunicazione vada sciolta nelle procedure e nei processi, creando norme semplici, processi snelli e descrivendoli bene.
Un bel sito web, un’applicazione per smartphone o un cordiale Urp telefonico sono marginali se il servizio non può funzionare per vizi di progetto.
Trasformiamo quindi la comunicazione a posteriori verso l’esterno in comunicazione passo-passo verso l’interno.

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