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A Milano servono skill tecnologici, parola di LinkedIn

L’obiettivo di LinkedIn, e sicuramente è uno dei keypoint nell’acquisizione della società da parte di Microsoft, è passare dai 433 milioni di iscritti in tutto il mondo a 3,3 miliardi di persone, “vale a dire tutti i lavoratori e tutte le imprese del mondo”, spiega Marcello Albergoni, Head of Italy della società.
Intanto, però, la società è ben consapevole del patrimonio che ha in casa, anche in Italia, dove conta 9 milioni di iscritti e ne aumenta il numero al ritmo di due nuovi iscritti al secondo.
Con queste numeriche, LinkedIn è in possesso di un vero e proprio patrimonio di dati, significativi non solo per capire dove sta andando il mercato del lavoro, ma anche quali sono le nuove necessità in termini di risorse e skill, quali sono i percorsi formativi seguiti degli iscritti, quali le loro competenze.

Dai big data la fotografia del reale

Da qui l’idea di fotografare il mercato del lavoro di quattro grandi città europee, per poi mettere sviluppare un piano d’azione che riunisca tutti gli attori della filiera, dalla formazione alle imprese arrivando fino alla pubblica amministrazione.
La scelta è caduta su Amsterdam, Manchester, Stoccolma e, naturalmente, Milano, “entrata nella rosa poiché negli ultimi anni è stata per tanti motivi al centro dell’interesse nazionali e internazionali”.
A Milano ci sono 829.000 professionisti iscritti, 96.000 aziende, 17.000 competenze, 5.000 istituti di formazione rappresentati e 5.000 opportunità di lavoro.
Una buona base di partenza, per un’analisi di dettaglio.
Tra le attività, i servizi professionali sono quelli che godono di una maggiore rappresentanza, con una quota del 17 per cento, seguiti dall’ambito tecnologico, con il 16 per cento, e dai servizi finanziari e dalle assicurazioni.
Per altro, i primi due comparti sono anche quelli nei quali si registrano il maggior numero di posizioni aperte: 32 per cento nei servizi professionali, 28 per cento nella tecnologia, 7 per cento nei prodotti retail e consumer, 7 per cento nei servizi finanziari e assicurativi, 5 per centro in sanità e farmacia.

Cosa fanno i milanesi su LinkedIn?

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Milano è anche la città nella quale si trovano i cosiddetti unique skill, vale a dire quelle competenze che si possono trovare più che nel resto d’Europa. Che uno di questi sia la moda è facilmente comprensibile, così come non è una sorpresa l’importante presenza di competenze in ambito legale. Più curiosa è la presenza di persone con una più forte padronanza delle lingue straniere.
I milanesi chiacchierano – quasi 8 milioni le conversazioni all’interno dei gruppi -, i milanesi leggono i contenuti professionali creati dagli influencer (Richard Branson in pole position, seguito da Bill Gates).
I milanesi cercano e trovano lavoro.
Negli ultimi dodici mesi su LinkedIn sono state tracciate 49.000 nuove assunzioni, un dato che la piattaforma identifica quando l’iscritto aggiunge una nuova posizione al proprio profilo professionale.
E tre gli skill che sono arrivati in città negli ultimi dodici mesi, oltre agli esperti in ristorazione, il cui afflusso ha sicuramente avuto a che vedere con Expo, ci sono stati programmatori, a conferma di quanto il settore tecnologico sia traino, ed esperti di relazioni internazionali.

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Il riscontro sul campo

Tutte queste considerazioni a poco servirebbero, se non venissero poi incrociate sul campo, con quel che riscontrano da un lato i rappresentanti delle Istituzioni, sia quelli del mondo accademico, sia ancora quelli del mondo delle imprese.
Così, intervenendo all’incontro di presentazione dell’Economic Graph di Milano, Giuseppe Di Raimondo Metallo, il Direttore Vicario della Direzione Generale Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia, ha sottolineato la necessità di sostenere un sistema integrato di politiche che coniugano istruzione e formazione e lavoro. Già la Regione si è fatta parte attiva nella promozione di misure come tirocinio e apprendistato anche in collaborazione con scuole e università.
Nel corso della presentazione, il mondo accademico era presente con Nicola Pasini, Delegato del Rettore alle Relazioni e Comunicazioni Istituzionali Università degli Studi di Milano, Loredana Garlati, Pro Rettore per l’Orientamento e le attività di Job Placement, Università degli Studi di Milano Bicocca, e Antonella Sciarrone Alibrandi, Prorettore Università Cattolica del Sacro Cuore.
Da loro è emersa la necessità di mettere in contatto studenti e mondo del lavoro di fatto già all’inziio del percorso accademico, ma anche l’importanza di certificare non solo le competenze formative, ma anche gli skill trasversali, molto spesso digitali, dello studente, anche quello che segue percorsi di studi considerati più tradizionali.
Il mondo delle imprese era infine rappresentato da Grazia Fimiani, Human Resources and Organization Executive Vice President, ENI, Roberto Biazzi, Chief Human Capital Officer di Fastweb, Ivan Tardivo, Global Head of HR Corporate & Investment, UniCredit.
Da loro la presa d’atto di quanto sia cambiata la ricerca di personale. “La talent acquisition è di per sé un lavoro, è d per sé una competenza. Una volta si cercava un nuovo assunto, adesso si cercano talenti. Oggi bisogna avere un progetto per le persone che si chiamano in azienda: solo con la pianificazione si capisce quali siano gli skill e quali i profili professionali da cercare”.

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