Wimax, in Europa avvio al rallentatore

Un mercato ancora embrionale suddiviso a metà fra uso aziendale e domestico. Le cifre europee, la barriere allo sviluppo e il ritorno sull’investimento della tecnologia senza fili nell’analisi dell’Anfov.

Siamo partiti con un anno e mezzo di ritardo ma non è detto che questo sia stato, per una volta, un male. Questa è l’opinione di Stefano Festa, responsabile dell’Osservatorio Wimax di Anfov l’Associazione per la convergenza che a Smau ha provato a fare il punto della situazione.

La tecnologia senza fili che nei Paesi in via di sviluppo è utilizzata al posto della normale rete fissa, mentre in Occidente serve per applicazioni di tipo nomadico, in Europa alla fine del primo trmestre di quest’anno aveva 259,309 utenti, il 51% residenziali e il resto business. Il paese con il maggior numero di utenti è la Spagna (113.531, 68.000 dei quali business) seguito dall’Irlanda con 62.000 (34.000 business) e dalla Danimarca con 23.000 la maggior parte dei quali residenziali.


Un mercato ancora in fase embrionale caratterizzato da un lento sviluppo tecnologico con un aspetto tutto da verificare come quello della interoperabilità delle reti dei vari operatori.


Secondo il rapporto Anfov redatto da Andra Calcagno, la tecnologia senza fili trova come ostacoli lungo il percorso la diffusione delle tecnologie wired come xDsl e fibra, l’atteggiamento degli operatori mobili che vedono il Wimax come competitivo e non complementare, lo sviluppo delle tecnologie wireless/mobile di ultima generazione e la bassa penetrazione del mercato dovuta a un portafoglio servizi che “non soddisfa appieno le esigenze degli utenti e che vanta un costo medio-alto se confrontato con l’Adsl”.


Barriere che potrebbero rallentare il ritorno dell’investimento per gli operatori che hanno investito nel Wimax italiano che Festa giudica possibile tra 4-5 anni o 5-7 se lo sviluppo del mercato sarà lento.

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