Focalizzazione sul digitale e sulla telefonia, un nuovo concept store e un franchising leggero alla base della ripresa per i 124 negozi della catena
Il marchio Vobis tiene. Lo zoccolo duro degli ormai 124 negozi sparsi per tutta Italia da un anno a questa parte fa riferimento alla livornese UCompany che fino alle fine del 2006 godrà della gestione di affitto di marchio e azienda ottenuta dal commissariamento di Tecnodiffusione. E poi? “E poi – risponde il presidente di UCompany, Bruno Capozzi – abbiamo tutte le intenzioni, la volontà tecnico giuridica e i numeri finanziari per acquistare completamente il marchio”.
Nel frattempo, però, questa centrale di acquisti/marketing ha pensato per la catena un nuovo posizionamento, un nuovo concept store e soprattutto un nuovo modello di affiliazione. Leggero, tanto leggero da essere in sostanza un reverse franchising: se gli affiliati raggiungono i target prefissati (almeno il 75% dei loro acquisti devono dipendere da UCompany) vengono addirittura remunerati.
Nel 2005 il giro di affari UCompany è stato di 90 milioni di euro. Forte il legame con il mondo dell’It, il cui distributore di riferimento è Ingram Micro, e con il mondo della telefonia (con Master come produttore/distributore). Ma i negozi Vobis si stanno trasformando anche in punti vendita di telefonia, soprattutto mobile. E qui è la Tim/Telecom che al momento la fa da padrona. Aldo Alderigi, portavoce dell’azienda parla di negozi che vendono “il digital universe al mondo delle piccole imprese, offrendo servizi, ma non primo prezzo”.
Negozi che a breve si dovrebbero trasformare in boutique (l’investimento su ogni punto vendita dovrebbe aggirarsi tra i 20/25mila euro). Con forti aree demo, nessuno scatolone in giro e tanta vendita di servizi pay per use (ricaricabili comprese) che generano un buon traffic store.
Con l’inizio del 2006 UCompany penserà anche agli Strabilia. Ma al
momento non è dato sapere che strada prenderanno gli ottanta negozi che
ancora espongono questa insegna.
